Cinque poesie di Kenneth Rexroth

da | Dic 18, 2018

Da Su quale pianeta, Marcos y Marcos, 1999; traduzione di Flavio Santi. Selezione a cura di Dario Bertini.

da In What Hour (1940)

Su quale pianeta

Uniforme sull’intera campagna
Impercettibile l’aria calda scorre verso il mare;
La foschia autunnale muove in spessi banchi
Sopra l’acqua pallida;
Ci sono aironi bianchi nelle paludi azzurre;
Tamalpais, Diablo e Sant’Elena
Galleggiano nell’aria.
Ci stiamo arrampicando sulle pareti di Hunter’s Hill
E dominiamo ottanta chilometri di mare e
Monti in sinuosa compenetrazione.

Puntando su uno storto camino,
Appena alzo la testa al livello
Di una nicchia, due gufi bianchi
Si levano in volo, vicino al mio volto, in silenzio.
Si librano confusi nella luce del sole
E poi spariscono nei recessi della parete.

Tutto il giorno sono stato qui a guardare un nuovo scalatore,
Una giovane donna dai capelli di un biondo cenere
E dagli occhi gentili e leali.
Sale lenta e precisa,
Con una grazia tutta sua.
Mentre riavvolgevo le funi,
Guardando lo spettacolo del tramonto,
Lei si gira e mi dice, quieta:
« Sarà uno splendore su Saturno,
Con tutti quegli anelli e quelle lune, il tramonto…»

*

On What Planet

Uniformly over the whole countryside
The warm air flows imperceptibly seaward;
The autumn haze drifts in deep bands
Over the pale water;
White egrets stand in the blue marshes;
Tamalpais, Diablo, St. Helena
Float in the air.
Climbing on the cliffs of Hunter’s Hill
We look out over fifty miles of sinuous
Interpenetration of mountains and sea.

Leading up a twisted chimney,
Just as my eyes rise to the level
Of a small cave, two white owls
Fly out, silent, close to my face.
They hover, confused in the sunlight,
And disappear into the recesses of the cliff.

All day I have been watching a new climber,
A young girl with ash blonde hair
And gentle confident eyes.
She climbs slowly, precisely,
With unwasted grace.
While I am coiling the ropes,
Watching the spectacular sunset,
She turns to me and says, quietly,
“It must be very beautiful, the sunset,
On Saturn, with the rings and all the moons.”

***

Gic-Har

È tardi, la notte è fredda e umida.
Il fumo di tabacco impregna l’aria.
Il cervello è stanco e inquieto.
Prendo il volume Gic-Har dell’enciclopedia:
Sembra che l’abbia letto tutto fino in fondo,
In tante altre notti così.
Mi siedo con la mente vuota, lo sguardo fisso alla voce «Frosone»
Ascolto lo stridere lungo e fitto
Dei treni merci e dei vagoni lontani.
Di colpo mi ricordo:
La sera presto, d’estate, sopra la lunga morena,
Sto tornando a casa da un bagno
Nel Ten Mile Creek,
Con i capelli umidi, l’odore di fango e di alghe.
Mi ricordo. un sicomoro davanti a una fattoria in rovina,
E la rivelazione chiara e immediata
Di un suono di incredibile purezza e gioia,
Il mio primo frosone dal petto rosato
In faccia al sole basso, il corpo
Soffuso nella luce.
Rimasi immobile e freddo nel caldo della sera
Finché lui non volò via e io scoprii
Nel mio dodicesimo anno che era successa
Una delle grandi cose della mia vita.
Una trentina di fattorie scaricano i rifiuti nel fiume.
Il podere ha ceduto a una periferia povera.
Sui giardini riarsi ci sono stornelli, ostili e aggressivi.
E io sto dall’altra parte del continente
Dieci anni in una città indifferente.

*

Gic to Har

It is late at night, cold and damp
The air is filled with tobacco smoke.
My brain is worried and tired.
I pick up the encyclopedia,
The volume GIC to HAR,
It seems I have read everything in it,
So many other nights like this.
I sit staring empty-headed at the article Grosbeak,
Listening to the long rattle and pound
Of freight cars and switch engines in the distance.
Suddenly I remember
Coming home from swimming
In Ten Mile Creek,
Over the long moraine in the early summer evening,
My hair wet, smelling of waterweeds and mud.
I remember a sycamore in front of a ruined farmhouse,
And instantly and clearly the revelation
Of a song of incredible purity and joy,
My first rose-breasted grosbeak,
Facing the low sun, his body
Suffused with light.
I was motionless and cold in the hot evening
Until he flew away, and I went on knowing
In my twelfth year one of the great things
Of my life had happened.
Thirty factories empty their refuse in the creek.
On the parched lawns are starlings, alien and aggressive.
And I am on the other side of the continent
Ten years in an unfriendly city.

