Considerato il maggior scrittore della Svizzera italiana, Giorgio Orelli (Airolo 1921) si è affacciato alla poesia negli anni della seconda guerra mondiale, quando Lugano era un centro delle lettere italiane in esilio, vincendo il premio Lugano per Né bianco né viola (1944). Al suo arricchimento culturale e raffinamento formale contribuisce non poco l’esercizio del tradurre, in particolare da Goethe (cui ha dedicato due raccolte, nel 1957 e nel 1974); mentre la vigile attenzione alle occasioni lo ha accostato a Eugenio Montale, pervenendo così al momento risolutivo di L’ora del tempo (1962). Alla crisi degli anni 1960-70, da cui uscì la neoavanguardia, Orelli ha reagito approfondendo le ragioni della fedeltà al proprio mondo, pubblicando Nel cerchio familiare (1960) e poi Sinopie (1977), poesie nelle quali, come ha osservato Pier Paolo Pasolini, “tutto è straordinariamente reale”; vi si è aggiunto in seguito Il collo dell’anitra (2001). Ciò si manifesta nel tono parlato, ma in coincidenza con lo scavo critico e autocritico. Si veda l’arte del citare, in rapporto con il tema del “cogliere voci”, dell’alludere, colloquiale; ma anche con un’arte della critica fondata sulla memoria e che si raffina insieme con la produzione poetica. Il citare conferma anche l’estrosità sterniana delle prose narrative, da Un giorno della vita (1960) a Pomeriggio bellinzonese (1978), in cui sotto le apparenze scherzose affiora il tragico quotidiano. I titoli di Sinopie (1977) e quello di Spiracoli (1989) possono dirsi indizi di un genere, ma sono anche punto di arrivo di un lungo discorso, radicato nel verbale, da cui prende alimento la produzione critica: da Accertamenti verbali (1979) ad Accertamenti montaliani (1984), da Quel ramo del lago di Como (1990) a Il suono dei sospiri. Sul Petrarca volgare (1991), Foscolo e la danzatrice (1992) e il recente La qualità del senso. Dante, Ariosto e Leopardi (2012). Oltre che artefice di un deciso mutamento dei modelli poetici, Orelli ha promosso anche, negli anni 1970-80, un’apertura alle nuove metodologie esegetiche. Nel 1979 l’Università di Friburgo gli ha conferito il dottorato h.c.; nel 1988 ha ottenuto il Gran Premio Schiller e nel 1990 il premio Nuova Antologia.

(tratto e riadattato dalla voce del Dizionario storico della Svizzera firmata da Pio Fontana).