Pedro Mir, Non un passo indietro

da | Dic 6, 2019

I testi che seguono sono tratti da Viaje a la Muchedumbre, contenuto in Hay un país en el mundo y otros poemas (New York City, Ediciones Caliope, 2006) e da Pedro Mir, Poesia completa (Santo Domingo, Ediciones Cielonaranja, 2017). Traduzioni a cura di Antiniska Pozzi.

 

NON UN PASSO INDIETRO

Albero di luna che obbedisci
alle leggi del notturno,
non lasciare che il pipistrello ti opprima.
Non un passo indietro.

Non lasciare che il vasto reggimento
degli anni di crimine ostinato
ti tocchi la spalla con un pensiero.
Non un passo indietro.

Che l’alto fiore che dai rami ti sboccia
in questo bagno di libertà,
non perda nel miele la minima goccia.
Non un passo indietro.

Non un passo indietro, soldati e civili
d’un tratto fratelli nella verità.
La vita è una sopra i fucili
che non ci sono trincee per i serpenti,
dai nostri cattivi agli stranieri vili.
Non un passo indietro.

La libertà come un antico specchio
rotto nella luce, si moltiplica,
e ogni volta che un pezzo dà un riflesso
il nuovo tempo ripete al vecchio:
non un passo indietro.

Non un passo indietro, non un passo indietro, non un passo
indietro a ieri, non la metà
di un passo in direzione del tramonto,
non un passo indietro.

Che nella lotta del popolo si confermi,
– sangue e sudore – la nazionalità.
E petto al piombo e coscienza vigile.
E in ogni cuore… non un passo indietro.

1965

ELEGIA DEL 14 DI GIUGNO

Si respirano in queste ore
boccate d’aria da un’atmosfera inquieta.
S’incrociano pugnali di silenzio, lividi
pugnali di silenzio senza nome.
Non una voce, non un’impresa segreta,
né un villaggio sconfitto.

Il dolore più oscuro scava incessantemente.
Morde la bocca la sua lingua sconfitta, e succhia
il sangue infuriato che ha un sapore di gente.
Galoppa la brezza con la morte in groppa.

Sapere che gli uomini puri, quelli tessuti
in un’opera più fine di quella dei ragni,
mordono e combattono senza ore né suoni,
senza flauti di sforzo né le trombe dell’impresa.

Vedere cosa avvolge il silenzio più crudo.
Che la lotta è più dura e la fede delicata,
fatta di pietra pura e cuore nudo,
trasformata in silenzio, in edificio del nulla.

Sapere che quelle fronti vestite dalla luna
di vero pallore, sudore di sogno,
passano attraverso un’eco di nessuna notizia,
in un trionfo senza arco e in gloria senza padrone.

Dolorosamente incrociano le loro mani di rabbia
gli orologi silenziosi, eretti sul quadrante.
È un tempo che passa e sembra una bugia.
Solo la tempia che batte sembra reale.

E nessuno sa nulla, solo che non si arrende
mai la pietra pura e il cuore aperto.
E che tutta la speranza si raccoglie al confine
pianto di luna di un combattente morto.

E che ogni vittoria è malinconica.
Taciturno profilo di farfalla irrequieta.
Solo gloria, anche se non ci sono rumori sul tetto.
Non s’incrociano nelle ore solitarie di lontananza,
né una voce, né un’impresa segreta,
non un villaggio sconfitto.

1959

 

NI UN PASO ATRAS

Árbol de luna que obedece al clima
un sistema de nocturnidad,
no permitas que el murciélago te oprima.
Ni un paso atrás.

No permitas que el largo regimiento
de los años de crimen pertinaz,
te toque el hombro con el pensamiento.
Ni un paso atrás.

Que la alta flor que de tus ramas brota
en este chapuzón de libertad,
no pierda en miel ni la más breve gota.
Ni un paso atrás.

Ni un paso atrás, soldados y civiles
hermanados de pronto en la verdad.
La vida es una sobre los fusiles,
que no hay trincheras para los reptiles,
de malos nuestros a extranjeros viles.
Ni un paso atrás.

La libertad como un antiguo espejo
roto en la luz, se multiplica más,
y cada vez que un trozo da un reflejo
el tiempo nuevo le repite al viejo:
Ni un paso atrás.

Ni un paso atrás, ni un paso atrás, ni un paso
de retorno al ayer, ni la mitad
de un paso en el sentido del ocaso,
ni un paso atrás.

Que en la lucha del pueblo se confirme,
– sangre y sudor- la nacionalidad.
Y pecho al plomo y la conciencia en firme.
Y en cada corazón… ni un paso atrás

1965

ELEGIA DEL 14 DE JUNIO

Se respira a estas horas
bocanadas de aire de una atmósfera inquieta.
Cruzan puñales de silencio, lívidos
puñales de silencio innominado.
Ni un rumor, ni una hazaña secreta,
ni un vencido poblado.

El dolor más oscuro cava incesantemente.
Muerde la boca su vencida lengua, y chupa
la sangre airada que tiene un sabor a gente.
Galopa la brisa con la muerte en la grupa.

Saber que los hombres puros, los tejidos
en una labor más fina que la de las arañas,
muerden y pelean sin horas ni sonidos,
sin flautas del esfuerzo ni tímpanos de hazañas.

Ver lo que envuelve el silencio más crudo.
Que es la lucha más firme y la fe delicada,
hecha de piedra pura y de corazón desnudo,
convertida en silencio y edificio de nada.

Saber que aquellas frentes vestidas por la luna
de una genuina palidez, sudor de sueño,
transitan por un eco de noticia ninguna,
por un triunfo sin arco y una gloria sin dueño.

Dolidamente cruzan sus dos manos de ira
los relojes callados, erguidos en la esfera.
Es un tiempo que pasa y que parece mentira.
Sólo la sien golpeando parece verdadera.

Y nadie sabe nada, sólo que no se rinde
nunca la piedra pura y el corazón abierto.
Y que toda esperanza se recoge en la linde
sollozada de luna de un combatiente muerto.

Y que toda victoria tiene melancolía.
Taciturno perfil de mariposa inquieta.
Justa gloria, aunque no hayan ruidos sobre el tejado.
Ni crucen en las horas solas de lejanía,
ni un rumor, ni una hazaña secreta,
ni un vencido poblado.

 

Pedro Mir nacque a San Pedro de Macoris, in Repubblica Dominicana, il 13 giugno del 1913, figlio di un operaio cubano e di una ragazza portoricana. Si laureò in Legge nel 1941 all’Università di Santo Domingo, ma aveva iniziato a scrivere poesia negli anni Trenta. Durante la dittatura di Trujillo fu costretto a fuggire a Cuba, nel 1947. Il suo esilio durò sedici anni, fino al 1963. Nel 1949 pubblicò, a L’Avana, il poema Hay un pais en el mundo, che gli diede fama nel continente. Nel 1952, in Guatemala, pubblicò il Contracanto a Walt Whitman. Tornato in patria nel 1962 alla fine del regime di Trujillo, iniziò a lavorare come Professore all’Università Autonoma di Santo Domingo. Il Congresso Nazionale lo dichiarò “Poeta Laureato della Repubblica Dominicana” nel 1984. Morì a 87 anni l’11 luglio del 2000.