Anatomie in fuga

da | Apr 15, 2016

Esce per Donzelli Anatomie in fuga di Cristina Annino con introduzione di Maurizio Cucchi (collana Donzelli poesia 59), da cui presentiamo in anteprima Ottetto per madre.

Ottetto per madre

“Cristo santo! a chi può importare se uno ama la propria madre o no!”
Céline, Viaggio al termine della notte

1

Il Panda

Senza pace, con pena e senza girarmi
mai, pestando
non pepe o caffè ma gardenie, io amo
la mamma e i topi; li metto insieme chissà
perché. O ancora perché voler bene a quel
modo spezzato così in due, collo in giù,
polvere senza cerniere, bottone, qualcosa.
Sempre
senza girarmi. I perché chiarendo la vita
ai tram, alle piante. Lei, pura, mi dà
questa riserva di bambù. Nient’altro.
Poi via. Io su
che l’ho addosso oramai e non posso
schivarla, pestarla nemmeno, mettendo
con cura ogni piede tra l’erba.

*

2

Si fa sabbia così

Si fa sabbia così, si sfalda
al vento di casa mia. Accusa
altre cose deboli, la cecità,
per esempio. Io non so
cosa dire quando siede su me come
fossi cemento. Oppure
vola, ci credo, va via, si stende
altissimamente e in largo.
La guardo con quella
paura dei nani per un monumento.

*

3

Lei ora elegante

Lei ora elegante,
vistosa come le madri,
si stacca dal niente e ride. Qualcosa
dei venti, d’urgente, una fuga,
un ritorno, mi lega
a lei che darei
tutto il corpo per quella risata.
È salita
col petto in su verso l’estasi delle nubi
a quella distanza più nere che altro; poi
è scesa; pioveva. Ha saltato la corda
coi piedi fiammanti di santa e al collo
perle vere.

*

4

La vecchia Lina è caduta

La vecchia Lina è caduta, cantando,
di schiena, come una forza muta d’un tratto
cedesse, togliendo le staffe dietro. Era a cavallo e
sbatte in terra. Si prende
al viso tirando invano le cataratte. Eccola
lì, la vecchia canina mamma.

*

5

Una donnina tutta lepre

Una donnina tutta lepre, sveglia,
s’accontenta della giornata e beve acqua
com’una spugna. Ehi, non ho mica cent’anni
per aspettare che te ne vada. Sembri Lazzaro!
Più tardi
sfoneremo i capelli alla sera. Rivede
tante case crollare per un capello, saranno
persone, cose, non sa, ma non meraviglia
che resti il sughero ancora sulla bottiglia
del fumo. Ce la passiamo
a vicenda. Anche la città
s’incendia ai suoi piedi ora
ch’è buio e lei evapora sulla
pira, entrando in me con gas
letale. Siringa. Chiudo
in tempo col tappo il foro e niente
è più bello qui: lo sguardo di lei
sull’anello al dito, su me, poi qualcosa
di buono, la stufa, quel caldo
oramai più fratello d’un uomo.

*

6

Potrei tirar su con le mani

Potrei tirar su con le mani
tutta l’acqua del mare. Anche più. E
attraverserei il fuoco da qui a lei in questo
oggi frocio. L’hai vista
l’altro giorno com’era? Piccina. Tutto
il mondo è piccino. Le rotaie del destino oramai
fanno clic. Ma lo sai
quanto costa un’ochetta così? Che
sotto terra, dopo le cene, il quadrato di tanta
insonnia, con lei persino
lì starei bene.

*

7

Volano

Volano
gli spiriti affettivi di qua e di là
su noi paurosamente soli, salvati
allora dalla coltre c’ha parato
il salto. Quel cinema o quella morte
la ribeviamo in piedi nei ricordi
di lei ogni sera. Ossessivi.
È per me esplosione
sull’intera linea di fuoco, perché
troppo volano gli spiriti affettivi, bruciati
come cera dal fosforo.
Penitenza
vera quei canti della mamma al suolo che
cantilena ginocchioni senza memoria.

*

8

Richter

Ancora
scale Richter. Fuori il sole fa foia. Ma qui! Muore
la mamma come un uccello.
Pari dignità. Bisogna
dirlo, che sta andando via. È tutta
nel becco, tutta lì, tutta vecchie
penne senza più cervello.

Non vi capiti mai d’essere misurati,
tanto
è l’ardore tra noi. Più
liturgia di dolore sacro, con scranni
cerebrali e vesti da cerimonia, chiusi
sempre tra le pareti come mosconi.
Sono poco e troppo le cose
che vi posai con le mie ali: tappeti
celesti e candelabri vuoti. Anche
dentro l’esilarante Richter che assuefà
perdio, metà
come sono, ho sete, ma non
bevo io disegni divini mai
innocui.

Immagine: H. Matisse, Le lanceur the couteaux.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).