“La strada bianca” e una poesia inedita per Ayotzinapa – Poeti messicani contemporanei /4

da | Set 25, 2015

“Discendo alla bianchezza di questa mano, di questo tavolo. / Discendo, proprio così: in basso ad ascoltare me stesso senza parlare, dalle gronde della coscienza /dove la nerezza e le folgori incarniscono come ferite / o carne insonne nelle sabbie arenose della fantasia”. Prende così avvio l’esplorazione poetica condotta da David Huerta in La strada bianca, volume di recente pubblicato da Kolibris e tradotto con rigore e grazia da Chiara De Luca. L’andare del poeta si fa talvolta criptico talaltro sciolto, toccando punte di straordinaria lucidità anche nello smarrimento. Anche nella nebbia, atmosfera tanto ricorrente nella raccolta da diventarne uno dei temi centrali. C’è da una parte l’azzurro di Rubén Darío, degli spettri d’acqua e del loro riflesso come specchi sul mondo di Dentro, il fuoco vivo della parola e dello sgomento di fronte ad acuminate scoperte filosofiche, ma persiste sempre un velo di nero e grigio a depositarsi sulle cose, sul tempo e a gravare la mente. Varie le ipotesi setacciate, altrettante quelle scartate in un arrovellarsi che fa del verso un’archeologia del pensiero, perché l’intento del poeta in quanto uomo ed artista è scendere nella spelonca del senso delle cose per raccoglierne, come dice in uno dei più vibranti versi della raccolta, il segno del giorno.
L’unico rintracciato sembra quello di uno spirito rotto, come dirà anche nella poesia presente nel volume I 43 poeti per Ayotzinapa, coordinato da Ana Matías Rendón e che riunisce le voci di poeti messicani, anche indigeni, e del mondo ispanofono in un corale sforzo contro il muro della violenza strutturale e recrudescente nel Messico degli ultimi dieci anni. È quindi una nebbia introspettiva ma anche storica quella in cui si addentra David Huerta, attraversando un paesaggio umano deforestato ma ricostruibile mediante la cura del corpo ammorbato dal didentro, un dialogo con i morti e il proprio passato e il risveglio della coscienza.

Lucia Cupertino

***

Da La strada bianca, edizioni Kolibris, 2014

traduzioni di Chiara De Luca

Scongiuro di settembre

Fuoco verde, nebbia nell’aria…
[ … ]
In un’ora, in mezz’ora, perché
se ne vada come una nebbia,
che se ne vada come una farfalla…

Preghiera tzotzil per curare l’epilessia

Che la mano si apra verso lo specchio del sogno
che l’occhio si chiuda verso il fascio dei nervi
che la spalla si ammorbidisca nel riposo cristallino
che la bocca si distenda sotto l’elettricità della notte
che il collo si rilassi nel fiore del riposo
che il naso si alzi nel profumo bianco del giorno
che la gamba si allarghi dietro il magnetismo del viaggio
che il pube s’infiammi nel velluto dell’abbraccio
che l’anca si curvi nello splendore della brezza
che l’orecchio si svegli al tintinnìo del contatto
che i capelli si spandano dal muro del cranio
che il petto s’illumini tra le schegge del grido
che la spalla si addormenti davanti all’orma del nibbio
che il piede si perda tra le magie del tempo
che la gola si oscuri con la sillaba dello spazio

*

De La calle blanca

Conjuro desde septiembre

Fuego verde, niebla en el aire…
[ … ]
En una hora, en media hora, para que
se vaya como una niebla,
que se vaya como una mariposa…

Rezo tzotzil para curar la epilepsia

Que la mano se abra hacia el espejo del sueño
Que el ojo se cierre hacia el manojo de los nervios
Que la espalda se suavice en el reposo cristalino
Que la boca se distienda bajo la electricidad de la noche
Que el cuello se afloje en la flor del reposo
Que la nariz se eleve en el perfume blanco del día
Que la pierna se alargue detrás del magnetismo del viaje
Que el pubis se encienda en el terciopelo del abrazo
Que la cadera se curve en el esplendor de la brisa
Que la oreja se despierte bajo el tintineo del contacto
Que el pelo se derrame desde el muro del cráneo
Que el pecho se ilumine entre las astillas del grito
Que el hombro se duerma ante la huella del neblí
Que el pie se extravíe entre las magias del tiempo
Que la garganta se oscurezca con la sílaba del espacio

***

Il fuoco visibile

Questo è il fuoco della visibilità,
scaglie di stracci, resti arrossati
sotto le pieghe delle braci, delle lamine
di esche adirate. Fuoco di tavole
e di paragrafi, di palpebre socchiuse
e d’inchiostri di fulmini; fuoco
di curve luminosità; fuoco
di danza e fenomenologia, attecchito
nei filamenti dell’apparenza.

