Bruder – Poeti ucraini contemporanei /1

da | Feb 24, 2014

Dedicato alla letteratura tedesca

Heinrich sedeva nella sua cameretta accanto alla finestra del secondo piano e sovra pensiero guardava la lontananza sopra i tetti. Sulla tavola davanti a lui c’era il piatto con l’insalata di patate, riposta su un grosso pezzo di pane di segale. Da un lato il pane era morsicato, e l’impronta dei denti di Heinrich chiaramente si incurvava nel corpo del pane, poroso e soffice.
Sopra i tetti rossi di mattoni scendeva già il crepuscolo. Nuvole pennute grigio chiare si trascinavano verso occidente con le code aguzze, seguendo la luce che già si nascondeva dietro il burrone.
– Ecco, avere un fratello… Qui ascolterai… – Heinrich allungò la mano e bevve un sorso di caffè di cicoria da una grande tazza di rame. La bevanda dolce – amarognola scivolò giù per la gola e con flusso oleoso fluì nello stomaco, lasciando dietro di sé un saporino languido.
– Mio fratello, certo, è un genio… è così, e io sono consapevole di questo…. – i pensieri nella testa di Heinrich si ordinavano, come soldati, in un’irreprensibile schiera tedesca. – Ma io sono suo fratello. Ed è un grande onore.
Circa un’ora prima sulla cittadina era venuta la pioggia. Il giovane fogliame umido dei meli, dei tigli e di altri alberelli, lungo la strada, riluceva gradevolmente, tramutandosi lentamente da verde scuro a nero. Cinguettavano uccellini minuti, accomodandosi per il pernottamento. Da lontano, dai sobborghi, arrivava sonoramente il latrato di un cane solitario. Heinrich si accostò alla finestra e ne socchiuse una metà. Il latrato quasi cessò. Heinrich si sedette nel posto accanto al tavolo.
Allungò nuovamente la mano, questa volta al piatto. Il pane con l’insalata di patate, dopo il sorso di caffè dolce, fu salato e oleoso. Ora il morso sul pane prese la forma del numero “tre”, con archi quasi identici. Però quello inferiore era un po’ più piccolo. Heinrich guardò il pane dall’alto in basso, spostando la mano un po’ a sinistra. Di nuovo portò il cibo alla bocca e, riflettendo, lo ripose.
– Ma se è così geniale, tutto ciò che ha detto può essere prolungato… – l’ennesimo pensiero si sistemò nella schiera precedente, ponendosi esattamente sulla nuca della precedente. – E questa sua frase… Aspetta, come ha detto?…

Di nuovo un sorso di bevanda di cicoria, di nuovo un’onda dolce scivolò giù lungo la gola. Ma come aveva detto? Be’, come? Ah! Ogni popolo merita i governanti che ha. O no? No, non così! Ogni popolo ha i governanti… che si merita… Ecco!

Heinrich intinse la penna nel calamaio di rame, antico, molto simile alla tazza col caffè. Si piegò sulla carta. Cominciò a pensare. Una goccia di inchiostro scivolò in silenzio giù lungo la penna, fino all’estremità. Prima di scoppiare definitivamente e cadere, riuscì a diventare una parola – Heinrich cominciò a scrivere:

