Poesie inedite.
13 novembre 2015, Carso
Contrariamente a tutti i topoi letterari,
nessuna tempesta turba l’orizzonte:
non c’è che nebbia,
……………..che galleggia sulle estreme,
sulle eterne rocce di questo paese,
sugli alberi gialli come vittime dei gas;
e dietro a questa, ai piedi del dirupo
della scogliera, conosco la vasta distesa
del mare bianco, che non so vedere.
A dispetto della nebbia, tutto è chiaro,
è libero da iperbati e imposture:
come tutti, anche noi temiamo la morte,
e ci nuotiamo dentro in ogni istante,
e nulla cambia nascondercelo, come ricordarcelo.
Dietro la nebbia, dietro il dirupo
della scogliera, conosco l’ampio stendersi
del mare bianco
…………….anche se non lo vedo.
*
Notturno
L’onda, nel notturno che ho tentato,
si spegne placida per canneti muti,
ombre di pesci trascorrono acque d’ombra,
e via così, insomma –
………………luna rorida,
luna che pari nel cupo oceàno,
per come vibri a te tutto l’intorno
guizzare, smoderato cefalopode
silente e leggerissimo,
ridi di me che mi riduco a spiarti
mentre vagolo per l’umida, l’insonne,
la ctonia vastità di queste piume,
se il tuo pulsare si spande nella valle
e sulle carie rade dei viventi,
su discoteche e vaiolate birrerie
di adolescenze fradice,
su benzinai, capannoni, cassintegrazioni,
sulle selve divelte,
sugli autogrill deserti e sugli incesti,
e sulle acque che sfiorano i miei piedi
e l’altra riva nascosta nella nebbia.
*
Paesaggio con mostro marino
Invece, intanto, altrove, forsennata,
Andromeda, pur subendo la vertigine
delle fauci di un mostro di vapori
e creste d’oro squallido squamose
e spirali e luci stroboscopiche,
ha il privilegio di recitare in un altrui
peplum, è deresponsabilizzata –
trasformata in funzione narrativa –
………………………..l’invidia.
*
Su Weymouth Bay
Vedi, ci sono diverse versioni
di questo quadro, mi pare di capire –
nella mia preferita, il cielo è nero,
denso e oleoso come un’amnesia –
ma la baia – se non ricordo male –
di volta in volta la baia non cambia,
è sempre lo stesso semicerchio di sabbia
che non stringe niente
se non la macchia di un colore primario
nel cuore del quadro –
………………come è tipico di Constable.
*
Ovidio in autostrada prima di un temporale lascia un messaggio in segreteria
Vedi, nonostante tutto, qualche cosa
c’è ancora, dentro l’aere gonfio
di ozono che chiama il temporale,
che devo dirti, vedi, chiara, Elena,
Didone, Ermione, Fillide, Ipermestra,
quello che è, non mi ricordo – chiara
come le fronde brillanti delle viti
che il vento agita contro i cieli acciaio,
c’è ancora qualcosa che ti devo dare,
quando tutto avrebbe invece suggerito
l’esatto opposto, qui sull’asfalto lucido
che trema sotto ai fari, ed è anche più
di quanto mi aspettassi, non mi posso
lamentare, anche se non sei qui,
anche se non ci sarai più,
perché lamentarsi non serve, e mangia via
il tempo, e io al contrario ho ancora
qualcosa da dirti, vedi, nonostante tutto,
cara.
Immagine: Turner, Sunrise with Sea Monsters.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).