Verso la mente

da | Apr 6, 2015

Milo De Angelis sceglie alcune poesie da Verso la mente di Nadia Campana (Raffaelli, 2014). Ricordiamo la serata di letture dedicata all’autrice: Nadia Campana (1954-1985), a cura di Milo De Angelis, giovedì 9 aprile – ore 21 presso la Casa della Poesia di Milano.

***

Ho fatto un grande sogno ma non ne ricordo
niente babbo amiamo le teste bruciate
dell’amore ma non la misericordia e
i chiodi come coltelli di gelosia
tra poco cadrà la strada su di te
spergiuro sulla mia infanzia scrivo
lettere, se non mi dai da mangiare
i capelli mi diventeranno come crine
e come un fucile. Notte di lupi
sprangare l’angelo del vento
qui è la piega
dove non sarà nuovo morire

*

punta tenera di un dardo
ora io esisto ancora
sfinita dal correre è vero,
mi porti sulle ossa
finché la notte non mi contrari più
madre ogni minima cosa

*

Guardiamo dalla cima del monte
il filo di calma che è nato
del mio petto tu conti ogni grano
e ogni cuore si prende di colpo
il suo tempo: un amore
è tornato e si è accorto
il suo disco ci copre.
Adesso tu devi guardarmi
per quella collana di sì
nella mia pelle che apre
la piana la strada
e i fondi della notte
i centesimi della sete.

*

ogni mille piani un motivo
che getta lettere tra gli alberi
nuotare nell’aria
questa tenere in mano
ragazze si accucciano sulla riva del canale
spose con i capelli lunghi e timidi
tocchiamoci le ginocchia
balliamo, arrivano i soldati,
e alla festa anche per i diavoli
c’è posto!

*

più viventi durante il viaggio
molti orizzonti per ore e ore
immersi in distanza
attraverso le canne e i buchi
l’acqua mutare in aria
eseguire la caduta
usare le labbra

*

di questo succo momenti di pura pace due corpi nudi che
camminano guardandosi vorrei dire che senza arabeschi è
possibile appartenere qualche volta. fuori dai cinque
sensi dentro un senso che liberi tutti scrutare dall’ al-
to del sinai: il sinai.…..anche voglio che rimanga in me
un’isola dinamica come un sogno esatto. bella sei amica
mia come un meriggio che pascola tra gli anemoni. il tuo
petto gregge notturno e candido. grandi cose il cuore ne
dice e paiono dire (ché nessun suono fuori riesco) quale
prova voglio vedere s’incurva al largo l’una vicino al-
l’altra al ritmo fai il viaggio nelle mie mani regione
di entrambi in te si realizza tutto il tempo in un istan-
te proprio grazie alla natura, a quella natura finita

*

resta per un momento a rimirare
la figura sua riflessa nell’acqua
increspa la superficie col piede
avanza con eleganza nel fresco
per due tre volte fa il giro su se stessa
non mi volete raggiungere?
voltandosi verso i ragazzi pronti
gli asciugamani pronti con caldi profumi
in un momento si liberarono leggeri
si tuffarono unendo le mani
circondandola di una allegra e vivace catena

*

il ruscello ha
molta fretta e trascina
la sua famiglia senza fine
la metà del tempo pensavo a me
quando ero bambino pensavo da bambino
ero nella nave inondata
ho visto fare l’acrobata
ero un re
molto triste e buono nella mia stanza
arriva un nano i morti non si contavano
ero in un campo verde
dove passeggiava una donna bella
un uccello arrivò e le rapì la collana
mi trovavo in un posto
c’era una ruota e si saliva
ognuna di noi teneva un’amica sospesa
in aria poi in molti appesi e stanchi
ci si lasciava cadere piangevo
perché mi era scivolata direttore
chiudete ma lui non ascoltava
il ruscello ha
molta fretta e trascina
la sua famiglia senza fine

*

dalla tua lingua soffia il vento
e riempi la stanza:
spirito di frutti, questa è
la fioritura del cervello
il mattino un blocco di futuro,
che mi hai dato in mano
come un cavo:
natura non esitare
ogni cosa è ancora fresca
la città emana il suo azzurro
infinito che dorme
dalla tua lingua mi soffi
in bocca il vento

*

sotto il lago c’è un mucchio
nasconde lepri e uccelli dei campi
la superficie si alza in millimetri
in un istante lontano da tutto
mentre i raggi sono suono senza macchia
come punta di pietra in frammenti
delle memorie cadono nell’acqua
sul fondo staranno al centro
occuperanno l’inquietudine
finché vedo il tuo volto
i contorni sono paesi
luoghi d’erba a cui
corrono finestre
ho viaggiato seguendo piccoli segni
il becco rosso, i volteggi, il ponte
senza nome perché la foresta è densa
perché le folate di gelo

*

Nel centro dell’uragano
la calma semplice, so che è meglio
aspettare, in piedi occhi socchiusi
abbacinati dal sole contemplando
il tramonto come gabbiani reali.
Le portate della domenica
sono frutto di pene, orologio
che rintocca nella pineta.
O feste di mussola, che cosa si
raduna con le serve cadute ubriache
sotto il peso di un mantello
che il mio amato incline
intiepidito al sonno – molto aspettami –
arrotoli le tasche tra gli spiragli ancora
mi tenti con i suoi aromatici mestieri,
domani perseverare, domani l’infinito:
ovunque sia rintracciato
ovunque illuminato di spine.

***

NADIA CAMPANA (1954–1985)

Giovedì 9 aprile 2015 – ore 21
Casa della Poesia di Milano
Largo Marinai d’Italia 1

Verso la mente e Visione postuma (ed. Raffaelli, 2014)
tutta l’opera in versi e in prosa di Nadia Campana
a cura di Milo De Angelis, Emi Rabuffetti e Giovanni Turci

Intervengono
Sebastiano Aglieco, Umberto Fiori, Marco Focchi, Angelo Lumelli, Giancarlo Majorino, Roberto Mussapi, Giancarlo Pontiggia, Maria Pia Quintavalla, Silvio Raffo

Letture
Viviana Nicodemo

Saranno presenti i curatori del libro
e l’editore Walter Raffaelli

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).