Il Lunatico

da | Ott 19, 2015

Alcune poesie dall’ultimo libro di Charles Simić (The Lunatic, Ecco, 2015), nella traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan. Ricordiamo la lettura di Charles Simić martedì 27 ottobre, alle ore 19, presso l’Auditorium della Saint Stephen’s School (via Aventina 3, Roma).

***

The Lunatic
IL LUNATICO

Lo stesso fiocco di neve
continuava a cadere dal cielo grigio
per tutto il pomeriggio.
Cadeva e ricadeva
poi si ritirava su
da terra,
e di nuovo cadeva,
ma ora in modo più furtivo,
con maggiore prudenza
mentre la notte si avvicina
per vedere cosa succede lì in giro.

*

About Myself
SU ME STESSO

Sono il re senza corona degli insonni
che ancora sfida i suoi spettri con la spada,
studioso dei soffitti e delle porte chiuse
che scommette che due più due non sempre fa quattro.

Un vecchio allegro e bonaccione che suona la fisarmonica
quando è di turno nella camera ardente del cimitero.
Una mosca fuggita dalla testa di un folle,
che si riposa su una parete vicino a quella testa.

Discendente di preti e fabbri del villaggio:
riluttante assistente di scena di due
rinomati e invisibili maestri illusionisti,
uno chiamato Dio, l’altro Diavolo, presumendo [ovviamente
che io sia la persona che dico di essere.

*

Meet Eddie
VI PRESENTO EDDIE

Che ha una vita felice come una lattina di birra
che precipita a valle lungo un torrente,
che gira alla larga da alcune rocce
mentre sbatte a capofitto contro altre,

e che si lancia un un vortice da far girare la testa
come una bambina sullo sgabello di un pianoforte,
con l’acqua che urla al suo rapido passare:
Sei pronto ad affrontare il tuo Creatore?

E il bosco attorno comincia a sfoltirsi
e agli alberi si rizzano i capelli in testa
mentre lui si prepara ad affrontare le cascate
come un cieco legato alla sua fisarmonica.

*

New Haircut
UN NUOVO TAGLIO DI CAPELLI

In una testa così vecchia e tonta di sono idee d’ogni tipo,
alcune strampalate, ovviamente.
Russano come ghiri, in quattro in un letto sotto una corda
annodata a cappio che penzola dal soffitto.

In una testa così vecchia c’è una donna che si spoglia,
una radio che canta sommessa tra sé e sé,
un cagnolino che corre in tondo in tondo.
C’è una guardia giurata che fa la sua ronda
con in testa un cappelletto a punta come fosse Capodanno.

O misteri! Nina Delgado, la più grande di sempre,
il cui nome ho visto spruzzato sul muro di una fabbrica,
e che come una foglia caduta dall’albero
ora va serena alla deriva in alto mare, o torna da me.

Avere in testa così tante rotelle fuori posto—
è questo che hanno congegnato Dio e il Diavolo?
In una testa così vecchia c’è anche qualcuno
che di tanto in tanto spia nello specchio
e rabbrividisce perché là dentro non c’è nessuno.

 *

The Executioner’s Daughter
LA FIGLIA DEL BOIA

Aspettare che venga a trovarmi
dopo che ha finito di lavare le macchie di sangue
dalla camicia del padre,
sentendo già i suoi piedi nudi
sul pavimento duro fuori dalla mia cella,

e pensare in fretta al modo
di occupare le mani
mentre lei lascia cadere la gonna,
e spiegarle tra un bacio e l’altro
come dopo avere sprecato tutta la vita

dedicandomi a svariate cause perse
ho trovato la felicità tra le braccia
della più carina figlia della Morte,
soddisfacendone i bisogni da letto
mentre ho ancora la testa sulle spalle.

 *

Eternities
LE ETERNITÀ

Un bimbo sollevato dalla mamma per vedere la sfilata
e quel vecchio che sparge briciole
per i piccioni che gli si affollano intorno nel parco
potrebbero sul serio essere la stessa persona?

La cieca che conosce la risposta ricorda
di aver visto una nave grande come dieci palazzi
tutta illuminata nella notte passare davanti alla finestra [della cucina
in rotta verso lo scuro e tempestoso Oceano Atlantico.

.*

Birds in Winter
UCCELLI D’INVERNO

Queste nostre guerre con i loro orrori quotidiani
a cui pochi pensano e di cui pochi si curano,
mentre altri partono in silenzio per combatterle,
tornando ai loro amati in una cassa.

Il buio precoce rende difficile
scacciare questi pensieri
o distrarsi con un libro,
ritrovare quel brano di Thoreau

in cui parla del sontuoso poema antico
detto inverno, che torna ogni anno
senza alcuna complicità da parte nostra, o forse
quell’altro in cui implora il cielo

di lasciarci vedere degli uccelli in giorni così,
dal piumaggio vivido, multicolore, che ci ricordino
la serenità e lo splendore dei giorni d’estate
tra gli alberi e i cespugli ghiacciati del giardino.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).