Forse su questi versanti…

da | Giu 28, 2016

Nove poesie inedite.

***

Bardi

Come Soleste e Moroello
ci perderemo per un nonnulla,
per un banale errore
di valutazione

romperemo il patto che sospende
l’incredulità
e sarà solo un gioco questo gioco
che ci tiene imprigionati, faccia al muro
tra le svastiche.

Siamo riusciti a fuggire travestiti da SS
– mi facevi ridere con quella divisa
che ti stava troppo grande -,
i tedeschi ci sparavano addosso
così ci siam nascosti
nelle segrete del castello
dove si sente piangere il fantasma

dove riecheggia il suono delle acque
del Ceno e del Noveglia
che sotto lo sperone
di diaspro rosso si incontrano
si uniscono, si mescolano e si
confondono.

*

Romano di Lombardia

L’acqua risorgiva che riempiva
il fossato e lo rendeva
improsciugabile da parte dei nemici
si è abbassata lasciando il posto
a prati perenni,
erba calpestata dai cani dei turisti.

Ma sul lato sud, dove scaricava
il cubicolo igienico d’emergenza
usato dai soldati impegnati nella ronda,
l’acqua è risalita,
ha formato uno strato verdastro di melma
sul quale galleggiano rifiuti, ferraglia, scatolame.

Qui dicono che in certe sere
guardando in alto si vede ancora
il corpo fatto a pezzi di Ambrogio Vismara
appeso ai merli della torre

ma forse è soltanto
una specie di miraggio
dice un altro, uno scherzo
della nebbia

Noi infreddoliti non ascoltiamo
camminiamo in fretta sotto i portici
della misericordia, cerchiamo
un bar aperto a quest’ora,
un posto caldo, luminoso.

*

Castelnuovo dell’abate

Riconosceremo questi pochi segni:

il profilo dei poggi contro l’azzurro
i cipressi come sentinelle
e sparute presenze
forse fate morgane della calura,
che s’aggirano tra gli ulivi
in attesa dei vespri.

All’interno la luce spiove
attraverso le bifore
dà un ritmo ai passi dei visitatori
illumina l’affresco di San Cristoforo
e il capitello di Daniele in mezzo ai leoni.

Ma il cuore
chiede improvvisamente qualcuno, il cuore
dell’abbazia, dov’è?
Dove si conservano le reliquie del santo?

Per scoprirlo discendiamo
nel buio della cripta
in quelle umide profondità
dove scorrono fiumi sotterranei
correnti d’energia, forze disgreganti

con le dita seguiamo i tagli nella pietra
traduciamo, interpretiamo
i nomi di due consoli, una data
una lastra tombale diventata
la mensa di un altare.

*

Clusane

E tu, presenza muta
presenza chiacchierina
tu che parli la lingua frusciante
delle mietitrebbie, delle biciclette
dei passi che affondano nell’acqua

tu che scacci i mostri dal mondo
con forza sovrumana e grazia di fanciulla
tu che mi custodisci
mi segui come un’ombra buona

come potevo non restarti fedele
fino alla fine del nostro viaggio
fino a questo approdo
intasato d’alghe, e di foschia…

*

Temù

Gli inverni sempre più caldi,
i ghiacciai ritirandosi
scoprono elmi chiodati
baionette, barattoli di latta
appesi al filo spinato

nei giorni di disgelo si ingrossano i torrenti
e sulle rive erbose, al limitare dei boschi
giovani fantasmi di fantaccini
si sfidano lanciando
sassi piatti e sottili
che rimbalzano sull’acqua

“Abbiamo sconfitto gli imperi centrali”
mi dici raggiante
prima di riaddormentarti
mentre l’autobus discende
in una nenia di tornanti
dal passo del Tonale.

*

Turro

Là dove Milano è un bacile opalescente
colmo d’acqua che tracima
da un balcone del terzo piano
e precipita a cascata
nel vuoto di un cortile

un’ombra sfuggente di ragazzo
risalì una sera dal buio del metrò
e si mise a correre
senza ombrello né altro riparo
sotto la tempesta.

Io e la nonna lo guardammo
sorpresi e divertiti e poi
continuammo ad aspettarti
a quell’incrocio ostinato di strade
che adesso all’ora di cena
ripete nei secoli
la sua geometrica speranza

“torna, è già tardi, ti prego,
ritorna”

*

Piario

Forse su questi versanti
verdi di pinete, e muschi
s’andava per more, lumache
qualcuno trovava porcini enormi
anche fuori stagione

e a chi anni dopo, con il fiato rotto
risalì la valle per parlare con i medici
fu risposto:

ancora qualche mese, qualche luna
che col suo raggio illumina
i crinali, le rupi
e i prati d’alta quota…

*

Martinella

“Sentito, mai visto”
dicevi di un paese oltre confine
solcato da fiumi, sparso di castelli
e lambito da un mare calmo
sul quale si sporgono
palmizi flessuosi e terrazze fiorite

lo dicevi per salutarmi
inchiodato al tuo metro d’asfalto
con una rosa in mano.

*

Morengo

Il corpo del colono
che sotto il portico ci offriva
sigarette, vino, e un riparo per la notte

lo troveranno dei ragazzi
con mandibole diverse
migranti coribanti
che attraversano i deserti

e danzando scuotono la terra.

Immagine: Bergamo alta.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).