Questo è il fuoco che sgorga dagli occhi:

il fango fragile e fine delle retine,
i filamenti d’argilla
delle strenue pupille. Di terra
il fuoco nell’aria delle acque,
elementare, incosciente macchinico
nel suo battito d’ala di scarnito automa
che s’infiammi di passioni e marionetta
nella mano fervida e fugace
dell’ossigeno. Fuoco centrale e fluido
delle cose, dei corpi. Fuoco
dei nomi, scarti di suoni
ardenti sulle labbra
del silenzio impossibile.

*

El fuego visible

Esto es el fuego de la visibilidad,
astillas de trapos, enrojecidos restos
debajo de los pliegues de brasas, de las láminas
de yescas irritadas. Fuego de mesas
y de párrafos, de párpados entrecerrados
y de tintas de centellas; fuego
de curvas luminosidades; fuego
de danza y fenomenología, enraizado
en los filamentos de la apariencia.

Esto es el fuego que sale de los ojos:

el barro fino y frágil de las retinas,
los hilos de arcilla
de las heroicas pupilas. De tierra
el fuego en el aire de las aguas,
elemental, inconsciente maquínico
en su aleteo de adelgazado autómata
que se inflamara con pasiones y marioneta
en la mano fugaz y fervorosa
del oxígeno. Fuego central y fluido
de las cosas, los cuerpos. Fuego
de los nombres, pedacería de sonidos
ardiendo en los labios
del silencio imposible.

***

Formazioni

Una parola circonda la nera nudità
dei laghi sprofondati nella nebbia.

Quella parola si leva attorno
alle acque, le infiamma, rischiara

e ne estrae un’irradiazione
di daghe, un sudore forgiato di maschere.

Laghi. Una parola. Ma quale,
in che dimensione del potere enunciativo?

Lux, Weltanschauung o becoming,
forse oltre a “goccia”, “luminescenza.”…

I laghi si spiegarono con una forza
di mormorio, sulla pagina della nebbia.

La parola della voce diventò
un ruscello testuale. E formò nuovi laghi.

*

Formaciones

Una palabra rodea la negra desnudez
de los lagos hundidos en la niebla.

Esa palabra se levanta alrededor
de las aguas, las enciende, aclara

y saca de ellas una irradiación
de dagas, un sudor labrado de máscaras.

Lagos. Una palabra. Pero ¿cuál,
en qué dimensión del poder enunciativo?

Lux, Weltanschauung o becoming,
acaso nada más “gota”, “luminiscencia”…

Los lagos se desdoblaron con una fuerza
de murmullo, sobre la página de la niebla.

La palabra de la voz se volvió
un arroyo textual. Y formó nuevos lagos.

***

Luogo

Qui, tra le pieghe ardenti,
tendo la mano verso la fresca certezza
di pelle e di silenzio. Occhi chiusi.
Luci tenui. La notte tesa
della città. Le pareti oscure
e libri, mobili, piccole macchine.
Qui è un’acuta parola
e una forma serena. Brilla
il tumulo delle ore.
come un ristagno nel ruscello
degli umidi volti.
Si spiegano
le foglie del tempo
e tra loro appare, tiepido abbozzo
di nebbia, una punta della coscienza.

*

Lugar

Aquí, en los pliegues ardientes,
tiendo la mano hacia la fresca certeza
de piel y de silencio. Ojos cerrados.
Luces tenues. La noche tensa
de la ciudad. Las paredes oscuras
y libros, muebles, pequeñas máquinas.
Aquí es una aguda palabra
y una forma serena. Brilla
el túmulo de las horas
como un remanso en el arroyo
de los húmedos rostros.
Se desdoblan
las hojas del tiempo
y entre ellas aparece, tibio esbozo
de niebla, una punta de la conciencia.

***

Personaggi nella nebbia

The only fertile research is excavatory,
immersive, a contraction of the spirit, a descent.
The artist is active, but negatively, shrinking
from the nullity of extracircumferential
phenomen, drawn into the core of the eddy.

