“Nei silenzi affilati”. Sei poeti arabi di lingua francese

da | Gen 12, 2015

La laicità si dovrebbe intendere, una volta per tutte, non come un ateismo militante, una ostilità dichiarata alle credenze religiose, bensì, al contrario, come il dovere, attribuito allo Stato, di farsi garante e protettore del libero esercizio delle convinzioni nelle proprie diversità, e, allo stesso modo, occorre dirlo chiaramente, dell’assenza di fede. Ogni attentato a questo libero esercizio, ogni azione e ogni pronunciamento d’odio nei suoi confronti devono essere sanzionati dalla legge.
Una volta che questo chiarimento sia stato fatto e la verità ristabilita, la laicità diviene affare di tutti, credenti e no, che condividono l’aspirazione a vivere insieme in pace in una società che garantisca gli stessi diritti e le stesse libertà all’insieme dei cittadini, qualunque siano le loro confessioni religiose o le loro convinzioni filosofiche. Ciò pone, logicamente, senza scappatoie, la questione della separazione della religione dalla politica, e dunque quella della natura stessa dello stato. Tale idea, presentata in modo demagogico come un’eresia da quelli che ne avvertono minacciata la loro strategia di reclutamento dei cittadini al servizio di un’ideologia, ovvero i referenti religiosi, non è tanto eretica come si pensa. Ne ho conosciuto in terra d’Islam concretizzazioni durature, in Turchia e in Tunisia per esempio. È stata difesa e spiegata, e continua a esserlo, da pensatori credenti che hanno dimostrato che la laicità, come la democrazia, non è incompatibile con l’Islam.

Abdellatif Laâbi
(da Un autre Maroc, La Différence, Parigi 2013)

***

(A cura di Chiara De Luca.)

Salah Garmadi, da Nos ancêtres les Bédouins, Oswald, 1975.

Consigli ai miei cari per quando sarò morto

Se tra voi un giorno morirò
ma morrò mai
non recitate sul mio cadavere
versetti del corano
ma lasciateli a quelli che ne fanno commercio
non promettetemi due acri di paradiso

perché su un solo acro in terra fui felice

non consumate il terzo giorno dopo la mia morte il
Couscous
tradizionale
che fu di fatto il mio piatto preferito
non cospargetemi la tomba di semi di fichi

perché li becchino i piccoli uccelli del cielo
gli esseri umani ne hanno più bisogno
non impedite ai gatti di urinare sulla tomba
erano loro abitudine pisciarmi sulla soglia
tutti i
giovedì
e la terra non ne ha mai tremato
non venite a trovarmi due volte l’anno al cimitero
non ho assolutamente nulla per accogliervi
non giurate sulla pace della mia anima dicendo la verità
e neppure mentendo
la vostra verità e la vostra menzogna mi sono indifferenti
quanto alla pace della mia anima non è affar vostro
non pronunciate il giorno dei miei funerali la formula
rituale:
“ci ha preceduti nella morte ma un giorno lo raggiungeremo”
questo genere di corse non è il mio sport preferito
se tra voi un giorno morirò
ma morirò mai
mettetemi perciò sul punto più alto della vostra terra
e invidiatemi il mio essere al sicuro.

*

Conseil aux miens pour après ma mort

Si parmi vous un jour je mourais
mais mourrai-je jamais
ne récitez pas sur mon cadavre
des versets coraniques
mais laissez-les à ceux qui en font commerce
ne me promettez pas deux arpents de paradis

car je fus heureux sur un seul arpent de terre

ne consommez pas le troisième jour après ma mort le
Couscous
traditionnel
ce fut là en effet mon plat préféré
ne saupoudrez pas ma tombe de graines de figues

pour que les picorent les petits oiseaux du ciel
les êtres humains en ont plus besoin
n’empêchez pas les chats d’uriner sur ma tombe
ils avaient coutume de pisser sur le pas de ma porte
tous les
jeudis
et jamais la terre n’en trembla
ne venez pas me visiter deux fois par an au cimetière
je n’ai absolument rien pour vous recevoir
ne jurez pas sur la paix de mon âme en disant la vérité
ni même en mentant
votre vérité et votre mensonge me sont chose égale
quant à la paix de mon âme ce n’est point votre affaire
ne prononcez pas le jour de mes obsèques la formule
rituelle:
” il nous a devancés dans la mort mais un jour nous l’y rejoindrons ”
ce genre de course n’est pas mon sport favori
si parmi vous un jour je mourais
mais mourrai-je jamais
placez-moi donc au plus haut point de votre terre
et enviez-moi pour ma sécurité”.

