I.
Saremmo usciti dalla capanna. Dipendeva dai suoi accenni, il linguaggio del corpo arriva presto, malgrado la ragazza amasse una vita idealmente intesa (e quel suo profumo inglese raggiunse la zona alberata). Come
una scena che non avesse importanza, la quale però cominciava con la presenza reciproca di tutti, un’epoca intera di occhiate: niente idee se non negli sguardi.
II.
La prima notte posso darmi ai sottintesi, affascinanti e cortesi fino alla soddisfazione perfetta; quello che voglio sono soltanto le curiosità, purché ridotte ai loro dettagli. Purché desiderabili.
III.
Dimmi un po’: la pioggia. Giriamo, sotto gli ombrelli – anziché tornare alla capanna dai compagni (dato che questo è l’ultimo dei miei scopi). Giriamo sotto gli ombrelli, interroghiamo le pause impagabili del volto.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).