43.
Il cerchio degli amici si va restringendo, ciascuno
ha troppi guai, non vorrebbe pesare sugli altri.
Mi chiudo in me stessa, rimesto il mio malumore, il mio affanno,
imparo a tacere, mi rodo, nemmeno gli scaltri
sanno ciò che avverrà tra sei giorni, tra un anno.
Ma se riuscissi a venire da te, districandomi
da questo invoglio marcito, da questa kàtorga,
sarei felice: felice come una pulce.
Domani si concluderà la stagione. Una lunga catena
di recite in giugno. Ritorno a Pilsen, a cuccia.
Vladia finisce il sei luglio, avremo in casa i pittori.
Poi, sciup: voleremo verso una spiaggia romena,
per riposare lontano da ukase e sermoni.
Ti auguro buone vacanze e un po’ di salute.
Se mi penserai qualche volta, solleva il bicchiere,
perché si ravvivino tutte le nostre speranze perdute.
Sarei felice. Felice come una pulce.
Ma intorno a noi sempre più alte barriere
si levano e mura gelide e mute.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).