Figure mancanti

da | Giu 15, 2015

Alcune poesie da Figure mancanti di Luciano Neri (Transeuropa, 2015.)

***

(…)

(giro turistico a Cefalonia)

Sotto l’occupazione italiana
al museo civico dell’isola
i visitatori nella penombra.
Poi l’incensiera li priva
di aria e luce, di infanzia
nella chiesetta bianca.
Figure smagrite
al mormorio della pagina
subito li allontanano
dalla vista dei soldati… – la loro memoria
alla chiusura degli occhi
senza deposito alcuno.

*

(…)

(mappa di Belgrado)

A partire da Knez Mihailova
le distanze si sbiancano
fino alla chiesa di San Sava:
i quartieri, i parchi,
le piazze, i monumenti….
Poco prima erano i segni
degli aerei su Belgrado,
una voragine, uno spavento,
inerme alle direzioni,
sudore.
E nella sala-reliquiario
i busti in ossequio
al Combattente stanco
(nel parco della fortezza).
A fine giornata
una matassa di carta
chiude allo scavo
di uno smemorato
(nel fondo dello zaino) –
senza ritorni
verso la confluenza dei fiumi.

*

(…)

(visite all’Evangelico)

Parliamo di quando nessuno
ci chiedeva più il nome
e restavamo al palo di obici
piantati e come intrusi
nella corsia degli incurabili…
Ognuno cambiando ago
nel sangue – appesi al filo
dell’ossigeno – senza frontiere
ai tubi del respiratore –
da lì passa la voce –
da OranienburgerStrasse
alla periferia di Marzahn.

*

(…)

(rimozioni da Kreuzberg fino a Marzahn)

Quegli altri a chiedere
ad ogni fermata della S-Bahn
e noi italiani a dire la povertà
ad Alt-Marzahn
scuotendo il capo –
sempre nello stesso tratto
rassegnato s’impuntavano
i nostri discorsi –
e ancora più esili nella lontananza
ci guardavano fissi
senza promemoria
il carrello della loro spesa vuoto.

*

(…)

(traversata oceanica e rischio d’impresa)

Verso la fortuna nel nuovo mondo
come allevatore di bestiame
ma un viaggio premonitore sinistro
dal principio alla fine: la vista al macero
dei giorni passati, i gabbiani sulla visiera.
Fiutato l’affare, ecco l’acquisto
e una selva ingombrante di cattive stelle
a rubargli il sonno, piccoli indios.

*

(…)

(infanzia delle figure)

Il becchino e il giardiniere
nella perdita ad occhio delle loro immagini
(dalle fosse comuni al giardino botanico)
intenti a trafugare a espiantare
le voci mancanti nel comune lavoro
di scavo: il campo vocale, uno, delle ellissi, due.

*

(…)

(piazza con la meridiana)

Mi ero addormentato sotto i fanali
di un furgone in sosta
e poi, nel sonno, mi sono seduto
di fronte alla meridiana
a spiare uno scomparso
nella garitta della portineria
e nel vano scale dell’ascensore
e poi alla stazione degli autobus
lo stesso volto insieme ad altri
(linea Goražde-Sarajevo)
nell’eremo di un solo orario
a scambiarsi articoli poveri
(scarpe, pettini, orologi…).

*

(…)

A R.

L’uranio impoverito
alle porte di Mostar:
cambiare itinerario allora.
Galassia di campi,
coloriture irreali trattano
il paesaggio.
Poi il saluto sul treno
affollato (accanto
la zingara di Vrbas)

dal sonno la pagina bianca
ai salti dei vuoti ferrati…

Ora R. è l’altro insonne
diurno – unico transeunte
lui è come M. sotto l’assedio,
a guardia dei luoghi
mezze parole, bisbigli.

*

I.

(scenografia)

Convoglio a tre vagoni
di cartapesta a coprire
– quasi interamente –
un limbo dilatato:
il paesaggio
dei guerrafondai.
Le gallerie di lato
tutte sminate,
i vivai nella gola
turchese del fiume.
Una diga in miniatura
(come una fontana)
al centro del palco,
una dopo l’altra
sghembe x, serie
di legni – polveriere
e munizioni.
Drenaggio di corpi
(incappucciati)
come legname.

*

(…)

(partita a scacchi)

Per il genere di male
inaspettato e impensabile
nel bianco di una voce.
E il passaggio delle stagioni
in punta di piedi su quel dolore
autoimmune… –
un quadrato a grandezza d’uomo
al centro del parco.
Panchine affollate e tribune,
file su file, indietro
di pochi anni: soldati e civili.
Lungo il binario macerie
fino al tunnel, colate
di cemento… – le mosse
dei fanti nel pensiero comune
di ogni giocatore, faccia a faccia
nel cifrario degli scomparsi – il rancore sepolto.

*

(…)

(La danza di Ana Mladic)

Insieme ad altri
in una fossa
a quelle cifre anonime
sotto il gazebo
come un’estranea

a spiare, a contare – nel semicerchio.

Ora qualcuno
si muove a fatica
striscia sul prato
(tenta di parlarle)
(le si avvicina)
e lei svanisce,
affonda
per farsi dimenticare.

Ai ricordi
i confini mortali
vengono resi

ai nodi legati
alle mani,
ai passi del kolo
agli sguardi del padre
agli ospiti allegri
alla terra della madre.

*

(…)

(miniature di Bistrik)

I lupi vennero dal bosco sopra Bistrik
e dalle case occhi di bambini incuriositi –
vedono macerie, un collo di roccia,
uno spuntone… ma non trovano memorie
nel sonno dei bambini che vogliano seguirli.
Ogni loro parola li abbandona alle prime
indicazioni, li allontana, gli dice addio.

*

(…)

(l’occhio di M.)

Seguendo la monorotaia si immagina
una fitta boscaglia dietro le colline
da dove E. L. ha voluto osservare
la linea eruttiva del mortaio.
Lì un passo insabbiato sul fratricidio
dei corpi ricordati.

All’improvviso parla senza freni
sul divario del loro passato
e l’occhio nascosto poi riappare
nel tempo di uomini scudo
lungo la breccia nemica:
anonimo e mai dimenticato
il sotterraneo – un tabut.

Sopra senza terra – senza luoghi.

*

Fine del ritornio

II.

L’uomo una scrittura che ha vissuto pienamente può riferirla a un futuro in uno spazio bianco ma la fatica è dura il rischio è alto e nel vissuto vive – morendo vive… – fa un giro pieno ma senza tempo si fa presente e con il dono di chi ha capito come dice A. nei suoi paesaggi tenuti (a stento) (in vita) sebbene morti sepolti senza parole senza pagine

***

Immagine: Giulio Paolini, Apoteosi di Omero, 1971.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).