Un’anticipazione da Il moto delle cose di Giancarlo Pontiggia in uscita la prissima settimana per Lo Specchio Mondadori.
Pochi versi, ma veri.
Valgano per te, come per me.
Che siano limpidi – per guardare il cielo
alto –
e severi, se così è il tuo animo.
*
Rovine, trombe, quando
chi siede, in un giardino
di pensieri e di aranci, sente
all’improvviso un urto, scricchia
il terso dei cieli, s’incavedia
il lume della vita – arco, stame
sfinge
*
E in un vimine, in un filaccio
di stoppia, nel viticcio
che si avviluppa – sovrano, irripetibile –
alle correnti, ondose, dell’aria, è
cielo
e fuoco,
terra che smotta, acque
che sprofondano in altre
acque
*
Nell’ordine uncinato delle cose,
nel suo fulgore di fuoco e di vento
in ciò che è
e non è
impazzano
gli atomi della mente, nomi
infrazionabili
*
Una linea infinita di tempo
ci precede; un’altra
ci segue: attoniti le contempliamo,
sospesi fra due mondi
indifferenti, lontani. Eppure, niente li separa
se non te, che guardi.
*
Tutto è natura, anche la fine
– la fine, soprattutto, il soffio
che da noi evade,
scatta, sale,
sormonta
il giogo immenso del tempo, poi
sbatte, precipita,
s’infima
nella corteccia delle cose,
fumo, fuga,
impronta di ciò che fu, ultima
ruga
Immagine: Opera di Gaia Degli Espositi.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).