Canción errónea (Poeti spagnoli contemporanei/1)

da | Apr 2, 2013

(da Canción errónea, 2012)

Fuggi da te per raggiungere verità che non sono mai esistite.

Parli di un uccello che attraversò i tuoi sogni. Ti inganni: tu, pur non essendo, sei la sua unica realtà.

“La rosa è bella, e a cosa serve?”
…………………………………Così sono le tue grandi, le tue inutili domande.

“Ignorare per vedere”, dici inoltre.
…………………………………Ma, vedere cosa? Riuscirai solo a far sì che brucino i tuoi occhi.
…………………………………Cerca di capirlo:
non esiste che una sola parola vera:
……………………………………no.

 *

Huyes de ti para alcanzar verdades que no existieron nunca.

Hablas de un ave que atravesó tus sueños. Te enganas: tú, aun no siendo, eres su única realidad.

«La rosa es bella, ¿y para qué?»
…………………………………Así son tus grandes, tus inútiles preguntas.

«Ignorar para ver», dices también.
…………………………………Pero, ¿qué ver? Tan sólo lograrás que ardan tus ojos.
…………………………………Compréndelo:
no existe más que una palabra verdadera:
…………………………………………..no.

***

Hai attraversato piano la città.
Per una volta, non andrai a lavorare,
né a comprare una medicina o a consegnare una lettera:
sei uscito in strada per stare nella notte.

Hai fortuna stavolta:
……………………..la notte è tutta tua e ti avvolge
e senti come se ti stessi riunendo con tua madre e pensi
che forse è bello esistere sotto le stelle.

Avanzi nell’oscurità e vai scoprendo che è bello anche camminare per le strade ed ascoltare i tuoi passi
e sentire la notte di coloro che dormono già
e comprenderli come un unico essere,
come se riposassero da una stessa stanchezza
tutti nello stesso sonno.

Ma avanzi ancora.
……………………Ora vedi
la povertà insonne, vedi il freddo
bianco e carnale, e, alla fine, senti
che pesa molto, troppo,
il tuo cuore.

E ritorni.

*

Has cruzado despacio la ciudad.

Por una vez, tú no vas a trabajar
ni a comprar una medicina ni a entregar una carta:
has salido a la calle para estar en la noche.

Tienes suerte esta vez:
…………………….toda la noche es tuya y te envuelve
y tú sientes como si fueras a reunirte con tu madre y piensas
que quizá es bueno existir debajo de la estrellas.

Avanzas en la oscuridad y vas sabiendo que también es bueno ir por las calles y escuchar tus pasos
y sentir la noche de los que ya duermen
y comprenderlos como a un solo ser,
como si descansasen del mismo cansancio
todos en el mismo sueño.

Pero avanzas más.
…………………….Ahora ves
la pobreza insomne, ves el frío
blanco y carnal, y, finalmente, sientes
que pesa mucho, demasiado,
tu corazón.

Y retornas.

***

(da Arden las pérdidas, 2003)

Ho gettato nell’abisso l’osso della misericordia; non è necessario quando il dolore è parte della serenità, ma la lucidità agisce in me come un alcol impazzito.

So che nella morte crescono le unghie. Al cuore

non scende nessuno. Ci sgomberiamo di noi stessi nell’espellere la falsità, ci squoiamo

e non viene nessuno. Non

c’è ombra né agonia. Bene:

non ci sia altro che luce. È così

l’ultima ebbrezza: parti uguali

di vertigine e oblio.

*

He tirado al abismo el hueso de la misericordia; no es necesario cuando el dolor es parte de la serenidad, pero la lucidez trabaja en mí como un alcohol enloquecido.

Sé que las uñas crecen en la muerte. No

baja nadie al corazón. Nos despojamos de nosotros mismos al expulsar la falsedad, nos desollamos y

no viene nadie. No

hay sombras ni agonía. Bien:

no haya más que luz. Así es

la última ebriedad: partes iguales

de vértigo y olvido.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).