***

da The Phoenix and the Tortoise (1944)

Musica di liuto

La terra andrà avanti ancora molto tempo
Prima della glaciazione finale;
L’abiteranno uomini che avranno nomi
E motiveranno le loro azioni.
E saremo qui solo
Come costituenti chimici-
Proprio un piccolo privilegio.
Ora abbiamo vita,
Globuli, ambizioni, carezze,
Come tutti un tempo-
Tutto il luminoso popolo della neige d’antan,
«Elena sapiente, Iopa splendente e tutti gli altri»,
Tutti morti inquieti che ricordiamo.

Che qui alla fine dell’anno, alla festa
Della nascita, ci sia possibile scambiarci
I doni portati un tempo a ovest passando i deserti.
L’incenso e l’estasi delle braccia e delle gambe,
La mirra dei baci disperati, invincibili-
Che ci sia possibile celebrare
La quotidiana natività dell’amore,
L’infinita epifania dei nostri fluidi ego,
E intanto la terra ruota sotto di noi,
Tra inverni ed estati ignote,
Tra sconfinati spazi stellari.

*

Lute music

The Earth will be going on a long time
Before it finally freezes;
Men will be on it; they will take names,
Give their deeds reasons.
We will be here only
As chemical constituents—
A small franchise indeed.
Right now we have lives,
Corpuscles, Ambitions, Caresses,
Like everybody had once—

Here at the year’s end, at the feast
Of birth, let us bring to each other
The gifts brought once west through deserts—
The precious metal of our mingled hair,
The frankincense of enraptured arms and legs,
The myrrh of desperate, invincible kisses—
Let us celebrate the daily
Recurrent nativity of love,
The endless epiphany of our fluent selves,
While the earth rolls away under us
Into unknown snows and summers,
Into untraveled spaces of the stars.

***

Il bello della cultura

Sono un uomo che ha pochi amici
E nessuna ambizione, assolutamente incapace
Di guadagnarmi da vivere: divento sempre
Meno giovane, in fuga dalla fine che mi merito.
Certo, solitario e straccione, e con questo?
A mezzanotte mi faccio una brocca
Di vino bianco bollente e semi di cardamomo.
Con una vecchia veste grigia e un basco logoro
Mi siedo al freddo e scrivo poesie,
Disegno corpi nudi sui margini spiegazzati
Mi unisco con le sedicenni
Ninfomani della mia fantasia.

*

The Advantages of Learning

I am a man with no ambitions
And few friends, wholly incapable
Of making a living, growing no
Younger, fugitive from some just doom.
Lonely, ill-clothed, what does it matter?
At midnight I make myself a jug
Of hot white wine and cardamon seeds.
In a torn grey robe and old beret,
I sit in the cold writing poems,
Drawing nudes on the crooked margins,
Copulating with sixteen year old
Nymphomaniacs of my imagination.

***

Entre deux guerres

Ti ricordi la colazione a Novembre?
L’uva nera fresca profumata appena
Del sughero che l’avvolgeva,
I panini croccanti con la carne calda, bianca
E le tavolette di cioccolato al miele?
E poi la notte i party, col tango e il gin?
Le retine al vento, i gemelli dimenticati?
Che fine hanno fatto tutti quanti,
Le ore matte, le belle ragazze?
Ci hanno detto che eravamo persi, pazzi e immorali,
Immischiati con le trame del potere
E oggi a milioni chiusi vivi
Dentro alle loro cerimoniose bare,
Sepolti vivi premono sui cofani
Si pigiano nei sottosuoli delle macerie, litigano
Per le loro carni fatte frantumi.

*

Between Two Wars

Remember that breakfast one November —
Cold black grapes smelling faintly
Of the cork they were packed in,
Hard rolls with hot, white flesh,
And thick, honey sweetened chocolate?
And the parties at night; the gin and the tangos?
The torn hair nets, the lost cuff links?
Where have they all gone to,
The beautiful girls, the abandoned hours?
They said we were lost, mad and immoral,
And interfered with the plans of the management.
And today, millions and millions, shut alive
In the coffins of circumstance,
Beat on the buried lids,
Huddle in the cellars of ruins, and quarrel
Over their own fragmented flesh.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).