Ogni popolo ha i governanti, che si merita

Ogni popolo ha i santi, che si merita.
Ogni popolo ha i pensatori, che si merita.
Ogni popolo ha i detrattori, che si merita.
Ogni popolo ha gli illuministi, che si merita.
Ogni popolo ha i liberatori, che si merita.
Ogni popolo ha gli oppressori, che si merita.
Ogni popolo ha i consiglieri, che si merita.
Ogni popolo ha i traditori, che si merita
Ogni popolo ha gli anziani, che si merita.
Ogni popolo ha i coglioni, che si merita.
Ogni popolo ha le donne, che si merita.
Ogni popolo ha i bambini, che si merita.
Ogni popolo ha gli storpi, che si merita.
Ogni popolo ha gli dei, che si merita.
Ogni popolo ha i nemici, che si merita.
Ogni popolo ha i sacerdoti, che si merita.
Ogni popolo ha i peccatori, che si merita.
Ogni popolo ha i soldati, che si merita.
Ogni popolo ha i politici, che si merita.
Ogni popolo ha i campagnoli, che si merita.
Ogni popolo ha gli operai, che si merita.
Ogni popolo ha gli artisti, che si merita.
Ogni popolo ha gli scrittori, che si merita.
Ogni popolo ha i poeti, che si merita.
Ogni popolo ha i drammaturghi, che si merita.
Ogni popolo ha i critici letterari, che si merita
Ogni popolo ha gli elettricisti, che si merita.
Ogni popolo ha i tecnici sanitari, che si merita.
Ogni popolo ha i cuochi, che si merita.
Ogni popolo ha i porcari, che si merita.
Ogni popolo ha gli attori, che si merita.
Ogni popolo ha i registi, che si merita.
Ogni popolo ha i pastori, che si merita.
Ogni popolo ha gli amici, che si merita.
Ogni popolo ha i cani, che si merita.
Ogni popolo ha i gatti, che si merita.
Ogni popolo ha le mucche, che si merita.
Ogni popolo ha i cavalli, che si merita.
Ogni popolo ha i maiali, che si merita.
Ogni popolo ha le capre, che si merita.
Ogni popolo ha le pecore, che si merita.
Ogni popolo ha le api, che si merita.
Ogni popolo ha le mosche, che si merita.
Ogni popolo ha le vespe, che si merita.
Ogni popolo ha i bombi, che si merita.
Ogni popolo ha le zanzare, che si merita.
Ogni popolo ha le formiche, che si merita.
Ogni popolo gli aselli, che si merita.
Ogni popolo ha i lumaconi, che si merita.
Ogni popolo ha i vermi, che si merita.
Ogni popolo ha i pescatori, che si merita.
Ogni popolo ha i folli che si merita.
Ogni popolo ha i prigionieri, che si merita.
Ogni popolo ha i giudici, che si merita.
Ogni popolo ha le donne, che si merita.
Ogni popolo ha i lattanti, che si merita.
Ogni popolo ha i bambini, che si merita.
Ogni popolo ha gli aborti, che si merita.
Ogni popolo ha i mostri, che si merita.
Ogni popolo ha i giornalisti, che si merita.
Ogni popolo ha i calciatori, che si merita.
Ogni popolo ha gli onanisti, che si merita.
Ogni popolo ha i pianisti, che si merita.
Ogni popolo ha i violinisti, che si merita.
Ogni popolo ha i meccanici, che si merita.
Ogni popolo ha i maniscalchi, che si merita.
Ogni popolo ha i ladri di cavalli, che si merita.
Ogni popolo ha i contribuenti, che si merita.
Ogni popolo ha i pastori di capre, che si merita.
Ogni popolo ha gli apostoli, che si merita.
Ogni popolo ha i seduttori, che si merita.
Ogni popolo ha i giardinieri, che si merita.
Ogni popolo ha gli oppressori, che si merita.
Ogni popolo ha i giudici, che si merita.
Ogni popolo ha i procuratori, che si merita.
Ogni popolo ha gli avvocati, che si merita.
Ogni popolo ha i sorveglianti, che si merita.
Ogni popolo ha i boia, che si merita.
Ogni popolo ha i manovali, che si merita.
Ogni popolo ha i cattivi operai, che si merita.
Ogni popolo ha gli agricoltori, che si merita.
Ogni popolo ha i ragazzi, che si merita.