***

Abdellatif Laâbi, da Le règne de la barbarie, Seuil, 1980.

non cercatemi nei vostri archivi
spaventati dalle mie denunce
…………..la mia natura non è quella dello scritto
cercatemi piuttosto nelle vostre viscere
quando una fuga di versi
………….vi torcerà le budella
cercatemi nell’urina delle febbri
nella malaria dei vicoli

nel fango delle cateratte
schiacciate i miei nomi proibiti
…………..camminate sulle sorti che irradio
ma al mio grido
rompete le brocche del miele
sgozzate tori neri sulle soglie delle moschee
nutrite migliaia e migliaia di mendicanti
allora verrò
……………….a sputarvi in bocca
a esplodervi i tumori
a espellere i vostri mali atavici
ancora vi preferisco
……………..nella rettitudine dei vostri vomeri
fratelli miei dalle mani rugose
fratelli miei dal sonno di radici.

*

ne me cherchez pas dans vos archives
effrayés par mes dénonciations
……………je ne suis pas de la nature de l’écrit
cherchez-moi plutôt dans vos entrailles
lorsqu’une cavale de vers
……………distord vos tripes
cherchez-moi dans l’urine des fièvres
dans le paludisme des ruelles

dans la boue des cataractes
écrasez mes noms interdits
…………..marchez sur les sorts que j’irradie
mais à mon cri
cassez les cruches de miel
égorgez des taureaux noirs sur les seuils des mosquées
nourrissez mille et mille mendiants
alors je viendrai
………….vous crachez dans la bouche
crever vos tumeurs
expulser vos maux ataviques
encore je vous préfère
…………en la droiture de vos socs
mes frères aux mains rugueuses
mes frères au sommeil de racines.

*
**

Mohammed Khaïr-Eddine, da Mémorial, Le Cherche Midi, 2000.

La Morte con i suoi attributi che sono la falce e lo
scheletro beffardo
nei tuoi occhi si diverte, popolo,
e danza
come il Tornado
al di là dei proiettili, dell’odio e del pianto:
lei non conosce nulla, nessuna libertà
nessun oriflamma;
ti sfiora e ti sfoglia,
la polverizza; lei passa
passa e ripassa,
per la tua voce, i tuoi passi, i tuoi amori,
le tue gioie, i tuoi pianti, i tuoi terrori…

*

La Mort avec ses attributs qui sont la faux et le
squelette ricaneur
s’amuse en tes yeux, peuple
et danse
ainsi que la Tornade
au-delà des balles, des haines et des larmes :
elle ne connaît rien,
aucune liberté,
et pas un oriflamme ;
t’effleure et t’effeuille,
la pulvérise ; elle passe,
passe et repasse,
par ta voix, tes pas, tes amours,
tes joies, tes pleurs, tes terreurs…

***

Abdellatif Laâbi, da L’arbre de fer fleurit, 1974.

non ho smesso mai di camminare
verso le mie radici di uomo
senza rabdomanti, senza bussola
salvo la mia collera attinta dal polmone del popolo
salvo i miei occhi
che non hanno perso nulla
del disastro delle viuzze
e della scarsità di pane
avevo male alle radici i miei occhi
i miei occhi scrutavano il cimitero dell’orda
l’itinerario di folgorazioni
non ho perso niente, niente omesso
delle sevizie dell’Altro e dei miei
niente, senti
era l’era dei grandi nomadismi
che attizzava il sole nero dell’aggressione
VEVO URGENZA DEL MIO VOLTO D’UOMO
torno da questi sogni
e cammino
dapprima
sulla città
per innalzare la mia requisitoria.

*

je n’ai jamais cessé de marcher
vers mes racines d’homme
sans sourciers, sans boussole
sauf ma colère puisée dans le poumon du peuple
et les clameurs inédites de l’histoire
sauf mes yeux
n’ayant rien perdu
du désastre des ruelles
et de la rareté du pain
j’avais mal à mes racines
mes yeux
scrutant le cimetière de la horde
l’itinéraire de fulgurances
je n’ai rien perdu, rien omis
des sévices de l’Autre ni des miens
rien, entends-tu
c’était l’ère des grands nomadismes
qu’attisait le soleil noir de l’Agression
J’AVAIS URGENCE DE MA FACE D’HOMME
fou
je reviens de ces rêves
et je marche
d’abord
sur la ville
afin de dresser mon réquisitoire.

***

Rachid Boudjedra, in Anthologie de la nouvelle poésie algérienne, Libr. Saint-Germain-des-Prés, 1971.

