“Il quadrato nero” (Poeti polacchi contemporanei /1)

da | Set 23, 2013

[da Il quadrato nero, ed. A5, Cracovia 2009]

Nella stanza accanto è sdraiato mio padre, legge prima di [dormire.
Mi ha sempre dato tutto ciò di cui avevo bisogno.
Mi sembra di esser buono con lui.

Siamo sdraiati in camere vicine, c’è silenzio, si sente [l’acqua
gorgogliare nei termosifoni. Passa il tempo. Che cosa [ancora
posso fare, abbracciarlo senza fine, ripetere:

ti voglio bene? Non credo. Quindi rimango sdraiato e [penso
al suo vecchio cuore e al numero calante
dei battiti a lui destinati. Tutto questo amore, di cui

non si sa che fare.

*

POESIA CONTEMPORANEA

è come un pipistrello
abita le soffitte,
i sottotetti, le grotte,
di giorno dorme,
la notte caccia,
sta appeso a testa in giù.

Serve una grande immaginazione
per paragonarlo a un uccello.

È cieco,
manda segnali,
riceve segnali.
Si può dire: sente
soltanto se stesso.

Una volta si credeva che si nutrisse
di sangue umano, ma lui
si accontenta di una mosca,
di una coccinella o di una falena.

Quando ero piccolo
uscivo al tramonto
“a pipistrelli”.

Lanciavo in alto un sasso,
e il pipistrello in picchiata
contro di lui, all’ultimo istante,
si rendeva conto
dello scherzo e, all’improvviso,
correggeva il volo.

Se solo il sasso
fosse stato più grande, il pipistrello sarebbe stato
investito e sarebbe caduto in terra. La poesia,

se è, ricorda
oggi un sassolino
talvolta un mattone.

*

SE

qualora a qualcuno interessasse la verità
dei tempi in cui ho vissuto,
gli direi così:

Davanti ai miei occhi l’amore
è diventato sesso,
il sesso pornografia,
la pornografia
amore.

Più volte.
Sempre più velocemente.

*

Molto tempo fa l’uomo costruì la propria identità.
Adesso la cerca. La cerco anch’io – di tanto in tanto
trovo qualcosa che potrebbe esser lei.

Quel qualcosa guarda (me?) con occhi di specchio:
sempre la stessa paura, la stessa speranza,

che la verità sia tra di noi.

*

QUASI

Guardo una donna in fondo alla sala,
non vedo perfettamente i tratti del suo viso, eppure
so che è bellissima. Simile alla mia Agnieszka,
quasi identica. O forse sei tu travestita
da te stessa, per controllare se sono in grado di tradirti.

E sentire che sì, lo sono.

*

[da Zeszyty Literackie, primavera 2009]

amore (in numeri)

Questo, che quando sono insieme
v’è di loro una metà
in meno di quando erano
da soli.

*

Quando dimentico cosa sia l’amore
Devi esser te.
Quando dimentico cosa sia una donna
Devi esser te.
Quando dimentico chi sono
Devi esser me.
Quando dimentico chi sei
Devi esser te stessa.

(Così, ad alta voce, compongo questa poesia
in un scompartimento vuoto. Vedi tutto
attraverso il vetro e prosegui oltre. Non
so perché ti do del Tu)

Immagine: Giuseppe Capitano, Breve introduzione all’oblio, A4, 2013.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).