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Un posto di vacanza, VII
Mai così fitto mai
così fittamente deliberante
appena fuori dalla foce
in tondo il crocchio dei gabbiani. Uno
si stacca a volo, tuffatosi
pesca un alcunché, torna al conciliabolo.
Sei già mare d’inverno:
estraniato, come chiuso in sé.
Amare non è sempre conoscere («non sempre
giovinezza è verità»), lo si impara sul tardi.
____________________________Un sasso, ci spiegano,
non è così semplice come pare.
Tanto meno un fiore.
L’uno dirama in sé una cattedrale.
L’altro un paradiso in terra.
Svetta su entrambi un Himalaya
di vite in movimento.
_____________________Ne fu colto
il disegno profondo
nel punto dove si fa più palese
– non una storia mia o di altri
non un amore nemmeno una poesia
______________________________ma un progetto
sempre in divenire sempre
«in fieri» di cui essere parte
per una volta senza umiltà né orgoglio
sapendo di non sapere.
Sul rovescio dell’estate.
Nei giorni di sole di un dicembre.
Se non fosse così tardi.
Ma tu specchio ora uniforme e immemore
pronto per nuovi fumi
di sterpaglia nei campi per nuove luci
di notte dalla piana per gente
che sgorghi nuova da Carrara o da Luni
tu davvero dimenticami, non lusingarmi più.
(da “Stella variabile”, 1981)
Bentos
Dal poemetto "Bentos" di Francesco Terzago, appena uscito per la Collana Isola con illustrazioni di Valeria Cavallone, pubblichiamo tre estratti. Quando arrivò la malattia le persone morirono.Per alcuni la malattia era interna -per altri si manifestava all’esterno, comunquegli ammalati erano portati nei palazzidegli ammalati, e morivano. Questo succedevaall’inizio. La malattia trasformava le personein cristallo. Se partiva dalla punta delle dital’unghia dell’indice si sollevava a...
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