People Really Do Bad Things – Poeti statunitensi /13

da | Lug 22, 2016

A cura di Antonella Francini.

***

LA GENTE FA COSE VERAMENTE BRUTTE

La gente fa cose veramente brutte
Ma di solito non ci faccio caso
Ho capito che Alex era un vero amico
Quando m’ha detto quella sera
Che il vero amore non può essere calcolato o contenuto
Malgrado la sfera di fuoco blu
Che porto sempre alle labbra
È calda e terrosa
E piena di stelle rosse e verdi
Ma chi amo non è pianta dove crescerci
Chi amo va in giro in macchina per le strade
I miei veri amici sono sempre stati poeti
Laura, e Eric
E quegli altri
L’infinito bisogno di gente che distrugge tutto anche, il [sublime
Di solito non sono io il corallo
Di solito mi vergogno della mia felicità
Ma questo perché di solito lo faccio in privato
Ma non quando il mio vero amore mi viene a trovare
Allora lo faccio ovunque
Non c’è luogo in cui non vorrei far cantare il mio vero [amore
Anche sulla montagna dove l’alga è rivolta
……ai cieli
Anche allora porterei con me ovunque la sua mano gentile
Anche allora non dimenticherei nulla di quel che ha fatto
Anche se ha fatto cose veramente brutte
M’immergerei nella ricchezza delle acque per aiutarlo

*

PEOPLE DO REALLY BAD THINGS

People do really bad things
But I don’t pay attention to most of them
I knew that Alex was my real friend
When he told me the one night
That true love can not be calculated or contained
Despite the orb of blue fire
I always hold right up to my lips
It is hot and earthy
And full of red and green stars
But the one I love is not a plant to grow you in
The one I love goes driving thru the streets
My true friends have always been poets
Laura, and Eric
And the other people
The endless need of people crushing everything too, the [sublime
Most of the time I am not the coral
Most of the time I am ashamed of my happiness
But that’s because most of the time I do it in private
But not when my true love comes around
Then I do it everywhere
There is no place I would not be willing to make my true [love sing
Even on the mountain where the seaweed is upturned into
…….the heavens
Even then I would take his gentle hand with me anywhere
Even then I would not forsake anything he’s done
Even if he did really bad things
I’d dive into the rich waters to help him

***

MAI STATA GRANCHÉ
DA CATULLO, # 43

Salve, sorella cara, mi rattrista
Doverti qui dire
Che non sei mai stata un granché
L’espressione proprio quella di tua madre
Naso per nulla sottile
Sposata a un paio di persone
Così ora ti trovi in una casa
A pulire o non pulire una finestra
Flash d’agenzia: nessuno si cura del tempo
Ma tu sì cioè è così morale essere puntuale
Davvero un’attrice, ma hai recitato male la parte
Di una che non è matta
No non direi che le tue caviglie sono grosse
Ma cara mia, chi t’avrebbe cagato
Tranne che ora lo faccio io
Siamo apparentemente connesse, nel modo peggiore
E perciò devo dirti
Sei una buona a nulla
Una criminale, addirittura, una canaglia
No, in verità, una bugiarda
Lui disse, la persona era fredda, forse un po’ sdegnosa
Io dissi, benvenuto nella mia vita
Sai a qualcuno piace la storia
O vogliono fare la storia
Ma sono io la storia
Se tu mi avessi scopata
Mi sarebbe stato ok essere la Plath
Ma invece sono la Sexton
Se qualcuno mi chiede cosa mi piace
Non è cibo né sesso
È guardare le cose e essere innamorata
Per nulla sicura cosa di questo mi hai offerto davvero
Mai stato granché
E ciò detto
Me ne vado

*

NEVER DID AMOUNT TO ANYTHING
AFTER CATULLUS, #43

Hi there, dear sister, I’m sad
But here to tell you
That you never did amount to anything
Facial expressions just like your mother
Nose by no means tiny
Married a couple of people
So now you sit in a house
Cleaning or not cleaning a window
Newsflash: no one cares about time
But you do it like it’s so moral being punctual
Truly an actress, but you poorly acted the part
Of someone who isn’t crazy
No I can’t say your ankles are fat
But dear lady, who would have had your ass
Except now I do
Seemingly connected we are, in the worst way
And so I must tell you
You are a no good person
A criminal, really, a scoundrel
No, really, a liar
He said the person was cold, maybe a bit disdainful
I said, welcome to my life
You know some people like history
Or want to make history
But I am history
If you would have fucked me
I would have been ok being Plath
But instead I’m Sexton
If somebody asks me what I like
It’s not food or sex
It’s looking at things and being in love
Not sure what of this you did offer me
Never did amount to anything
So with this
I go

***

IL COLOSSEO VUOTO

Al centro di tutto c’è un cerchio vuoto
Dove migliaia di anni fa gente animali combattevano
No è solo il fieno dove prima
Portavano dentro le pecore
No prima delle pecore hanno preparato il fieno
E se ne sono dimenticati
Non sono più un guerriero nel sole
Costruisco parole
E le ho costruite a lungo con conoscenti
Li odiavo quasi tutti quando parlavano di sentimenti
È stato davvero a lungo caso mai mi sentissero, caso mai
Così ho preso l’io sanguinoso com’era arrivato
E l’ho messo nel vassoio perché lo mangessero
Ora sto ingrigendo
Al centro della mia biblioteca personale
Che fare, era tutto un serraglio?
Perfino quando non potrò più parlare
Farò per intero l’anonimo io
Oppure farò di te per intero l’anonimo io
Riempirò le poesie di grande dolore
E poi ne succhierò la polpa così saranno solo
Gusci con solo memoria di polpa
E così saranno solo la memoria del sangue
E così verserò il mio per fare una memoria fresca
Dicevano che le nuvole non ricordano nulla
Ma nell’arena aperta
Ci sono solo nuvole vere
Non la memoria della gente
Che sta a guardare

