Una stagione d’aria

da | Dic 12, 2017

Alcune poesie da Una stagione d’aria di Isabella Leardini (Donzelli, 2017).

Le cose che durano troppo
sono come lunghi sonni del mattino
vanno via fino a svuotare gli occhi.
Come un inverno che finisce all’improvviso
dentro qualche giornata di vento
ho smesso di esserti fedele.
Ritorni vivo dei tuoi soli giorni.
Con il brivido di chi si è appena alzato
attraverso la piazza come un taglio
in mezzo ai voli svelti degli sguardi
che vengono con me come la luce
addosso a questa età che non ha nome.

*

Le ragazze che crollano col giorno
iniziano insieme agli uccelli.
Non è solo una festa del mattino,
è il piccolo infuriare, questa fame
che non si sazia mai.
Il buio che più addosso si fa chiaro
può smettere o finire nel cantare
con le attese che tornano attese
ferme come le cose alle finestre.
Lo strappo della notte ci fa male
come ogni venire alla luce.

*

Che cos’è che alla fine ci mette
in quel bisogno di pace dei bambini
quando dopo il furore del respiro
ridono come se fosse stato niente.
Il nostro cuore ogni giorno si azzera
e riparte dal primo punto chiaro
che ancora ci fa dire «sono qui».

*

Mi piace riconoscerci nei voli
e nei riposi brevi degli uccelli.
Le nostre sono stanze nascoste
come nidi venuti su tra i rami
la vita gli ha già dato un nome
quando arrivano a toccare l’erba.
Ci sarà una nuova estate
e nuovi temporali su di loro;
i più superbi sono quelli che per primi
cadranno nell’istinto di volare.
L’impaziente che raggiunge i balconi
sta sull’orlo a sfiorare l’aria
e non sa come tornare a casa.
Chissà se gli farà paura
l’aver capito e tentato troppo presto
il destino della sua natura.

*

Quando tu vuoi la calma dell’aria
come un’estate che a lungo si trattiene
in un attimo rovescio il cielo.
Sono una stagione che si rivolta
ce l’ho in faccia come un inganno
quest’aria aperta da città di mare.
Invece sono sempre stata questo
una piccola belva di bufere:
la verità delle città di mare.

*

L’usurpatrice non la conoscete
non è quella che ride dell’aria
nei giorni buoni di ogni stagione.
Lei è quella che cammina contro i muri
quella che voi non riconoscerete mai.
Sono le mogli dell’ombra che sembrano
attraversare i giorni nel vuoto
con una meta chiusa nella fronte.
Non c’è nessuno che si sfami con le briciole
e questa fame è identica alla vostra
ma qui non servono più
i grandi giri aperti né le ruote.
Ferme come le sedie in una casa
dove in fondo non si siede mai nessuno
tutto quello che fanno è mirare
sempre più fisso il loro fuoco e misurare
il tempo in ogni fiato che rinnova
quel che credevano non sarebbe bastato.
Nessuno guarda a lungo chi ha pianto
ma chi sembra non avere niente
quasi sempre ha messo tutto in un segreto.

*

Irene

Sempre spartita tra fratelli e sorelle, la pensione Irene a Miramare di Rimini è in vendita dopo settant’anni. Irene, una ragazza amata in guerra, in famiglia nessuno sa chi sia.

Le bambine attraversano il giardino
in diagonale tra i tavoli e le foglie
hanno una meta qualunque per passare
mentre contano le mattonelle.
Arrivano tutte le sere
nell’ora bella che trascina la sabbia
i turisti che tornano dal mare
annunciati dai primi e tutti insieme.
Sarebbero state per sempre
nel posto giusto ma quasi per caso
al momento di salutare
come un presentimento indecifrato.

La pensione non era di nessuno
era il nome di una cosa mancata
predestinato sbaglio di persona
Irene, non la fidanzata.

I turisti hanno un sorriso migliore
sembra che credano solo all’estate
per questo la chiamiamo la stagione
l’antonomasia delle cose sperate.

Le bambine non fanno quasi niente
controllano gli arrivi e le partenze
il pomeriggio senza farsi vedere
aspettano di essere guardate.

Irene sul rovescio del suo nome
nell’impazzire di una guerra privata
nessuno crederebbe che era bella
che sia stata così tanto abitata.

Immagine: Luigi Ghirri, Rimini.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).