Amici così, per grazia di lettura (Poeti spagnoli contemporanei\2)

da | Apr 19, 2013

I giardini

Tempo in profondo; scende sui giardini.
Guarda come si posa. Ora s’affonda,
è tua l’anima sua. Che trasparenza
di sere unite insieme per l’eterno!
La tua infanzia, sì, favola di fonti.

(traduzione di Eugenio Montale)

Los jardines

Tiempo en profundidad: está en jardines.
Mira como se posa. Ya se ahonda.
Ya es tuyo su interior. ¡Qué trasparencia
De muchas tardes, para siempre juntas!
Sí, tu niñez, ya fábula de fuentes.

*

La fonte

[seconda di tre variazioni su un tema delle Stagioni di Romano Bilenchi]

II

Alla fonte di quella valle,
alta fonte a tre archi,
lavavano i loro panni
sotto il sole di quell’estate
rumorosa dei sobborghi
donne di quelle parti.
Un cavallo irrompendo
tra le donne timoroso
si accostava alla fonte
e beveva lentamente
dopo aver fissato a lungo
la trasparenza più grande
o più scarsa dell’acqua.
Altri cavalli venivano
scherzavano, nitrivano,
si mordevano il collo
mentre verso qualche mano
si tendeva qualche muso
a ricever carezze.
Poi insieme se ne andavano
per la strada alta e bianca
di polvere, mordendosi
con amore colli e fianchi.

(traduzione di Mario Luzi)

La fuente

II

En la fuente de aquel valle,
Alta fuente de tres arcos,
Lavaban su ropa blanca,
Bajo el sol de aquel verano
Ruidoso de las afueras,
Mujeres de aquellos barrios.
Irrumpiendo entre las filas
Femeninas un caballo
Temeroso hasta la fuente
Se llegaba y muy despacio
Bebía, no sin haber
Algún tiempo contemplado
La trasparencia mayor
O menor del agua. Varios
Caballos venían juntos,
Relinchaban retozando,
En el cuello se mordían
Mientras hacia alguna mano
Se tendía algún hocico
Pronto a ser acariciado.
Y juntos, al fin se fueron
Por el camino, más alto
De polvo blanco, mordiéndose
Con amor cuellos y flancos.

*

Bilancio

Passano gli anni.
Il bilancio fatale s’impone
anche ai più sprovveduti.
Che mi proposi mai, che mai lucrai
quale successo
ebbero il mio sentire e l’ingegnarmi?
È vano che maniere sempre astute
di mentirmi spieghino
tutti i loro sofismi.
Con il vero, alla fine, non discuto.
Oggi ben altro è ormai
ciò che m’illude.
Mi resta l’illusione
d’esser me stesso. Chi vale
più che il proprio risultato?
L’esperienza scaccia le grammatiche,
il mio essere
è solo il mio vivere accumulato.
Se il gran dono si perse, e non fu nulla,
a consolarmi crescerà l’orgoglio.
Una forza così sperperata
favorisce monologo e bisbiglio.
Chi è veramente umile
pone il valor dell’essere nel fare.
Io sono la mia somma.
Dalle pretese alla realtà rientro.
E la levata del mare
fa sfumare ogni spuma.

(traduzione di Andrea Zanzotto)

El balance

Pasan los años y el fatal balance
Se impone ya a los más desprevenidos.
¿Qué me propuse, qué logré, qué alcance
Tuvieron mi agudeza, mis sentidos?

Es inútil que un modo siempre astuto
De mentirme despliegue sus sofismas.
Con la verdad al fin ya no discuto.
Mis ilusiones hoy no son las mismas.

¿Me queda la ilusión de ser yo mismo
Quien vale más que el propio resultado?
La experiencia retorna al catecismo.
Mi ser es vivir acumulado.

Se perdió un gran don, si no fue nada,
Para consuelo crecerá el orgullo.
Una potencia así despilfarrada
Favorece monólogo y murmullo.

El de veras humilde pone el peso
De su ser en su hacer: yo soy mi suma.
De pretensión a realidad regreso.
Pulso del oleaje esfuma espuma.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).