Saggio di musica – Poeti cechi contemporanei /3

da | Apr 21, 2016

La poetica di Jana Sovová nasce dall’osservazione di semplici avvenimenti quotidiani nei quali viene colta l’incrinatura – spesso solo evocata tramite una chiusa riflessiva o interrogativa – che sembra condizionare tutta un’esistenza, sia questa individuale o collettiva. L’elemento rispetto al quale emergono il dubbio, l’incertezza o la crisi è il tempo, percepito nella rappresentazione minimalista e inquieta degli oggetti, subito come controparte di una resa dei conti sullo stato della propria esistenza, presente nel suo approssimare eventi decisivi. Resta, quale fattore positivo, la fiducia nella forza ordinatrice della parola, cui sembra esser sottratta solo l’esperienza ultima della morte, e nella poesia quale principio di profonda, quasi istintiva, comunione tra gli uomini.

A cura di Paolo Baiocchi

Saggio di musica

Le agili dita del ragazzo galoppano sulla tastiera
si alzano le note e schizzano intorno
l’allegro scroscio della melodia sale in spirali di colore
e si fonde in un quadro danzante
Colombina ruota in armoniose piroette
ondeggiano i suoi capelli.

Ora il ragazzo esita. Il moto si arresta, il quadro gela,
segue un silenzio di ghiaccio.
Si asciuga le mani sudate, la testa gli brucia.
Ostinato si sforza di riprendere il filo perduto.

Ma le note sfuggono alle dita esangui.
Colombina cade in terra con la testa fra le mani.
Alle sue spalle il ragazzo esce di scena.
I genitori tacciono strenuamente:
il sogno di perfezione è irrecuperabile.

*

Assalto

A denti stretti
si agita in trappola.
A suo sfavore corre il tempo
e intorno nessuno.

Gli ha già chiesto di sorella e madre,
inferno e Dio.
Ha provato ogni strategia
per respingere l’attacco,
ha negoziato, lottato, minacciato,
ha cercato di fuggire.

Invano.

Con indifferenza furiosa,
con interesse pedante
le lacera i vestiti
e ciò che vi trova sotto.

Eppure nella nebbia pungente
aspettava soltanto il treno di un’amica.

Possibile che sia successo proprio a lei?
Rimanere al mondo completamente sola?
Possibile che questa strada non faccia più ritorno?

*

Inutile

Quando Klára ebbe sua figlia,
aveva ventotto anni,
ma ne dimostrava appena diciannove.
La gente disse
una madre così precoce
sarà certo straniera.

Due anni dopo arrivò un altro bambino.
La gente disse
c’era da aspettarselo,
noi manteniamo a stento un figlio
si è appena sistemata nel nido
e ne hanno già due.

A cinquant’anni Klára
ne dimostrava trentasette
e aveva due figli adulti.
La gente disse
queste straniere,
qui si sposano presto,
fanno impazzire un povero ragazzo,
lo irretiscono cucinandogli spaghetti.

E noi che ci guadagniamo?

*

Vita grama

Prima li rattristò il crollo del granaio
e il tetto marcio della casa di campagna
lasciata dai genitori.

Poi sul cortile rischiò di crollare
la facciata della casa del vicino,
rosa dal tempo.

Oh, quanto litigarono con gli eredi,
che invece di restaurare,
misero la casa in vendita.

Prima di un mese
i loro timori si avverarono:
uno zingaro comprò il rudere.

Ma lo zingaro è vedovo,
ripara la facciata, cura il giardino
e ormai da tre settimane è in ospedale,
è caduto dall’impalcatura.
Ne avrà per molto.

Al peso dei frutti intanto
si piegano in giardino
i suoi pomodori.

Soli gialli e rossi
maturano nell’erba alta,
brillano oltre il recinto.

Che altro potevano fare
se non scavalcare una sera
e cogliere i frutti altrui
rimasti abbandonati?

*

Vertigine

Non fosse per le eterne liti,
fare merenda camminando
o solo sulla vetta,
a quella vista spaventosa
muoio dal desiderio
di raggomitolarmi rotolare verso la terra ferma,

non fosse per l’altrui necessità
di giungere fin dove in me vibra il precipizio
si potrebbe dire con certezza
che mi piace la montagna.

*

Sala d’attesa

Tavolino pacchiano
pavimento flottante
signora altera
alla parete

orologio

sussurrano madre e figlio
sguardo fisso

caviglie gonfie
di signora altera

bisbiglio
ticchettio
sguardo altero

di labbra serrate
da rossetto pacchiano
minuti
minuti

ticchettano, stringono, sussurrano, scorrono

*

Con l’avvicinarsi del parto
crescevano i miei timori:
dove come quando?
È inevitabile?

Con l’avvicinarsi della morte
il timore non svanisce:
dove come quando?
Ce la farò?

*

Verrà un giorno
dai boschi o dai monti,
da fuori, da dentro,
dall’alto o dal basso,
al mattino, di sera, di notte
o in un altro momento.

Sarà imponente,
maestosa, irrevocabile
e solo mia.
Peccato soltanto
che non avrò il tempo
di descriverla a parole.

*

Di notte mi è venuta in mente una poesia
presagio di una storia,
che la memoria non ha saputo
serbare fino al mattino.
Non importa.
Qualcun altro accende il lume,
se incontra la mia poesia
la annota,
mi trova e la leggiamo insieme
e ridiamo perché ci è venuta
la stessa identica idea.

Immagine: Christina Kubisch, Electrical Walks.

Poeti cechi contemporanei /1: Petr Borkovec
Poeti cechi contemporanei /2: Bohdan Chlíbec

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).