Imprevedibili – Poeti polacchi contemporanei /2

da | Nov 24, 2014

IMPREVEDEIBILI

Amico è una questione fra me e te
Sgranare la luce dal duro giorno
I piedi si sollevano lievi da terra
Significa che sei da qualche parte vicino
Il mio corpo indovina la tua presenza
Nessuno ha accesso al nostro consentire
C’è in noi un silenzio inimmaginabile
Come se tutti intorno camminassero in punta di piedi
Non si tratta di comprendere ma di sentire
Immagina una pietra che parla ascolta sente
Immagina una roccia che ama ed odia
Immagina il nostro incontro
I nostri presentimenti sono identici come se ci toccassimo [coi pensieri

Amico ogni volta ti conquisto
Cerco trovo perdo
Scoprendo che l’amore è altro di più che la vicinanza
Senza badare all’ora ed alle circostanze ti vengo incontro
Nelle mani filtra la sabbia da sotto i tuoi piedi
E’ il tempo che ci persuase
Ora già sappiamo che faremo in tempo
La nostra lotta era potente come l’eco di un cielo furente
Abbiamo conquistato più di quello che può sentire un [corpo
Le ferite sono solo il ricordo di ciò che ci ha resi simili
Proprio come se puntassimo allo stesso obiettivo
Riconoscendo non desideremo il riconoscibile
Sentendo non saremo adempimento del sensibile

Amico chi sono i nostri cuori?
Gli antri ghiacciati dove nascondemmo la brace dei nostri [nomi
Innevati e irraggiungibili come le cime di monti coperte [di nubi
Nel cosmo sono appena il punto più chiaro di tutte le stelle
Impercettibile reciprocità terribile e meravigliosa
L’infanzia attraverso la quale ci accorgemmo di noi
L’infanzia che ci insegnò a riconoscere le proprie tracce
Quando da noi cadrà il velo delicato riveleremo i nostri [volti
Uno di noi avrà le ali
Uno di noi avrà i piedi nudi
Ci doneremo la galassia che protegge
Ci doneremo le stagioni che alleviano il peso del [conosciuto

Amico se sei albero so il profumo delle tue foglie
Se sei pioggia assaporo il gusto di ogni goccia
Se sei uccello apro le ali
Se sei fuoco ti nutro con la fiamma
Se sei vento aspetto che in me sbricioli la pietra
Se sei uomo taccio

*

IL CUSTODE DEL BOSCO

Ero nel tuo bosco albero foglia ramoscello delicato
spaventata dal vento mi nascondevo nelle tue orecchie
con la dura corteccia impedivo ogni accesso
lasciando la distanza fra gli alberi
grazie a me ti ci potevi muovere senza impedimenti

Ero in quel bosco una goccia di sole una goccia d’acqua
con lei urtavo il mondo perché continuasse a girare
affinché tu sapessi com’è da vicino l’alba e la pioggia
e lo raccontassi al tuo sguardo
ero animali dalla penombra impauriti
un nido pieno di becchi pigolanti e di ali
che bisogna sfamare o insegnargli a volare
una lumaca nascosta nel guscio da te intimidita
cambiavo le nubi ascoltando come avresti chiamato quei [cambi
e qualsiasi cosa guardavi era me che vedevi
ti attraversavo le gambe con la sabbiosa fenditura della [terra
e portavo a scoperte soltanto a te note
e qualsiasi strada tu camminassi io ero lei
la scorciatoia e quella accidentata
ero l’ago di pino piantato nel tuo piede

Finché mi smarrii nella movimentata gerarchia del [formicaio
mi trovasti nelle pietre che alzavi
e che ripulendo da polvere e fango portasti a casa
mi introducevo col succo delle fragole di bosco morsa dai [tuoi denti
in tutto quello che facevi io c’ero
col sorriso che elargivi agli altri
avevo cura di me

*

LA PIOGGIA MILANESE

1.

Nella stanza dell’alba invece delle pareti i nostri corpi
Ripescati dai loro nascondigli: comprendi
Comprendi finalmente che lo spazio aperto è più piccolo [di un neo
Invece delle finestre le nostre facce che spalancavamo per [respirare se stessi
Invece della porta il tocco siamo usciti al di fuori

Poi a lungo hai pettinato i miei capelli: così scende la pioggia
Poi abbiamo giocato a scacchi i campi bianco-neri erano [come sole e luna
Ci siamo scambiati i corpi ed era ormai notte
Ma perfino essendo insieme vicini che di più non si può
Perfino allora aspettavamo qualcosa aspettavamo come se [non ci fossimo mai incontrati
Come se qualche cosa ci avesse anticipato in questo essere [insieme

2.

Il bacio appoggiato sul corrimano della pioggia argentea: [non è la pioggia siamo noi che cadiamo
Scendeva dalla scala azzurra e di nuovo saliva come se [avesse dimenticato qualcosa
Sulle nostre labbra è sbocciato un fiore il suo profumo si è [sciolto nella nostra saliva
Ho contato ogni tocco della tua lingua come se volessi [contare tutti i segreti del mondo
In questo bacio ci trasmettevamo da una bocca all’altra il [chiaro di luna
Per questo non siamo stati noi ma le nostre ombre a unirsi [in uno: così cade la polvere lunare
Riflettendo la luce di un sole a cui non sapevamo dare [nome

3.

Ci siamo accorti quanto abbiamo bisogno delle nostre [mani a conferma
Che quello che prende vuole dare che dando prendiamo e [prendendo diamo
Un confine instabile: la seta intorno ai polsi
Scorro da un polso all’altro: conosco il peso del tuo tocco
I braccialetti come prossimi orizzonti dei prossimi mondi

A volte sono inconstante nelle confessioni forse per questo [vuoi che le scriva
Dalla mie parole scenderà la pioggia in essa riconoscerai il [calore del mio respiro
Cerco di dar nome a quello che posso soltanto supporre:
le tue mani bagnate dalla pioggia si addormentano sulle [mie mani

4.

La pioggia non piange non sa piangere rivendica soltanto [intimità
Quale sforzo ci vuole per cavar fuori un pezzetto di verità [dalla pioggia
Non sono né gocce né lacrime che cadono in terra ma il [nostro desiderio d’amore
Dicevi la pioggia in varie lingue:
perfino se comprendessimo la pioggia non capiremo i suoi [sentimenti
perfino se raggiungessimo la prima lacrima non la [domeremo mai

5.

Si può cambiare la vita con un battere di palpebra?

Tadeusz Dąbrowski, Il quadrato nero: Poeti polacchi contemporanei /1

Immagine: Indi-Orlando-Izabella-Pajonkm, Ewa-Sonnenberg 2 (ritratto), 2006.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).