Il bar

Ho comprato
un pacchetto di sigarette
un giornale
e un raggio di sole
e sono andato a sedermi
al tavolino sulla terrazza
di un bar immenso
Ho ordinato
un latte
e ho messo
il pacchetto di sigarette
il giornale
il raggio di sole
e il bicchiere di latte
a posto
sono sprofondato
nella poltrona
e ho cominciato a leggere
tranquillamente
un istante dopo
ho guardato
il pacchetto di sigarette
il giornale
il raggio di sole
e il bicchiere di latte
nel allineati
e mi sono domandato
se non fossi forse un rivoluzionario.

*

Le café

J’ai acheté
Un paquet de cigarettes
Un journal
Et un rayon de soleil
Et j’ai été m’attabler
A la terrasse
D’un immense café
J’ai commandé
Un lait
Et j’ai disposé
Mon paquet de cigarettes
Mon journal
Mon rayon de soleil
Et mon verre de lait
En ordre
Je me suis bien calé
Dans mon fauteuil
Et j’ai commencé à lire
Tranquillement
Un instant après
J’ai regardé
Mon paquet de cigarettes
Mon journal
Mon rayon de soleil
Et mon verre de lait
Bien alignés
Et je me suis demandé
Si j’étais un révolutionnaire.

***

Amina Saïd, da Marcher sur la terre, Ed. de la Différence, 1994.

attaccati alle stagioni del corpo
cerchiamo nell’inizio
ciò che i nostri luoghi tacevano

nei silenzi affilati
alla solitudine dei nostri paesaggi
cerchiamo l’esigenza che c’è
di tradurre i nomi
…………che non hanno più profeta
…………e le radici di una terra
…………che ha nascosto le anime
…………in una ridda di tenebre

*

attelés aux saisons du corps
cherchons dans le commencement
ce que taisent nos lieux

dans les silences affûtés
à la solitude de nos paysages
cherchons l’exigence qu’il y a
à traduire les noms
………..qui n’ont plus de prophète
………..et les racines d’une terre
………..qui a enfoui les âmes
………..dans une ronde de ténèbres

***

Tahar Bekri, da Salam Gaza, Éditions Elyzad, 2010.

È tra le braccia della luce
la bellezza del mondo

a dispetto del piombo indurito
in barba ai sanguinari

questi fiocchi di neve
per placare la terra

dal fuoco che le brucia le labbra
perché amate tanto le ceneri

quando il mio cuore lo nutre la brace
dolce nei corsi dei fiumi

perché distruggete il mio limo
polverizzato

è il sole a mettervi paura
di vedere la vostra stessa ombra

*

Dans les bras de la lumière
Et la beauté du monde

En dépit du plomb durci
A la barbe des sanguinaires

Ces flocons de neige
Pour apaiser la terre

Du feu qui lui brûle les lèvres
Pourquoi aimez-vous tant les cendres

Quand la braise nourrit mon cœur
Tendre dans les cours des rivières

Pourquoi détruisez-vous mon limon
Réduit en poussière

Le soleil vous fait-il peur
De voir votre propre ombre

***

Tahar Bekri nasce nel 1951 a Gabès, in Tunisia. Arrestato nel 1972 poi scarcerato nel 1975, vive a Parigi nel 1976 dove gode dello stato di rifugiato politico dal 1989. Da quella data, torna con regolarità in Tunisia. Scrive in francese e in arabo.

Rachid Boudjedra è nato ad Ain Beda, Tunisi, nel 1941, poeta d’espressione francese, fu costretto ad abbandonare l’Algeria per molti anni a causa della sua opposizione agli integralisti islamici. Oggi vive tra Parigi e Algeri.

Tahar Djaout è nato l’11 gennaio 1954, nell’Aït Chafâa, Algeria e morto il 2 giugno 1993 ad Algeri, è un poeta, giornalista e romanziere di espressione francese. Nel 1993 fu uno dei primi intellettuali rimasti vittima del “decennio di terrorismo” in Algeria.

Salah Garmadi è nato nel 1933 a Tunisi e morto in un incidente stradale nel 1982, è un poeta d’espressione araba e francese.

Abdellatif Laâbi è nato a Fès nel 1942, è un traduttore, scrittore e poeta di espressione francese. Fu imprigionato dal 1972 al 1980 per via delle idee contenute nei suoi scritti e per l’attività svolta con la rivista “Souffles”. Dal 1985 si è esiliato in Francia.

Amina Saïd è nata nel 1953 a Tunisi, è una poetessa, scrittrice e traduttrice di espressione francese. Nata da padre tunisino e madre francese, vive a Parigi dal 1979, ma fa spesso ritorno nella sua terra.

***

Immagine: Opera dell’artista Ahmed Mater.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).