Uccelli sottovetro

da | Dic 6, 2022

Quattro poesie in anteprima da “I fanciulli dietro alle porte” di Rosita Copioli, appena uscito per Vallecchi.

 

COME UN CACCIATORE SENZA RIMORSI

Se tu hai il tempo più vicino,
non pensi a quello più lontano.
Ma se ricordi così bene il lontano,
non quello più vicino, che importa,
se grande, se immenso
è quello più lontano?

Il tempo non sempre è clemente,
ricordi però l’amore, e in questo
il tempo è onnipotente,
niente lo annienta.

Sarà perché l’amore è stato ed è onnipotente
che il tempo si adegua,
si adagia, si accuccia
come un cane al nostro camino
come un cacciatore senza rimorsi.

In tempi di rimorsi idioti
evviva il fuoco dei miei vecchi cacciatori.

 

 

ANNE YEATS

Anne, i tuoi disegni stesi ad asciugare con le mollette
nella tua casa luminosa di Dalkay,
i quadri che tuo fratello Michael non sopportava storti,
«croocked», fatti da Jack e da John, con tutte le presenze
di Lily e di Lolly, i lavori per le scene dell’Abbey,
senza la poesia di tuo padre, ma la sua biblioteca, almeno –
«lei è la prima italiana che viene qui e la vede» –
un piccolo giardino piano, nel cottage bianco curato, perfetti,
il tuo riso gorgogliante, l’umorismo di ragazza
piena di battute e simpatia, Anne, che facesti scavare
dal tuo giardiniere i ceppi degli acanti che ti fiorivano lì,
perché li trapiantassi nel mio giardino.
Non ti meravigliavi di niente, Anne, vera figlia del padre.
Manovra assurda di chi rovescia tempo e natura:
innaturali acanti greci in Irlanda –
Vrooooooommmm – riavvolgiamo riaccogliamo
i potenti separati
che hanno invaso il mio giardino –
«Fiore di carta rigido, dentato»
che spunta dai capitelli come un serpe alato, ringhia,
«dai diritti scapi».
Come se fosse possibile riportare la Grecia
attraverso l’Irlanda, o meglio, attraverso Yeats.
Ma facesti di più. Mi regalasti la sua voce.
’37 BBC, salmodiante, vecchia già e sicura della sua verità
la cosa più vera della poesia che abbia sentito
da parola ancora viva.

 

 

A TONINO GUERRA NEL GIORNO DEGLI OTTANTA ANNI 

Caro, adorabile Tonino,
che potresti essere
anche venerabile,
in questo scoccare d’anni.
Ho pensato e ripensato
a un dono.
Chi suggeriva una farfalla
che nutre in eterno.
Chi una camicia rosa che costa
tre miliardi.
Io pensavo a libri magici,
a pitture che impongono
l’arresto del tempo,
a un gioiello
vittorioso della morte,
a congegni elettronici
che dalla Valmarecchia
ti collegassero per sempre
col futuro e con le stelle.
Niente mi sembrava umile e onesto,
non conosco i tuoi desideri profondi,
quelli esposti ti assomigliano
e non ti assomigliano.
A certe zone poi
dei desideri tuoi
io non posso arrivare:
il cinema:
i progetti, le fughe, le rinascite, i ritorni:
il teatro:
le architetture, la magia.
Così sono scesa a cose più modeste,
a quello che solo i poeti
(come sai, le persone più concrete del mondo)
possono arrivare.
Ti regalo dunque
queste parole di affetto,
una farfalla di carta
che spenderai come ti pare,
le foto di Cecilia con noi in piazza
per il Teatro,
e le viole appena nate
del mio giardino.

 

 

UCCELLI SOTTOVETRO

Un uccello si è infilato nel mio studio da un breve spazio dei vetri,
senza svolazzare atterrito ha fatto un giro, è riuscito
riprendendo con sicurezza la strada.
La poesia infilata sotto vetro al tuo ritratto, sotto i tuoi occhi
che guardano l’aria,
una nostalgia caparbia la trattiene
da chissà quando,
una nostalgia
che ereditano le ali
i piccoli petti.

Non so quante volte mi è successo
un uccello intrappolato nella casa sottovetro
che batte cieco e si ferisce.
Solo una volta dopo l’alba
come se tornasse a salutare
nel grande salone a vetri che era chiuso
si materializzò un uccello
volò a lungo
l’addio del cacciatore morto.
Tutti hanno fatto sosta sull’albero della vita
l’upupa crestata ghiotta di vermi
il falco che ruota in caccia piomba in picchiata
ma l’aquila testacoda bianca col duro rostro giallo lo coglie
se sta al nido
ne sono ripartiti ci ritornano
di tanto in tanto ci visitano
un cardellino maschera rossa
un fringilla celibe tra i più di cinquemila passeriformi
colori d’autunno, canto deciso
Ce fu au tans qu’arbre florissent,
fuelles, boschaige, pré verdissent,
et cil oisel an lor latin
dolcemant chantent au matin
et tote riens de joie anflame.
Ma su tutti il rosignolo canta il bel nome
il senso tanto umano per gli uccelli
non è più diviso il mio doppio
da me e dall’amore
quando nel mezzo del bosco del mondo
tra fronde e monte io che sto in basso in riva al fiume
e parlo sopra l’onda mi fingo alla pendice
né celeste né terreno
lancio il grido melodioso
pietoso corifeo ti ascolta la natura
anche i sassi intenerisci muovi
pieghi Amore sopra il pino
rimbalza il grido a mezz’aria
scioglie il cuore dissolve la barriera
nessun vetro li separa.
Ora.
Nessuna nostalgia strappa quei viaggi.
L’andare e venire fa parte del viaggio
allo specchio senz’ombra.

La sfera della luna riflette la terra
l’emisfera nascosta è crivellata
ma l’amore si colora della luna piena
il cuore inumidito sotto il sereno
vaga solitario del candore che dilata
il desiderio pago di sé soltanto
all’infinito.
In questi quattro angoli del mondo
anche i mari e le montagne
non sono che il fruscio di ali.

Un annuncio
in questa simil ombra e simil luce
a mezza strada dal mondo sopraceleste
le acque la mente angelica
un uccello dai molti occhi,
un pesce lampeggiante come il pesce re
che rosseggia in una pioggia di fuoco sulla pelle
d’oro e d’argento.
Oceano o Nettuno domina tutte le acque
le forme in movimento il camaleonte
che è l’uomo
le specie animali le piante che Oannes
guida dalle acque di Yesod.
Si mescola ai gemelli con il pesce in mano, giglio o ankh nell’altra,
tra i due leoni rampanti, i due grifoni del sole, le rose ottopetali
[formate dagli otto gigli, i draghi caudati
la trina di una perfezione geometrica ossessione
«Gabriele verrà dall’acqua
con una coda di pesce, e parlerà
di meraviglie che sono accadute
sulle vie umide dove camminano gli uomini».