Decreation

da | Nov 20, 2017

Da Anne Carson, Decreation: Poetry, Essays, Opera, New York, Knopf, 2005. Traduzioni di Eugenia Nicolaci.

LINEE

Mentre parlo con mia madre metto ordine fra le cose. Dorsi [di libri al telefono.
Graffette
su un piatto di porcellana. Frammenti di gomma che [punteggiano la scrivania.
Lei parla a lungo
della morte. Io comincio a inclinare tutte le graffette [nell’altra direzione.
Fuori
la finestra la neve cade dritto giù a linee. A mia madre,
amore
della mia vita, descrivo cosa ho mangiato a pranzo. Le linee [cadono più veloci
adesso. Il destino ha messo piccoli pesi alle estremità (per [farci accelerare) io
voglio
dirle – segno della pietà di Dio. Lei non vuole trattenermi
dice, lei
non vuole far salire la mia bolletta alle stelle. I miracoli ci [sfuggono. Le
graffette
sono allineate per l’eternità. Pietà di Dio! Per quanto
ancora
sembrerà bruciare, disse la bambina cercando di essere
gentile.

QUALCHE POMERIGGIO LEI NON RISPONDE

È febbraio. Il ghiaccio è generale. Si notano diversi livelli di [ghiaccio.
I suoi colori – blu bianco marrone grigionero argento – [variano.
Qualche ghiaccio ha il cuore di ghiaia o ombre all’interno.
Qualcuno è liscio come un fianco, non ci si potrebbe stare su.
Stando su il vento soffia sottile, in briciole.
Tutto ciò che desideriamo, si sbriciola.
Le piccole cose non possono starci su.
Nessuna lettera, nessun tratto di una lettera, può stare.
Ciecamente – ciò che ha attraversato il mondo fin qui – [brucia.
È febbraio. Il ghiaccio è generale. Si notano diversi livelli di [ghiaccio.

BECKETT SECONDO LEI

Andare a far visita a mia madre è come finire dentro una [pièce di Beckett.
Sai, quel senso di sprofondamento nella crosta,
il fondo nero oh no della stanza angusta
con le pareti troppo vicine, così riconoscibile.
Gattabuia e lento affievolirsi di giocattoli che appartengono [al ricordo
ma per errore appaiono qui, vagabondi e soffocati
in una pagina di dolore.
Peggio
dice lei quando le chiedo,
proprio mentre (era Aprile?) un qualche buon umore sfiora i [suoi occhi –
“siamo andati in barca sul lago di Como”
quasi non raggiungendo le labbra.
Il nostro amore, quel tizzone mezzo impazzito,
corre allora lungo la stanza
colpendo ogni cosa
e si nasconde di nuovo.

LA TEORIA DELLA TRAGEDIA SECONDO BECKETT

Hegel sul sacrificio. L’animale muore. L’uomo diventa vigile.
Ciò che impariamo lo impariamo per notare ogni cosa ora.
Impariamo a dire lui è un eroe lasciatelo fare.
Si vede O dirigersi verso la finestra.
Che fruscio che sera. Oh piccolo attore
(vivere muoversi essere a lutto piangere e gemere incessantemente)
è tempo di tornare in volo là dove tengono la tua pelle.
Era delicata.
Suono di remi nel ritirarsi dalla battigia.
Quel forte odore di merda di cane nel buio.
È questa la tua corona di stelle.
Via con il suo cappuccio.

LA TEORIA DELLA COMMEDIA SECONDO BECKETT

Raccogliere spine, disse lei.
Si vede O dirigersi verso la finestra.
Le trappole non dovrebbero essere disponibili.
Oppure si inginocchiano durante lo spettacolo.
Quell’ardore di tutta una vita!
Lo stesso vecchio cappotto.
Nessuno verticale, tutti sparsi e distesi.
Domani a mezzogiorno?
Torna sulla strada, nessun segno di te.

[Pausa]

Nota: Beckett secondo lei è proposta in una veste grafica diversa rispetto all’originale per problemi tecnici di trascrizione. Ci scusiamo per l’inconveniente.

Immagine: Opera di Sophie Calle.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).