Un’abitudine a scrivere

da | Lug 5, 2021

Sei poesie in anteprima da “Un’abitudine a scrivere” della poetessa neozelandese Helen Jacobs, traduzione e cura di Antiniska Pozzi e Marco Sonzogni, Biblion Edizioni, 2021.

 

DANZA

I miei occhi dicono, «Danza il mondo,
un mondo dove le gru si flettono e si inchinano,
un mondo dove le ruspe battono il tempo
e il sole suona i timpani alle nuvole».
E sempre le colline chiamano: «Corri,
vieni in cima,»
e sempre il vento invoca,
«Cavalca il mio trapezio,»
e sempre la corrente dei fiumi invita,
e sempre io mi siedo in platea.

 

*

ACQUERELLI

Hai detto: «Scrivimi dei sonetti,»
forse —
Se spremo la giornata,
strizzo le ore, secco i minuti,
forse la colatura gonfierà parole asciutte.
Ci saranno acquerelli,
bagni di luce.

 

*

E

E queste piccole cose
mentre il mio tempo invecchia,
ogni giorno si apre al fiore bianco,
sempre una meraviglia nella sua offerta
alla bussola dei miei giorni.
L’insetto sotto la foglia,
la wētā nel suo buco
osservano il mondo più grande.

 

*

BOCCIODROMO

Un sonetto sarebbe troppo misurato
per le bocce cui giochiamo,
che han bisogno di versi liberi, bocce libere che rotolano
lungo il campo, a largo del bersaglio,
non abbastanza verde, distruggendo il pallino,
a volte preciso.
Sempre applausi e risate.
Oh, Jane, hai trascurato
di nuovo l’inclinazione della palla?

 

*

CAMMINARE CONTRO VENTO

Perché il vento era sempre
Tramontana o Scirocco,
perché ci camminanvi contro sempre
in un modo o nell’altro,
a scuola e di nuovo a casa,
ad ogni punto della bussola
della città costiera, i negozi,
la spiaggia, il fiume,
perché eri sempre circondato
dalla schiettezza dell’aria
e attraverso di essa arrivavi a piccoli rifugi,
perché conosci da tempo quest’isola
di elementi,
ignori una lentezza di passo e
le raffiche sabbiose;
eviti la lunghezza interna del centro commerciale,
prendi la strada esterna per arrivare e
accetti che l’aria non è più salata,
le auto troppo numerose,
lo spazio aperto e il tuo corpo compromesso.
Resti fedele al vento.

 

*

SI CAMMINA

La gente si è sistemata
dove arrivano i fuochi,
un ospite da incendiare.
La gente si è sistemata
dove scendono le piogge,
inondazioni in pianura.
La gente si è insediata
dove sorgono i vulcani,
terreno incerto,
dove la siccità secca,
dove i venti s’infrangono.
Ma si cammina, si cammina.
E costruiamo le nostre città
anche se, anche se.