Philip Larkin, Questo sia il verso

da | Feb 9, 2018

Tre poesie nella traduzione di Luca Alvino.

Questo sia il verso

Mamma e papà ti fottono. Magari
non intendono farlo, ma lo fanno.
Prima ti addossano le colpe loro
e dopo qualcun’altra per te solo.

Ma son stati fottuti a loro volta
da idioti con cappelli e con cappotti
fuori moda, che per metà del tempo
erano sdolcinati-autoritari
e dopo si afferravano alla gola.

All’uomo passa l’uomo la miseria.
Erta e scoscesa come una scogliera.
Tu togliti di mezzo appena puoi,
e non dare alla luce figli tuoi.

*

They fuck you up, your mum and dad.
They may not mean to, but they do.
They fill you with the faults they had
And add some extra, just for you.

But they were fucked up in their turn
By fools in old-style hats and coats,
Who half the time were soppy-stern
And half at one another’s throats.

Man hands on misery to man.
It deepens like a coastal shelf.
Get out as early as you can,
And don’t have any kids yourself.

***

Finestre alte

Quando vedo una coppia di ragazzi
e si capisce che lui se la scopa,
e che lei usa la pillola o il diaframma,
allora so che questo è il paradiso,

il sogno di ogni vecchio da una vita:
legami e azioni messi da una parte
come una mietitrebbia fuori uso,
e i giovani che scendon per lo scivolo

verso una gioia eterna. Mi domando
se, quarant’anni fa, qualcun guardandomi
abbia pensato, Questa sì che è vita;
niente più Dio, o sudore nelle tenebre

per l’inferno ed il resto, né dover
nasconder quello che pensi del prete.
Lui e i suoi compagni andranno sullo scivolo
come liberi uccelli maledetti.

E d’un tratto, ancor più delle parole,
sorge il pensiero di finestre alte:
il vetro che cattura il sole, e, dietro,
l’aria azzurra e profonda, che non mostra

niente, è in nessun luogo, e non ha fine.

*

When I see a couple of kids
And guess he’s fucking her and she’s
Taking pills or wearing a diaphragm,
I know this is paradise

Everyone old has dreamed of all their lives—
Bonds and gestures pushed to one side
Like an outdated combine harvester,
And everyone young going down the long slide

To happiness, endlessly. I wonder if
Anyone looked at me, forty years back,
And thought, That’ll be the life;
No God any more, or sweating in the dark

About hell and that, or having to hide
What you think of the priest. He
And his lot will all go down the long slide
Like free bloody birds. And immediately

Rather than words comes the thought of high windows:
The sun-comprehending glass,
And beyond it, the deep blue air, that shows
Nothing, and is nowhere, and is endless.

***

Gli alberi

Sopra gli alberi spuntano le foglie
come un discorso che è stato già fatto;
si espandono e si allentano i germogli,
col loro verde simile alla pena.

Forse mentre invecchiamo essi rinascono?
No, muoiono anche loro. L’espediente
per apparire sempre nuovi è scritto
sui cerchi delle loro venature.

Eppur si scuotono, castelli inquieti,
a ogni maggio, folti e rigogliosi.
Lo scorso anno è morto, sembran dire,
e si comincia ancora e ancora e ancora.

*

The trees are coming into leaf
Like something almost being said;
The recent buds relax and spread,
Their greenness is a kind of grief.

Is it that they are born again
And we grow old? No, they die too.
Their yearly trick of looking new
is written down in the rings of grain.

Yet still the unresting castles thresh
In fullgrown tickness every May.
Last year is dead, they seem to say,
Begin afresh, afresh, afresh.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).