Libro nero dei vivi

da | Apr 28, 2017

Natura morta con morto

I

Vengono per disfarsi in un sonno.
I giorni o i loro simili, su questa
sfericità terrestre che è
forse reale forse solo pensata. Araucarie
macchine case tenute insieme per una gravità
che ancora non sappiamo, e che alcuni soltanto
pochi di noi hanno potuto guardare – in certe
lacerazioni del cielo, per cui nuovi si compiono
i sacrifici degli antichi; nelle parole, molto
ammirevoli oggetti incompiuti.
Nelle poche vere poesie.

***

Non si vive per miracolo, me lo ha detto
il Naviglio stanotte. È dura sintassi la mano
che tiene le mie parole
alle tue – un segreto da omettere alla specie.

«Come quel lì, quel che faseva el magütt…
… puerett… la Renault lasciata in via Valenza…
i buoni pasto in tasca, magari viene fame
nell’attesa… i settantacinque centimetri di mattone
ben calibrati tra femore e tibia…
(Che spreco di precisione e millimetri,
che prossemica oscena nell’acqua, come se
anche morire esigesse una qualche
premura geometrica.)

Povera moglie che aspetta sotto una croce
di forchette e coltelli – i piatti coperti
a nascondere tutto. Non lo sa ma anche lui
è adesso migrazione alcalina,
pastura protozoica per le scimmie del futuro.»
«E noi, che facciamo?»
«Nom? Nom tiremm innanz, piscinìn…»

***

Passione del Santo Bambino

Il bambino di questa storia è un’invenzione della fantasia. Dunque è realmente esistito. La sua vicenda è documentata in libri, film, pagine internet. Qui se ne riportano le ultime testimonianze: appunti dal sottosuolo, geremiadi, trenodie, illuminazioni finali.

Genesi II

Anche questo momento, questo
inaspettato, glorioso momento
mi appartiene: sei qui soltanto
perché io l’ho immaginato. Sei
per sempre caduto nel mio sogno.
Sei un mio dissennato pensiero
anche tu.

Sei mio.
Mi appartieni.

*

Idillio familiare

Giorni, lunari, pianeti di fortuna e poi.

Nella Selvotta. I figli da crescere, le ortiche
da guardare. Le ortiche nel giardino da crescere
per pungere i figli quando non si potranno guardare.

Per questo mia madre è sola, stasera, è molto
sola stasera con voi.

E batte mio padre a tavola il rognone, Cardìno
ridendo dorme solleticato dal suo sangue.
E guarda mia madre il rognone, guarda
il sangue sulla carne che un tempo
era la carne da crescere e
il sangue tra le ortiche che punsero
il figlio quando non si era potuto guardare.

Cardìno si sveglia e batte a tavola il rognone.
Fuori un cane dorme spezzato dalla linea grigia.
Così dice mio padre, spezzato dalla linea grigia
dorme un cane.

Immagine: Mantegna, Cristo morto, dettaglio.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).