Che cosa si giustifica

da | Ago 26, 2015

I

Guardati da questo giugno velenoso, privo di radici e di
formiche, questo discorso non ha senso, più, tutti
lo sanno, se volete sapere qualcosa delle origini della vita,
non ebbe origine, del mondo, non gliene importa, più,
questo giugno non è nato, sappiatelo, smettete di pensare
al denaro e decidete, tra la storia e il dramma o
la tragedia, la verità, io credo, e i fatti tali e quali, se
il luogo non c’è, dove si è nati, né la casa, nessuno
sa dove sia, e così non ascoltatemi e vi dico di
tagliarle le braccia, sarà straordinario, che si liberino
i grandi seni, e masticate, fino alla fine, dentro
la società e le sue leggende, piccole e grandi labbra, nel
parco che si inventa, nei cespugli, per infiammare il pene,
dove si corre, in senso metaforico, perché in realtà
non ho più fiato.

II

Non smettete di delirare, questo è il momento dell’utopia,
la Terra ha quattro o sei miliardi di anni, se questa
cifra ha un significato, c’era un’antica verità e si rivela
falsa, e molte altre, e ora questa mi sembra giusta, dare
fuoco all’encefalo, al sogno idiota, sostituitelo con una
altra idea, che non significava nulla, lo sanno tutti, solo
paura, per questo ti consiglio di dormire e non svegliarti [se
c’è un’angoscia nel presente momento, e ancora vi ripeto
di tagliarci la gola, è rapido e divertente e stupisce
la gente, senza mani, giú in piazza, attorno ai tavolini,
e avveleniamoci tutti, le ragazze sono pronte, ora con i [gelati,
per nascondersi sotto, con le tovaglie e un ritmo incontrol-
labile, e arriva, calma, a furia di gridare, ecco, vi volevo
dire, l’estasi, amore mio,che ci tiene occupati.

III

Guardate che se smette di correre non c’è chi lo fermi,
non riuscite più a dire o a sapere che cosa, per esempio,
la morte, e vi chiedete, è la semantica franata, sapete,
per montagne di occhiali, di lenti e di capelli, è meglio
che ci togliamo le radici e non parlarne, più, degli arche
tipi e del resto, del vento che gli soffia sulla fronte e
lui diventa piccolo e lo culla, tra i grandi seni del padre,
e se c’è il mare, che si gonfia, lo sommerge, e si accorge
che è sperma, la linfa dei canneti, le erbe che si cancellano,
i testicoli sono piccioni, sapevate, e il pene il cardo da
brucare, serve a quello che non serve, perché l’esistere non
esiste, questo vi ripeto, e il vivere, ecco come ti
sfugge, non c’è inizio e la fine è continua, così
smettiamo, di adoperare le mani, se la tragedia è falsa,
pisciano, la storia non è storia, l’utopia inservibile e
non ci salva, con un po’ di pazienza, poi passa,
se non riuscite a crederlo.

IV

Che cosa si giustifica, ditemi, quando dovete saperlo,
con il diritto di salvare gli altri, è la questione
della fame, è noto, ed altre, che non le risolvete se
la rivoluzione fallisce di continuo, in un momento
come questo, ora, nel secolo che si volta e ci lascia
la scelta e la non scelta, ora, se non si vede nulla,
non molto, o piú: che era tutto falso, dimenticate quegli [anni
e ricordiamo, qui, rimangono i giorni conclusivi,
con il significato che non sapete, per i morti
di fame piú degli altri, se non immaginate come vivranno [né
che cosa penseremo, se ne saremo convinti, con i fili
che non si intrecciano, vi frustano sotto vento, o mai.

V

Vi dico di sí, che cosa si giustifica e in prima istanza
se pensate ai fascisti, se ripetono di non risolvere e non
sanno in che punto sl trovano, del paese e della storia e [non
vogliono e ti costringono, se credete di salvare il salvabile,
e si passano la voce e sei finito.

Non volevo parlarvi della palude italiana, non è di questa
terra, sono tutti fascisti, qui verminosi, o è proprio di [questa
nel momento in cui decidevo di parlarne, e vi domando
su quale e come, e con che, qualcosa potrà cambiare, più o [mai.

Siete felici pensando al divenire, ora
che li macina tutti e stanno per scomparire, sono già
morti e passano la voce agli eredi per continuare, credono,
ma sono veramente morti, e cosí la paura deve venire [dopo,
ora, che sono scomparsi, ridotti, rinchiusi: nella [rivoluzione
tradita, nella vita che non si definisce, nella somma [ingiustizia,
nell’errore condannato, continua, se riusciamo a vivere,
vi chiedo, per quanto e perché.

VI

Questo sembra certo, anche l’idea del nulla è
soltanto un’idea, perché ci manca tutto e privarsi
dell’esistenza è un concludersi idiota, lo scheletro
del nulla, l’angelo falso, raphael alberti, ancora
vivo, e un altro continua a dire, a vivere come,
è patetico e vero, nella galassia andromeda, per
infiniti movimenti e insensati, l’invenzione del serpente,
in una pioggia di squame, questo: la mistica idea
del nulla nasce dalla mancanza e dal bisogno.

Allora vi ripeto: essere consapevoli non significa,
piú, è questo veramente nulla e vuole dire, se non
vi distraete all’infinito, le vecchie idee tuttavia
ci illudono e dunque: rimuoviamo l’esistere, la
mancanza o il bisogno e conserviamo i fatti, il vivere
e la storia, cui siamo molto disinteressati, o meno.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).