Samuel Beckett

Dentro, l’impersonalità e il brusco stridore dei fosfeni.
Spettrale questa corda nello smarrimento della spelonca,
spago appena visibile e tangibile nella vertigine del [distacco
per mani rozze fatte di fango: quali mani, brutte mani
nell’oscurità feconda della fisiologia? Una volta e un’altra [la raffica
di enormi sibili, ossessive melopee
che si attaccano ai fianchi. Pitture rupestri? Resti di [dinofelis
e scongiuri? No, appena l’attivo, deficitario, lugubre [declinare
dei pronomi. Niente, a parte incisivi spettri che prendono
forme d’ombra e si spargono, poi, intrecciati,
inondano le fronti e i petti, legano la lucentezza dei [pronomi
la mondatura della ricerca. Ma qualcosa, qualcosa che si. [Neppure è
vicino ma circonda. Eccolo, allora: prima persona
plurale. Tutto è presente, comunque, nella curvatura
dell’interiorità. Artista, hai detto? Noi non sapevamo [niente,
qualcuno ci portò qui, non lasciò
istruzioni, i viveri finiscono, l’impedimento ci schiaccia.
Noi continuiamo a toccare lo splendore della nebbia,
assetati, accecati dalla stanchezza, estenuati dall’ipnosi
di questi luoghi che chiamarono Dentro. Chi? Là fuori [sanno,
le case sono lontane, il signor-faccia-di-uccello, credo,
sembrava sapere di cosa parlava, ma noi non abbiamo mai [saputo,
esausti, appena mordendo anelli di freddo legname da [costruzione,
pagnotte di ardore infinitesimale. Niente sappiamo, [avanziamo.
Non c’è niente qui, dove stiamo, dove siamo. Nebbia resti [irraggiungibili.
Pile di esseri dimenticati, morti o fermi contro pareti
infinite, circolari, aliene alla materia per peso e volume.
Si cuoce la pelle dal freddo e dal caldo. Le mani tremano e [gli occhi
si cancellano contro il vento devastatore.

*

Personajes en la niebla

The only fertile research is excavatory,
immersive, a contraction of the spirit, a descent.
The artist is active, but negatively, shrinking
from the nullity of extracircumferential
phenomen, drawn into the core of the eddy.

Samuel Beckett

Adentro, la impersonalidad y el brusco rechinido de los [fosfenos.
Fantasmal esta cuerda en el extravío de la espelunca,
mecate apenas visible y tocable en el vértigo del [desasimiento
para manos torpes hechas de lodo: ¿cuáles manos, malas [manos
en la oscuridad fecundante de la fisiología? Una y otra vez [la ráfaga
de los silbidos descomunales, melopeas obsesionantes
que se pegan a los flancos. ¿Pinturas rupestres? ¿Restos de [dinofelis
y conjuros? No, apenas el activo, deficitario, lúgubre [declinar
de los pronombres. Nada, sino incisivos espectros que [toman
formas de sombra y se derraman, luego, entrecruzados,
inundan las frentes y los pechos, enlazan el brillo de los [pronombres
a la mondadura de la búsqueda. Pero algo, algo que se. Ni [siquiera está
cerca pero rodea. Aquí está, entonces: primera persona
del plural. Todo está presente, sin embargo, en la curvatura
de la interioridad. ¿Artista, dijiste? Nosotros no sabíamos [nada,
alguien nos trajo aquí, no dejó
instrucciones, los víveres se acaban, la impedimenta nos [aplasta.
Nosotros vamos tocando el esplendor de la niebla,
sedientos, cegados por el cansancio, agotados por la [hipnosis
de estos lugares que llamaron Adentro. ¿Quiénes? Allá [afuera saben,
las casas están lejos, el señor-cara-de-pájaro, creo,
parecía saber de qué hablaba, pero nosotros nada sabemos,
exhaustos, mordiendo apenas anillos de fríos [maderámenes,
hogazas de ardor infinitesimal. Nada sabemos, avanzamos.
Nada hay aquí, donde estamos, donde somos. Niebla, restos [inalcanzables.
Pilas de seres olvidados, muertos o detenidos contra [paredes
infinitas, circulares, ajenas a la materia por su peso y [volumen.
Se cuece la piel de frío y de calor. Las manos tiemblan y los [ojos
se borran contra el viento devastador.

