1.
Che la seconda parte della vita sia occupata a contraddire la prima è di comune esperienza, per quanto spiacevole.
…..Si salva poco di quello che avevamo pensato, forse niente.
…..Cosa rimane allora del tempo passato?
…..Si dice di un maestro zen che, prossimo a morire, aveva invitato i discepoli nel suo giardino e rivolto a loro, sentendo gli uccelli cinguettare sui rami, aveva detto: ― E‘ tutto questo e nient‘altro.
2.
Il negozio di drogheria occupava in parte il piano terra della grande casa, alla ― Clerici.
…..Di solito al banco servivano due donne, entrambe Marie di nome, e diverse volte si univa a loro il giovane nipote, il mio amico Nene.
…..Allora il banco si animava di giovinezza, di chiacchiere e anche di zelo.
…..Questo poteva mettere in sospetto e infatti le due Marie si erano insospettite. Il lavoro aumentava ma non il guadagno. Il Nene era svelto di mano con la cassa.
…..Si raddoppiò la vigilanza arrivando persino a cospargere di farina bianca, ce n‘era tanta in drogheria, l‘accesso al ― tesoretto, dove si tenevano i soldi da versare in banca.
…..Dalle impronte si poteva forse risalire al Nene, ma non aveva funzionato.
…..Nelle sere d‘estate ci andavamo a sedere ai tavolini del Caffè Bosisio. Offriva lui, frappè alla vaniglia.
4.
Il missionario comboniano era tornato dall‘Africa nel ‘35, forse nel ‘36. Don Paolo Cereda aveva una missione a Lerwa, un villaggio sulla colline del Kenya, e aveva tanto da raccontare.
…..Il suo cane era stato preso da un leopardo, apparso improvvisamente, che l‘aveva portato via fra i denti, un asino l‘aveva morsicato a una mano e ne portava ancora i segni.
…..Ma quella sera don Paolo aveva qualcosa da dire sulla Germania e i nuovi riti tedeschi, che si rifacevano ai tempi minacciosi delle foreste, e noi ragazzi non dovevamo ascoltare.
Non li avremmo più sentiti.
6.
Le vecchie bottiglie di fernet, anni trenta, portavano sull‘etichetta l‘indirizzo della ditta, via del Broletto, vicino alla chiesa di San Tomaso.
…..Ma un‘altra iscrizione attirava la curiosità dei più giovani, che l‘andavano ripetendo a voce alta: ― Combatte lo spleen, patema d‘animo.
…..Erano gli anni della grande depressione, della crisi di Borsa, dei salti dalla finestra.
16.
Sulle orme di Fenoglio andavo ad Alba nei suoi luoghi, all‘Albergo Nazionale, in quel negozio di barbiere sotto i portici in centro, pensavo di chiedere qualcosa alla moglie, che aveva un negozio di pelletteria sulla via maestra.
…..― Più che leggere mi aveva detto lei ― lo vedevo scrivere, ma poi si era ricordata del Moby Dick di Melville, tradotto da Pavese, che Fenoglio le aveva portato. ― Leggi le aveva detto ― è tradotto bene. Io però l‘avrei tradotto meglio.
18.
A sopravvivere, della biblioteca di mio padre, erano stati pochi libri, la collana dei classici Utet, una vecchia edizione dei Promessi Sposi, il grande Atlante Geografico e pochi altri. Tra questi spiccava un libro di Cechov, Il monaco nero. Erano sopravvissuti alle vendite che avevamo fatto in tempi difficili e ai vari cambi di abitazione.
I racconti di Cechov avevo provato qualche volta a leggerli, ma proprio Il monaco nero, che era il primo, andava per le lunghe e non riusciva a coinvolgermi.
Il tema dominante sembrava il giardinaggio, con citazioni della ― mela cotogna russa, della ― coltura a rotazione e altre, di carattere tecnico.
Rimanevo perplesso e chiudevo il libro.
Una notte che mi ero svegliato troppo presto, ritornai a prenderlo. Non so come, era comparso di nuovo sul tavolo, a portata di mano.
L‘avevo aperto a caso e lo stavo leggendo, era un dialogo.
Continuai fino alla fine del racconto.
Rimasi sopra pensiero per un certo tempo, dopo.
27.
Che uno scrittore cerchi di arrivare al centro dei suoi interessi come alle ragioni per cui scrive, è molto probabile, ma che ci arrivi è tutt‘altra cosa.
…..A impedirlo si frappongono diverse cause, quando ne basterebbe una soltanto.
Se ci arriva, la sua scrittura ne trabocca, altrimenti ripiega su se stessa, su meno alti traguardi.
37.
Capita nella vita di cambiare idea, di voltare le spalle al passato.
Una di queste idee è la pretesa superiorità sui nostri amati compagni di viaggio, appunto sui cani.
Avendone avuto uno per alcuni anni (ancora oggi lo rimpiango), qualcosa si è incrinato nelle mie certezze.
La loro capacità di intuizione è sorprendente, come straordinaria è la loro fedeltà, nota fin dai tempi più antichi.
Ma qui è in gioco una questione più decisiva, i nostri amici pensano?
Qualcosa sfugge alla nostra ragione. Forse c‘è nella mente degli animali una parte mistica che non conosciamo, ma che qualche volta ci è dato di vedere per un momento nei loro occhi.
41.
Delle qualità dei cani, della loro fedeltà, del loro felice istinto che li porta ad amare chi li nutre, può testimoniare chiunque ne abbia avuto la compagnia.
…..Una compagnia impegnativa, anche questo bisogna sapere.
…..Generalmente ne parlano con entusiasmo e i loro discorsi si concludono con la frase ― gli manca la parola, all‘incirca come Michelangelo davanti al suo Mosè.
…..Ma è proprio questo il punto, gli animali non parlano, per quanti tentativi siano stati fatti per farli parlare.
…..Si cerca di interpretare, di dare un codice ai loro mugolii.
…..Non si cava un ragno da un buco e però si continua nella speranza di trovare l‘anello mancante e arrivare alla sintesi delle teorie evolutive, dal pesce al filosofo.
Immagine: Franco Fontana.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).