Otto poesie. Traduzione a cura di Francesca Fornari.
***
Me lo ricorderò
Ricorda
che sono tuo amico;
a me puoi dire tutto.
Anche tu mi puoi dire tutto.
Me lo ricorderò,
sasso.
*
Questo attimo
Questo attimo non esiste più:
sebbene non sia una potenza, bramosia, vile
tirannia.
*
Quest‘ anno
non ho dato frutti
solo foglie
che non fanno ombra
ho paura, Rabbi,
ho paura, Signore,
che mi maledirà affamato
affaticato
dalla strada infinita
verso Gerusalemme
[1986]
*
Rue de Poitiers
Tardo pomeriggio, nevica.
Non lontano dal Musée d‘Orsay in sciopero
si vede un fagotto grigio sul ciglio del marciapiede:
un clochard rannicchiato (o un fuggitivo
da qualche paese in preda a una guerra civile)
sdraiato ancora sulle grate, avvolto nelle coperte,
un sacco a pelo di seconda mano e il diritto di vivere.
Ancora ieri la sua radio era accesa.
Oggi le monete si raffreddano componendo sul giornale
una costellazione di lune e pianeti inesistenti.
[XI 1995]
*
Tra di loro, in mezzo
Dodici uomini al tavolo apparecchiato per i destini: sanno già che uno di loro tradirà e l‘altro rinnegherà tre volte prima che il gallo canti una volta (o due, fino alla fine sarà poco chiaro). Con loro, tra di loro, nel centro stesso della sua unicità infinita, l‘insegnante e il maestro. Colui che le cifre non afferrano. Figlio del Nome impro- nunciabile. Il Figlio dell‘uomo. Un attimo fa ha finito di spezzare il pane azzimo, ora, un‘ultima volta per sempre, alza il calice col vino. Il suo volto per noi rimane nascosto. I suoi capelli aspersi di olio di nardo irradiano un chiarore che non è di questa terra. Le sue poche parole ci giungono in traduzioni e versioni. Accurate, incessante- mente perfezionate, dopo tante guerre non sappiamo quanto fedeli.
*
Tu che sei
Tu che non hai inizio né fine,
tu che sei la fine e l‘inizio.
La fonte e la foce.
L‘universo,
il punto.
Il punto
dell‘Esplosione Primordiale.
*
Furtivamente
Furtivamente, con discrezione,
raccolgo dal sentiero
la mia sorella maggiore,
la lumaca,
perché nessuno la calpesti.
È di certo più vecchia di milioni di anni.
Sorella nell‘incertezza dell‘esistenza.
Entrambi, in ugual modo, ignoriamo
perché siamo stati creati.
Entrambi, in ugual modo, scriviamo domande mute,
ciascuno con la propria scrittura più intima:
col sudore della paura, con seme, muco.
(26 aprile 2002)
*
La tomba di Josif Brodskij
Dove il grasso mare
lecca il portone.
Nel settore evangelico,
vicino a Ezra Pound
e Olga Rudge.
Spariscono gli ospiti fedeli:
l‘aggressivo gabbiano,
le lucertole paurose.
In basso,
sotto un lumino cattolico consumato,
lasciata da qualcuno
(in una custodia di plastica
a difesa dalla pioggia)
la riproduzione digitale di una foto:
emaciato, malato, Brodskij
sullo sfondo dei quattro tetrarchi.
Tutto pervaso
dal suo sguardo intenso.
Sulla tomba le offerte:
un bicchiere rovesciato con degli spiccioli,
una bottiglia di vodka vuota
con l‘etichetta sbiadita,
rotoli di carta
infilati nel fogliame
(poesie forse? forse lettere?
richieste? incantesimi?).
Un contenitore di plastica
pieno di penne
(basterebbero per una seconda
vita molto più lunga).
Occhiali neri di plastica
(ancora la plastica,
segno dei tempi).
Sulla lapide sassolini
come su una matzevah,
una pigna, una fogliolina.
(24 VI 2004)
(Dal Quadernario, Lietocolle, 2016)
Tadeusz Dąbrowski, Il quadrato nero: Poeti polacchi contemporanei /1
Ewa Sonnenberg, Imprevedibili – Poeti polacchi contemporanei /2
Immagine: Robert Mangold, Ring Image H, 2009.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).