***

Da I 43 poeti per Ayotzinapa, 2015

traduzione di Lucia Cupertino

Ayotzinapa

Mordiamo l’ombra
E nell’ombra
Appaiono i morti
Come luci e frutti
Come coppe di sangue
Come pietre di abisso
Come rami e fronde
Di dolce viscere

I morti hanno mani
Impregnate di angoscia
E inclinati gesti
Nel sudario del vento
I morti portano con loro
Un dolore insaziabile

Questo è il Paese delle fosse
Signori e signore
Questo è il Paese dei guaiti
Questo è il Paese dei bambini tra le fiamme
Questo è il Paese delle donne martirizzate
Questo è il Paese che appena ieri esisteva
E adesso non si sa dove sia

Restiamo persi tra boccate
Di maledetto zolfo
E falò rasi al suolo
Restiamo con gli occhi aperti
E gli occhi li abbiamo pieni
Di vetri aguzzi
Stiamo cercando di dare
Le nostre mani di vivi
Ai morti e ai desaparecidos
Ma si allontanano e ci abbandonano
Con un gesto di infinita lontananza

Il pane brucia
Le facce bruciano strappate
Dalla vita e non ci sono mani
Né facce
Né un Paese

Solamente c’è una vibrazione
Fitta di lacrime
Un prolungato grido
In cui ci siamo mescolati
I vivi e i morti

Chi leggerà ciò deve sapere
Che fu gettato al mare dal fumo
Delle città
Come segno dello spirito rotto

Chi leggerà ciò deve sapere anche
Che nonostante tutto
I morti non se ne sono andati
Né li hanno fatti scomparire

Che la magia dei morti
Giace nell’alba e nel cucchiaio
Nel piede e nei campi di mais
Nei disegni e nel fiume
Diamo a questa magia
L’argento temprato
Della brezza
Consegniamo ai morti
Ai nostri morti giovani
Il pane del cielo
La spiga delle acque
Lo splendore della totale tristezza
Il candore della nostra condanna
L’oblio del mondo
E la memoria mozzata
di tutti i vivi

Adesso meglio star zitti
Fratelli
E aprire le mani e la mente
Per poter raccogliere dal maledetto suolo
I cuori fatti a pezzi
Di tutti quelli che sono
E di tutti
Quelli che sono stati

2 novembre 2014. Oaxaca

*

De Los 43 poetas por Ayotzinapa

Ayotzinapa

Mordemos la sombra
Y en la sombra
Aparecen los muertos
Como luces y frutos
Como vasos de sangre
Como piedras de abismo
Como ramas y frondas
De dulces vísceras

Los muertos tienen manos
Empapadas de angustia
Y gestos inclinados
En el sudario del viento
Los muertos llevan consigo
Un dolor insaciable

Esto es el país de las fosas
Señoras y señores
Este es el país de los aullidos
Este es el país de los niños en llamas
Este es el país de las mujeres martirizadas
Este es el país que ayer apenas existía
Y ahora no se sabe dónde quedó

Estamos perdidos entre bocanadas
De azufre maldito
Y fogatas arrasadoras
Estamos con los ojos abiertos
Y los ojos los tenemos llenos
De cristales punzantes
Estamos tratando de dar
Nuestras manos de vivos
A los muertos y a los desaparecidos
Pero se alejan y nos abandonan
Con un gesto de infinita lejanía

El pan se quema
Los rostros se queman arrancados
De la vida y no hay manos
Ni hay rostros
Ni hay país

Solamente hay una vibración
Tupida de lágrimas
Un largo grito
Donde nos hemos confundido
Los vivos y los muertos

Quien esto lea debe saber
Que fue lanzado al mar de humo
De las ciudades
Como una señal del espíritu roto

Quien esto lea debe saber también
Que a pesar de todo
Los muertos no se han ido
Ni los han hecho desaparecer

Que la magia de los muertos
Está en el amanecer y en la cuchara
En el pie y en los maizales
En los dibujos y en el río
Demos a esta magia
La plata templada
De la brisa

Entreguemos a los muertos
A nuestros muertos jóvenes
El pan del cielo
La espiga de las aguas
El esplendor de toda tristeza
La blancura de nuestra condena
El olvido del mundo
Y la memoria quebrantada
De todos los vivos

Ahora mejor callarse
Hermanos
Y abrir las manos y la mente
Para poder recoger del suelo maldito
Los corazones despedazados
De todos los que son
Y de todos
Los que han sido

2 de noviembre de 2014. Oaxaca

Poeti messicani contemporanei /1: Rivera Garza.
Poeti messicani contemporanei /2: Jair Cortés
Poeti messicani contemporanei /3: María Rivera

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).