Ad altezza d’uomo

da | Ago 18, 2015

Sette poesie inedite.

***

Ad altezza d’uomo

Sul ghiaccio, in bici, un gradino
non visto, e sempre una specie
di frenetico sgomento,
le poche volte in cui davvero
avviene per caso di cadere,
in volto la vergogna di una svista,
di una tara dimenticata.

Ma ieri sul pavimento hai scelto
di rimanere un pomeriggio
quasi intero, e da lì hai pulito, risposto
a chiamate, fatto pure, all’imbrunire,
qualche acquisto

finché, disteso, con la sera a lenzuolo,
la paura ti sei accorto che la dà
non l’idea di restare giù
ma quella di rialzarsi
ad altezza d’uomo.

*

Il venditore di coltelli

Un venditore porta a porta di coltelli,
oggi, difficile da allontanare, giovane
e senza barriere, già amico dopo
il primo saluto:

con tutte le cose che servirebbero ora
nei giorni a imbuto che portano inverno
anche soltanto nei musi dei cani,
coltelli, «un affare», muovendo, fa,
per aprire di scatto il baule dell’auto,
e nella tua ombra che intanto
svicola ritrovi una violenza
come il freddo fuori dagli usci.

Ma te le immagini, girando l’angolo,
le lame nella valigia,
aperte all’aria
e inutili.

*

Fallo di reazione

Da qualche parte dovevi iniziare,
e lo hai fatto dalle cacche dei cani,
all’ennesimo lascito davanti
all’ingresso: darsi allora da fare,
togliere tempo alla vita normale
per stampare con bile un A4,
veemente, su inchiostro marrone

il vero pezzo di merda (hai scritto)
è il padrone

e sentivi ad appenderlo i muscoli
tesi, più fondo il salto nel petto.

Da qualche parte dovevi iniziare
a dare addosso al mondo: il fallo
di reazione che puniscono
gli arbitri
con il rosso diretto.

*

Necessità dell’odio di classe

Solo una differenza, in fondo, noti,
passato in breve dall’Arcella
clandestina ai porfidi in cotto
dei vicoli centrali, ed è che le liti
furiose dalle macchine (i parcheggi,
uno striscio, le precedenze)
avvengono, qua, in italiano perfetto.

E poi senti che nessuno se ne va
violento come avrebbe voluto.

*

Pugni

Inedita ho scoperto l’attitudine
a dare dei pugni alle cose, che è,
in qualche modo, violenza,
richiesta pietosa al mondo
di presenza

per quanto sia io, poi, che rispondo,
nel profondo silenzio che si fa,
le nocche che tremano,
arrossate, nella stanza,
gli occhi chiusi di complicità.

*

All’altezza del mondo

Purché soli è possibile una sera
alle cose riconoscere bellezza

l’aria che tira piano, gli occhi
chiusi un breve istante in cui
chiunque passando sarebbe
lieve
sarebbe niente.

Come fare in acqua il morto
ma in piedi
all’altezza del mondo.

*

Sparire

Capitava ogni tanto di sentire
che qualche avvistamento
c’era stato, più o meno remoto,
ovviamente infondato:
inconsolabili fan o mitomani
colpiti da una forma di inquietudine
non così diversa dalla sua.

Poi, a un certo punto, più nulla:
nessuno, ormai da anni, comunica
di aver visto il musicista scomparso.

C’è dunque, a quanto pare, un momento
in cui persino sparire finisce:
è un istante, a viversi, impossibile
ma che vibrante si può immaginare
come l’acqua dietro alle navi
che ritorna a essere mare.

Immagine: Franco Fontana, Zurigo, 1981.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).