Sei poesie, nella traduzione inedita di Franca Mancinelli, dalla raccolta Cristales en el tiempo (Huerga & Fierro Editores, 2017).
Posto crudele per una domatrice di ventagli
lei veniva dal freddo
non la spaventava la sedia di vimini
il suo schienale curvo
con la stoffa e il suo codice antico
catturava il vento
lo distribuiva
in corte raffiche che si chiudono
al ritmo delle stecche
lei veniva dal freddo
coperta di grasso
di qualche animale con le budella fuori
per questo le sue gambe,
da un capo all’altro,
da un estremo all’altro
erano forbici
la casa
la gatta,
i mobili,
il ventaglio
che non ho,
i 3 balconi che ho
li stava tagliando
in un aprire e chiudere di passo,
passi alti per tracciare impronte
dopo tutto fu gesto
ombre cinesi
il desiderio è ora una fisarmonica di carta
che si nasconde nelle sue mani
in pieghe che non si chiudono
il desiderio è una fisarmonica di carta
che a intervalli stride
*
Asiento cruel para una domadora de abanicos
ella venía del frío
no le asustaba el asiento de mimbre
su respaldo curvo
con la tela y su código antiguo
capturaba el viento
lo distribuía
en ráfagas cortas que se cierran
a ritmo de palillos
ella venía del frío
cubierta de grasa
de algún animal con las tripas fuera
por eso sus piernas,
de punta a punta,
de extremo a otro
eran tijeras
la casa
la gata,
los muebles,
el abanico
que no tengo,
los 3 balcones que sí
los fue cortando
en un abrir y cerrar de pasos,
pasos altos para trazar huellas
luego todo fue gesto
sombras chinescas
el deseo es ahora un acordeón de papel
que en sus manos se esconde
en pliegues que no cierran
el deseo es un acordeón de papel
que a ratos chirría
***
Il ghiacciaio si ritirò in una punta,
in un angolo di se stesso,
e imitando un racconto antico
invocò una fessura, la più profonda,
si guardò di traverso
e domandò:
chi è ora
il più depravato?
*
El glaciar se replegó en una punta,
en una esquina de sí mismo,
e imitando un cuento antiguo
invocó a una grieta, la más profunda,
se miró de medio filo
y preguntó:
¿quién ahora
es el más pervertido?
***
Ogni giorno mi piacciono di più i manichini
le loro gambe salde e fibrose,
le loro labbra perfette
non molto sottili, non troppo grosse,
i loro visi uniformi quasi sempre dai capelli corti
labbra rosse sensuali
gli occhi nel punto esatto dell’infinito
vuoti e duri, freddi e duri
all’inizio della stagione rilucevano gambe
di lattice nero
braccia slegate dal corpo
sul pavimento
il torso nudo
tette ritte, appuntite,
pelle color carne o quasi bianca
le guardo attraverso il vetro, le fotografo
prima che le vestano
le desidero così: rotonde, vere.
*
Cada día me gustan más los maniquíes
sus piernas firmes y fibrosas,
sus labios perfectos
no muy delgados, no demasiado gruesos,
sus rostros uniformes de pelo corto casi siempre
labios rojos sensuales
los ojos en el punto exacto del infinito
vacíos y duros, fríos y duros
al inicio de temporada lucían látex negros
en las piernas
los brazos desencajados del cuerpo,
por los suelos,
el torso desnudo
tetas erguidas, en punta,
piel color carne o casi blanca
las miro tras el cristal, las fotografío
antes de que las vistan
las deseo así: rotundas, verdaderas.
***
Una donna in bianco
con tristezza di albero
svuotava gli occhi nel fiume
erano già macerate le pupille
nell’assenza dell’istante
della sua pelle, dell’osso,
dei suoi rami carichi
di balbettio
lei si espande verso l’acqua,
discende senza radici
*
Una mujer de blanco
con tristeza de árbol
vacía los ojos en el río
venían de antes maceradas las pupilas
en la propia ausencia del instante
de su pellejo, del hueso,
de sus ramas cargadas
de balbuceo
ella se expande rumbo al agua,
desciende sin raíces
***
Arriverai prima del mare. Lo so perché le onde tardano a esplodere, perché mancano pietre nelle strade. Il sole qui può essere brusco. Apparirai. Verrai portando l’acqua, spargendo la notizia del sale.
*
Llegarás antes que el mar. Lo sé porque las olas tardan en estallar, porque faltan rocas en las calles. El sol aquí puede ser abrupto. Aparecerás. Vendrás cargando el agua, esparciendo la noticia de la sal.
***
Ho una sensazione di mare negli occhi
acqua che da lontano viene a colpire rocce
con quel rumore sordo, una volta e ancora,
instancabile il flagello
l’odore di sale, il sapore del sale,
la sabbia che sputa e quel momento
in cui guardo trovando ciò che sono stata
un mare del nord a forma di ferro di cavallo
un mare calmo negli occhi dell’infanzia
che non arriva
li chiudo, li apro,
le onde continuano fuori.
*
Tengo una sensación de mar en los ojos
agua que viene de lejos golpeando rocas
metiendo ese ruido sordo, una y otra vez,
incansable el azote
el olor a sal, el sabor a sal,
la arena que escupe y ese momento
en que miro encontrando lo que fui
un mar del norte con forma de herradura
un mar quieto en los ojos de la infancia
que no llega
los cierro, los abro,
las olas continúan fuera.
Immagine: Opera di Giuseppe De Siati.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).