Ogni popolo ha i membri di partito, che si merita.
Ogni popolo ha i baristi, che si merita.
Ogni popolo ha i morti, che si merita.
Ogni popolo ha i governatori, che si merita.
Ogni popolo ha gli orfani, che si merita.
Ogni popolo ha i pittori, che si merita.
Ogni popolo ha gli sterratori, che si merita.
Ogni popolo ha i giocatori incalliti, che si merita.
Ogni popolo ha i topografi minerari, che si merita.
Ogni popolo ha i parassiti, che si merita.
Ogni popolo ha i massaggiatori, che si merita.
Ogni popolo ha i pecorai, che si merita.
Ogni popolo ha i cinghiali, che si merita.
Ogni popolo ha gli insegnanti, che si merita.
Ogni popolo ha i segretari, che si merita.
Ogni popolo ha i direttori, che si merita.
Ogni popolo ha i vice direttori, che si merita.
Ogni popolo ha i ragionieri, che si merita.
Ogni popolo ha i merchandizer, che si merita.
Ogni popolo ha i dealer, che si merita.
Ogni popolo ha i developer, che si merita.
Ogni popolo ha i broker, che si merita.
Ogni popolo ha i designer, che si merita.
Ogni popolo ha gli ipnotizzatori, che si merita.
Ogni popolo ha gli animatori, che si merita.
Ogni popolo ha gli esecutori, che si merita.
Ogni popolo ha i dottori patologi, che si merita.
Ogni popolo ha gli iniettori, che si merita.
Ogni popolo ha gli istigatori, che si merita.
Ogni popolo ha gli sbronzi, che si merita.
Ogni popolo ha i fannulloni, che si merita.
Ogni popolo ha gli imbroglioni, che si merita.
Ogni popolo ha i monelli, che si merita.
Ogni popolo ha i calamitori, che si merita.
Ogni popolo ha i malacanisti, che si merita.
Ogni popolo ha i bruti, che si merita.
Ogni popolo ha gli straccioni che si merita.
Ogni popolo ha i malaconisti, che si merita.
Ogni popolo ha i lacomonisti, che si merita.
Ogni popolo ha i colamonisti, che si merita.
Ogni popolo ha i bertonici, che si merita.
Ogni popolo ha i mertodisti, che si merita.
Ogni popolo ha i paramisti, che si merita.
Ogni popolo ha i lemnotendisti, che si merita.
Ogni popolo ha i gioronisti, che si merita.
Ogni popolo ha i gorotinisti, che si merita.
Ogni popolo ha i valoriministi, che si merita.
Ogni popolo ha i ladabrunisti, che si merita.
Ogni popolo ha i protomanisti, che si merita.
Ogni popolo ha gli zelomanisti, che si merita.
Ogni popolo ha i figomanisti, che si merita.
Ogni popolo ha gli entomologi, che si merita.
Ogni popolo ha gli scarabei, che si merita.
Ogni popolo ha i cervi volanti, che si merita.
Ogni popolo ha i cornuti, che si merita.
Ogni popolo ha i prussiani, che si merita.
Ogni popolo ha gli alzasiani, che si merita.
Ogni popolo ha i brandeburghesi, che si merita.
Ogni popolo ha i saariani, che si merita.
Ogni popolo ha i sassoni, che si merita.
Ogni popolo ha turingiani che si merita.
Ogni popolo ha i bavaresi, che si merita.
Ogni popolo ha gli schwabiani, che si merita.
Ogni popolo ha i pomerani, che si merita.
Ogni popolo ha gli hesseniani, che si merita.
Ogni popolo ha i westfaliani, che si merita.

Heinrich scriveva e scriveva. La notte era da tempo scesa sulla cittadina. Il calamaio di rame brillò oscuramente alla luce della lampada a gas. Da tempo era ora di fermarsi, riposare. Ma parola dopo parola tutto si poneva sulla carta e lui non finiva di scrivere.

Ogni popolo ha quelli, che si merita…
Ogni popolo ha quelli, che…
Ogni popolo ha quelli…
Ogni popolo ha…
Ogni popolo…
Ogni…

Estate 2009

(Traduzione e nota biobibliografica a cura di Paolo Galvagni)

Immagine: Ritratto fotografico di Oleksandr Irvanec’

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).