Morte di un naturalista

da | Ago 28, 2014

Marco Sonzogni sceglie per noi quattro poesie da Death of a Naturalist, la prima raccolta di Seamus Heaney (1966), ora ripubblicata nello “Lo Specchio” Mondadori e in uscita in questi giorni. Sonzogni, che ha curato l’edizione, ci ricorda che ciascuna poesia di questo quartetto ha un avantesto o un nume tutelare letterario: The Diviner (Sir Philip Sidney e John Hewitt); Gravities (James Joyce e Brian Friel); Synge on Aran (John Millington Synge); St Francis and the Birds (San Francesco mediato da Maritain).

Il rabdomante

tagliava dalla siepe verde un ramoscello biforcuto di
[nocciòlo
che impugnava stretto per i bracci della V:
faceva il giro del campo, a caccia dello strappo
dell’acqua, teso, ma professionalmente

composto. Lo strappo arrivava secco come una puntura.
La bacchetta sussultava con convulsioni precise,
e all’improvviso l’acqua di sorgente diffondeva
attraverso un verde nocciòlo le sue segrete stazioni.

I presenti chiedevano di provare,
lui passava la bacchetta senza una parola.
In mano a loro restava spenta finché, con nonchalance,
lui afferrava polsi speranzosi. Il nocciòlo fremeva.

*

The Diviner

Cut from the green hedge a forked hazel stick
That he held tight by the arms of the V:
Circling the terrain, hunting the pluck
Of water, nervous, but professionally

Unfussed. The pluck came sharp as a sting.
The rod jerked with precise convulsions,
Spring water suddenly broadcasting
Through a green hazel its secret stations.

The bystanders would ask to have a try.
He handed them the rod without a word.
It lay dead in their grasp till, nonchalantly,
He gripped expectant wrists. The hazel stirred.

***

Gravità

Aquiloni nel cielo sembrano errare in piena libertà
anche se trattenuti da corde, rigide e invisibili.
Il piccione che all’improvviso ti abbandona
fa ritorno a casa, fedele per istinto.

Innamorati con artiglierie di violenti insulti
spesso fanno del male a se stessi per dispetto,
sopportano un giorno disperato, dichiarano la propria
[colpa,

rientrano nel porto natale del loro abbraccio.
Quasi cieco a Parigi, Joyce intratteneva
elencando i negozi lungo O’Connell Street
e sull’isola di Iona Colmcille cercava sollievo
mettendosi vicino ai piedi terra irlandese.

*

Gravities

High-riding kites appear to range quite freely,
Though reined by strings, strict and invisible.
The pigeon that deserts you suddenly
Is heading home, instinctively faithful.

Lovers with barrages of hot insult
Often cut off their nose to spite their face,
Endure a hopeless day, declare their guilt,
Re-enter the native port of their embrace.

Blinding in Paris, for his party-piece
Joyce named the shops along O’Connell Street
And on Iona Colmcille sought ease
By wearing Irish mould next to his feet.

***

Synge sulle Aran

La salsedine affila
le lame di quattro venti.
Pelano acri
di roccia rinchiusa, sbucciano
una crosta di terra raggrinzita;
nasi taurini sono scolpiti
sulle scogliere.
…………..Anche gli isolani
sono da scolpire. Osserva
il cipiglio appuntito, la bocca
incisa come un’ancora capovolta
e la lucida testa
colma di annegamenti.
…………..Eccolo,
che arriva, nella testa il raspare
di una dura penna;
il pennino affilato su un vento salso
e intinto nel mare in lamento.

*

Synge on Aran

Salt off the sea whets
the blades of four winds.
They peel acres
of locked rock, pare down
a rind of shrivelled ground;
bull-noses are chiselled
on cliffs.
……….Islanders too
are for sculpting. Note
the pointed scowl, the mouth
carved as upturned anchor
and the polished head
full of drownings.
……….There
he comes now, a hard pen
scraping in his head;
the nib filed on a salt wind
and dipped in the keening sea.

***

San Francesco e gli uccelli

Quando Francesco predicò l’amore agli uccelli,
loro ascoltarono, svolazzarono, scattarono
alti nel blu come uno stormo di parole

liberate in allegria dalle sue sante labbra.
Poi una virata, ed eccoli di nuovo frullare sul suo capo,
piroettare sulle cappe dei fraticelli,

danzare in volo, per pura gioia giocare
e cantare, e come immagini prendere il volo.
Fu la poesia più bella di Francesco,

vera nel ragionare, lieve nel tono.

*

Saint Francis and the Birds

When Francis preached love to the birds,
They listened, fluttered, throttled up
Into the blue like a flock of words

Released for fun from his holy lips.
Then wheeled back, whirred about his head,
Pirouetted on brothers’ capes,

Danced on the wing, for sheer joy played
And sang, like images took flight.
Which was the best poem Francis made,

His argument true, his tone light.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).