I
“I colloqui”… Rifatto agile e sano
aduna i versi, rimaneggia, lima,
bilancia il manoscritto nella mano…
– Pochi giochi di sillaba e di rima:
questo rimane dell’età fugace?
E’ tutta qui la giovinezza prima?
Meglio tacere, dileguare in pace
or che fiorito ancora è il mio giardino,
ore che non punta ancora invidia tace.
Meglio sostare a mezzo del cammino
or che il mondo alla mia Musa maldestra
quasi a mima che canta il suo mattino,
soccorrevole ancor porge la destra.
[…]
III
L’immagine di me voglio che sia
sempre ventenne, come in un ritratto;
amici miei, non mi vedrete in via,
curvo dagli anni, tremulo, e disfatto!
Col mio silenzio resterò l’amico
che vi fu caro, un poco mentecatto;
il fanciullo sarò tenero e antico
che sospirava al raggio delle stelle,
che meditava Arturo e Federico,
ma lasciava la pagina ribelle
per seppellir le rondini insepolte,
per dare un’erba alle zampine delle
disperate cetonie capovolte…
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).