Il bolide

da | Giu 1, 2016

Tutto annerò. Brillava, in alto in alto,
il cielo azzurro. In via con me non c’eri,
in lontananza, se non tu, Rio Salto.

Io non t’udiva: udivo i cantonieri
tuoi, le rane, gridar rauche l’arrivo
d’acqua, sempre acqua, a maceri e poderi.

Ricordavo. A’ miei venti anni, mal vivo,
pensai tramata anche per me la morte
nel sangue. E, solo, a notte alta, venivo

per questa via, dove tra l’ombre smorte
era il nemico, forse. Io lento lento
passava, e il cuore dentro battea forte.

Ma colui non vedrebbe il mio spavento,
sebben tremassi all’improvviso svolo
d’una lucciola, a un sibilo di vento:

lento lento passavo: e il cuore a volo
andava avanti. E che dunque? Uno schianto;
e su la strada rantolerei, solo…

no, non solo! Lì presso è il camposanto,
con la sua fioca lampada di vita.
Accorrerebbe la mia madre in pianto.

Mi sfiorerebbe appena con le dita:
le sue lagrime, come una rugiada
nell’ombra, sentirei su la ferita.

Verranno gli altri, e me di su la strada
porteranno con loro esili gridi
a medicare nella lor contrada,

così soave! dove tu sorridi
eternamente sopra il tuo giaciglio
fatto di muschi e d’erbe, come i nidi!

Mentre pensavo, e già sentìa, sul ciglio
del fosso, nella siepe, oltre un filare
di viti, dietro un grande olmo, un bisbiglio

truce, un lampo, uno scoppio… ecco scoppiare
e brillare, cadere, esser caduto,
dall’infinito tremolìo stellare,

un globo d’oro, che si tuffò muto
nelle campagne, come in nebbie vane,
vano; ed illuminò nel suo minuto

siepi, solchi, capanne, e le fiumane
erranti al buio, e gruppi di foreste,
e bianchi ammassi di città lontane.

Gridai, rapito sopra me: Vedeste?
Ma non v’era che il cielo alto e sereno.
Non ombra d’uomo, non rumor di péste.

Cielo, e non altro: il cupo cielo, pieno
di grandi stelle; il cielo, in cui sommerso
mi parve quanto mi parea terreno.

E la Terra sentii nell’Universo.
Sentii, fremendo, ch’è del cielo anch’ella.
E mi vidi quaggiù piccolo e sperso

errare, tra le stelle, in una stella.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).