*

THE EMPTY COLISEUM

In the center of it all, there is an empty circle
Where thousands of years ago the people the animals [fought
No it is only the hay where before
They brought the sheep in
No before the sheep they made the hay
And forgot about it
I am no more a warrior on the sun
I make words
And I made them for a very long time with acquaintances
I hated most of all when they talked about feelings
It was a long time if they felt me, so if ever
So I took the I as bloody as it came
And put it on the platter for them to eat
Now I am greying
In the middle of my own and personal library
What to do, was it all a menagerie
Even when I can speak no longer
I will make in full the anonymous I
Or I will make you in full in the anonymous I
I will feel the poems with great pain
And then suck out the meat so that they are only
Shells with only the memory of meat
So that they are only the memory of blood
So I will spill my own so as to make a fresh memory
They said the clouds remember nothing
But in the open arena
There are only real clouds
Not the memory of people
Who are looking

***

NON C’È ANCORA UN NOME
(da Poem-a-Day on April 1, 2016 – Academy of American Poets)

Finché non trovo un nome
Non lo metterò nel calcolatore dell’anima
Lo lascerò libero e aperto e innominato
E per non limitare le mie aspettative al tipo di persona
Che va in un’unica direzione del vento
Del vento terrò aperte tutte le correnti
E tutti i miei giorni saranno liberi e vuoti
E immaginerò di nuovo cosa significa essere sgombri
O deprivati
Piangendo solo la distesa di numeri
Che vanno oltre la tomba a quel che rimane
E può essere vero
Ho detto potrebbe essere vero
Che i giorni di sole s’appiccichino ai muri
E ti entrino dentro
Può essere vero che le campanelle viola suonino
Ogni giorno che glielo permetti
Può essere vero che il dolce succo
Sulle mie labbra non sia l’ultimo
Ma che le notti continuino a migliorare
Finché il male è bandito fino al giorno
Quando il sole lo schiaccerà comunque
Era vero senza una serie di cose come lettere
Era vero che l’aria era libera e aperta
E ho visto le cose com’erano
Senza violenza
Per la prima volta

*

THERE IS NO NAME YET

Until I find a name
I will not put it in the soul calculator
I will leave it free and open and unnamed
And not limit my expectations for the kind of person
That goes in one direction of the wind
I will keep all lines of the wind open
And place all my days free and empty
And re-envision what it means to be unencumbered
Or bereft
Not crying but the expanse of numbers
That go beyond the grave to what is left
And it may be true
I said it could be true
That the sunny days do stick to walls
And then enter you
It may be true that the purple bells do chime
Everyday you let them
It may be true that the sweet juice
I put across my lips would not be my last
But that the nights could get better and better
Until the evil is banished until the day
When the sun would crush it anyway
It was true without a set of things like letters
It was true the air was free and open
And I saw things as they were
Without violence
For the first time

***

Esponente della generazione under ’40 della poesia stutinitense, Dorothea Lasky (1978) ha pubblicato le raccolte AWE (2007), Black Life (2010), Thunderbird (2012) e Rome (2014), da cui provengono le poesie che pubblichiamo nella traduzione di Antonella Francini. Il registro basso della sua lingua parlata è lo strumento con cui tratta il tema dell’amore, dei rapporti umani, delle paure e dei desideri di una figura narrante mutevole che trasforma i propri pensieri in versi semplici e colloquiali, un po’ alla maniera di Gertrude Stein, un po’ alla maniera dei rapper o della comunicazione mediatica. Le sue poesie sono monologhi che modificano, di testo in testo, il racconto di un’identità liquida e sfuggente nel contesto contemporaneo di una metropoli come New York, dove Lashy vive. Neologismi e espressioni riprese dallo slang giovanile, sintentiche come nei twit o su facebook, servono a parlare, con una lingua aggiornata, di sentimenti antichi, a esporre la bellezza e la difficoltà dell’esistere e di un mondo interiore angosciato e fragile. Alla maniera americana, Lasky compone un collage di pensieri e di voci, spesso rivolgendosi a un ‘tu’ onnicomprensivo, spesso con un tocco di ironia e comicità che emerge appieno nei suoi reading, condotti con voce potente e originalissima. Dorothea Lasky ha studiato all’University of Massachusetts, alla Harvard University e alla University of Pennsylvania specializzandosi in scrittura creativa e didattica dell’insegnamento. Ha pubblicato sulle maggiori riviste statunitensi ed è anche autrice di saggi, fra cui Poetry is Not a Project (2010, www.uglyduckling.org) e, in collaborazione con altri autori, Open the Door: How to Excite Young People About Poetry (2013). Sempre nel 2013, Dorothea Lasky è stata nominata Bagley Wright Fellow. Attualmente dirige il programma Writers in Florence della New York University e insegna poesia alla Columbia University, dove co-dirige anche il programma di scrittura creativa Artist/Teachers. (A. F.)

Immagine: Joyce Pensato, Rabbit gone mad, 2014.

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Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).