Appesa per le caviglie ad un albero del viale
ho incontrato per la prima volta l’unica donna che ho mai [amato,
avrei voluto proseguire ma mi ha chiesto uno sguardo
mi ha domandato di guadare un fiume inesistente fra le [stelle,
quindi mi sono arrampicato fino all’orlo del suo viso ma
non si è scomposto, nulla del mio corpo mi ha nascosto.
Immersa nel suo odore mi ha aperto il petto così che
potessi sentire il suono del colore,
colmo di paura ho promesso che avrei imparato ad [aspettare,
ho fatto un giro intorno all’albero e
la mia donna era svanita, rapita dalla frutta candita di
un’isola caraibica. Mi sono legato per le caviglie ad un [lampione
per capire la sua prospettiva e riallineare la mira,
ammassati intono a me sbavavano dei cani, con le mascelle [di vetro
in fiamme ma la terra si è asciugata e la festa è finita.
Non ho più incontrato una donna così bella, forse sì,
è la carne che tutte le notti mi dorme accanto
persuasiva nelle cosce, elegante nelle mani, luce morale nei [fianchi
ripiegata e indistinta come uno scheletro di pesce.
Sono certo, siamo l’uno la proposta dell’altra.
*
Arrivano stranieri bramosi di niente dagli altri continenti,
mi auguro non si integrino ma sgozzino i nostri ragazzi,
violentino le nostre donne chiuse in chiese, palestre e [discoteche,
mi ammazzino per primo sarà un piacere, basta sorrisi [avvizziti
al gin, sconfinamenti nei campi magnetici, non mi [interessa se
la statica si equivalga alla dinamica, è giunta l’ora che i
rottami privi di sesso dai dialetti strani: albanesi, [criminali o
calabresi brucino questa nuova Milano di Averna e [cambiali, nessuna
visione metaprospettica, vivono in macchine abbandonate [in balìa
del gelo, torce di immondizia, corpi vivi ma già in [avanzato stato
di decomposizione. Milano ti amo dalla ’ndrangheta al [Cenacolo Vinciano
ma sentire una vecchia canzone alla radio e poi [ringiovanire
di dieci anni non serve a nulla, è un saldo di fine stagione
dieci Tavor da un ml e due litri di vino bianco non fanno [più la
differenza è solo un vapore che ti assale alle spalle:
è un verde chiaro lo sfondo di questo giorno.
*
Troppo bello per essere un pugile,
troppo brutto per fare il magnaccia
camminavo nel centro di Buccinasco
senza lavoro e inzuppato di grano
aspettando l’ora dell’aperitivo
quando mi sale la voglia di farmi fare le carte dalla vecchia [strega del quartiere.
In realtà i suoi tarocchi non sono altro che
pezzi di bibite strappati a dentate ma alla fine ci si [arrangia con quel che si può.
Rifilato un carico da venti alla vecchia le chiedo brutale
quando morirò, lei mi sorride e risponde presto a [ventisette compiuti.
La informo dei miei ventinove e la mia anziana strega di [Buccinasco mi
conforta dicendomi, vedi allora sei un uomo fortunato.
I soldi migliori spesi negli ultimi dieci anni.
*
La prima parola di latino che ho imparato è “silentium”.
Stava scritta su un pezzo di cartone giallo attaccato al muro [del bar in cui
servivo da bere in estate. “Silentium” ossia “silenzio” in un [luogo dove
grida, schiamazzi, scommesse e intrallazzi erano come [luce all’alba,
suonava un po’ strano per un bimbo con i piedi sulle spalle [come me.
Quando il bar chiuse decisi di portarmi a casa quel cartello [ma
non lo volevo rubare, il proprietario era un amico che stava [in piedi
per grazia ricevuta così gli feci la mia offerta, un’offerta [più che
generosa per un pezzo di cartone logoro e sporco.
Almeno una ventina di persone prima di me avevano fatto [lo stesso e
con cifre ben più consistenti. Perdigiorno, ubriachi, [zingari e ladri
ad un’asta abusiva per un po’ di latino. Alla fine se lo [aggiudicò
uno zingaro friulano in cambio di mezzo milione di lire [in contanti.
La vigilia di natale incontro questo ragazzo nel bar [sottocasa dove
festeggio sempre le feste comandate che mi tira fuori quel [logoro cartello
avvolto in una busta da supermercato. È per te mi dice, ci [tenevi tanto.
Non capivo se mi pigliasse in giro o volesse chissà cosa.
Mi sono girato e sono tornato a brindare con gli amici.
La cosa per me era finita lì. “Silentium”.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).