Come l’idea di Leonardo
Dove si aprono paesaggi su una goccia d’acqua
O draghi si acquattano in macchie scure,
Il mio muro che si sfalda, nell’aria chiara,
Mappa l’Europa con le sue venature.
Sul davanzale miniato, il bordo di latta
Dorato di una birra luccica
Come la sera su un lago del Canaletto,
O come le rocce di quell’eremo
Dove, nella sua cella di luce, lo smunto Gerolamo
Prega che il Suo regno venga
Alla città remota.
La luce crea la propria quiete. Nel suo anello
Ogni cosa è. Una tazza di caffè crepata,
Un pane spezzato, un vaso sbrecciato diventano
Se Stessi, come in Chardin,
O nel chiarore di birra di Vermeer,
Non oggetti della nostra pietà.
In lei nessun lacrimae rerum, nessun arte.
Solo il dono di vedere
Le cose come sono, dimezzate da un’oscurità
Da cui non possono scostarsi.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).