Un attimo

da | Feb 15, 2021 | Fiction

(illustrazione: Taxi di Ivan Haidutski)

Quando Lenin se n’andò, era come
se l’albero avesse detto alle foglie:
Io vado.

Bertolt Brecht, Cantata per la morte di Lenin

 

17 aprile, 2020

14.45

– Pronto?
– Pronto, salve Giovanni. Sono Malia, l’infermiera di Casa Bortot. Ti chiamo perché purtroppo il papà si è aggravato all’improvviso. Sta arrivando il medico, ti facciamo chiamare appena arriva. Ma insomma…
– In che senso si è aggravato? Ci avevate detto che stava bene.
– A ora di pranzo, vedi, non aveva neanche febbre, ieri. Ma poi oggi si è aggravato, insomma.
– Ma cosa vuol dire ‘si è aggravato’?
– È in stato comatoso, se lo chiami non risponde, insomma. Sta arrivando il medico per il ricovero. Ti faccio chiamare appena arriva.
– Ho capito, grazie.

14.50

– Giulia?
– Giova bello, come stai?
– Mi hanno appena chiamato da Sant’Antonio. Papà si è aggravato all’improvviso. È in coma. Sta arrivando il medico e mi hanno detto che mi chiamano. Quindi devo lasciare il telefono libero. Ti faccio sapere.
– Ma porca puttana. Mi fai sapere, Giova? Appena ti chiamano, Giova, mi chiami, per favore?
– Sì, certo.

15.15

– Pronto.
– Pronto sig. De Min sono il dottore di Casa Bortot. Allora, niente. Suo padre si è aggravato: non risponde agli stimoli, l’ossigenazione è scesa. Lo ricoveriamo?
– In che senso? Non è grave?
– Sì sì, ma due settimane fa, quando me l’hanno rimandato indietro, mi hanno detto di non chiamarli più. Ma io lo ricovero, se vuole.
– Ma certo che voglio. Ricoveratelo subito.
– Bon, lo ricoveriamo allora. È che mi hanno detto… ma non importa io l’ambulanza la chiamo, per chiamarla.
– Ma certo che la chiama. La chiama subito o la chiamo io.
– La chiamo, certo. Certo che la chiamo.
– Di chi devo chiedere in ospedale?
– Del pronto soccorso. No, non li portano più lì. No, non lo so. Chieda del pronto soccorso. Poi mi fa sapere?
– Sì, grazie.

15.20

– Giulia, lo ricoverano. Adesso aspetto un attimo e poi mi metto in contatto con i medici del pronto soccorso.
– Ti hanno detto cosa…
– Non lo so, Giulia, non lo so. Devo tenere il telefono libero.

15.55

– Pronto Ospedale di Belluno, sono Alessia.
– Salve, avrei bisogno di parlare con il pronto soccorso.
– Un attimo.
– Pronto soccorso di Belluno.
– Salve, sono Giovanni De Min. Mio padre dovrebbe essere in arrivo con un’ambulanza. Si chiama Flavio, ha il Covid. Avrei bisogno di parlare con il dottore che lo seguirà.
– Flavio De Min, Ponte nelle Alpi, 01/05/1952?
– Sì.
– Un attimo.
– Allora, la dottoressa al momento è impegnata in una visita. La richiama appena si libera.
– Grazie.

16.30

– Pronto.
– Pronto sono la dottoressa Cristi, del pronto soccorso.
– Salve.
– Salve. Suo padre è arrivato, ma non sono ancora riuscita a vederlo.
– Cosa devo fare?
– Mi hanno detto che la situazione è critica. Probabilmente lo mandiamo al reparto Covid. La chiameranno da lì. Se non la chiamano, chiami lei e chieda di Pneumologia-Covid.
– Grazie.

16.35

– Non l’hanno ancora visitato, Giulia. Hanno detto che è grave. Mi chiamano loro, in teoria. Lascio il telefono libero.

17.50

– Pronto Ospedale di Belluno, sono Marco.
– Salve, avrei bisogno di parlare con il reparto di Pneumologia-Covid.
– Un attimo.
– Pneumologia-Covid.
– Salve sono Giovanni De Min, il figlio di Flavio. Dovrebbe essere appena stato ricoverato d’urgenza da voi.
– Salve, signor De Min. Sono il dottor Favero. Sì, l’ho seguito io. Purtroppo, ecco, sì: suo padre è deceduto un quarto d’ora fa. Mi dispiace molto, stavo per chiamarla. Era gravissimo e abbiamo provato a ventilarlo. Ma niente, ecco. Mi dispiace. L’ora del decesso è… un attimo… ecco, 17 e 38.
– Ah.
– Era in condizioni disastrose.
– Sì, e adesso cosa succede?
– Adesso lo portano giù in obitorio. Deve chiamare loro.
– Ho capito.
– Le faccio le mie condoglianze.
– Grazie.

17.55

– Allora?
– Eh. Allora niente, Giulia, papà è morto.
– Ma come? Cos’è successo?
– Non lo so, Giulia. Chiama tu, se vuoi. Chiama il centralino dell’ospedale e chiedi di Pneumologia-Covid.
– Ma cosa ti hanno detto?
– Giulia, per piacere: chiama tu.

18.25

– Pronto Ospedale di Belluno, sono Alessia.
– Salve, avrei bisogno di parlare con l’obitorio.
– Un attimo.
– Pronto.
– Pronto, obitorio di Belluno?
– Sì, mi dica.
– Salve sono Giovanni De Min, mio padre è appena deceduto.
– Condoglianze.
– Grazie. Mi hanno detto di chiamare voi. Cosa succede, adesso?
– Era Covid?
– Sì.
– Eh, allora purtroppo non potete vederlo.
– Sì.
– Aveva lasciato disposizioni?
– Voleva essere cremato.
– Ah, ecco, perfetto. Perché adesso si possono anche seppellire. Ma se comunque voleva essere cremato…
– Sì.
– Ecco, l’unica altra cosa da fare è contattare un’agenzia di pompe funebri, poi fanno tutto loro.
– Ah. D’accordo. Con il vestito come mi organizzo, lo do a loro o lo porto a voi?
– No, il vestito non serve. Cioè, non lo mettono. Purtroppo con i Covid non lo permettono. Troppo pericoloso.
– E come si fa?
– Eh, la procedura nei casi Covid è la seguente: li spogliano, li disinfettano completamente, li sigillano in un sacco di plastica e poi li mettono nella bara in cui vengono cremati.
– Ah.
– Mi dispiace.
– Sì. Arrivederci allora, e grazie.
– Arrivederci. E ancora condoglianze.
– Sì, grazie.

Francesco Orzés è nato e cresciuto a Belluno. Una volta preso il diploma scientifico, si trasferisce a
Bologna per studiare all’università. Frequenta un anno di odontoiatria poi, insoddisfatto, passa a
filosofia. Si laurea con una tesi su Wittgenstein, dopo un Erasmus di un anno a Helsinki. Da qualche
tempo, scrive.