Canto della mia nudità
Guardami: sono nuda. Dall’inquieto
languore della mia capigliatura
alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color d’avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare. Solo un languido
palpito azzurro sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta
è la curva dei fianchi, ma i ginocchi
e le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore
del bagno bianco e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà. E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.
Palermo, 20 luglio 1929
Deep blue
Quattro poesie in anteprima da "Il cane ha sempre fame" della poetessa tedesca Anja Kampmann, uscito per La nave di Teseo (2024). La traduzione dal tedesco è di Dafne Graziano. DEEP BLUE (1997-) lo chiamarono deep blueforse perché credevano ancoranell’oceano e nella sua antica forzao nella corrente del pacificoche da una costa all’altra si spostail grande spirito e il movimentodi un cervellodeep blue forse non proprio coscienzama qualche calcolo lo faceva qui giocòa scacchi kasparov il...
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