Proiettare il samuray, e io poco dopo ero salva

da | Mar 6, 2024

“La nott’e’l giorno” è l’ultima uscita di Argolibri, che presenta l’opera poetica di Patrizia Vincinelli per la curatela di Roberta Bisogno e Fabio Orecchini. Pubblichiamo un estratto dalla quarta sezione.

 

I nessi del passato come elenchi
di inutili enciclopedie alloggiate invece
sulla guarigione di sé guarnigione
sé medesimo il suo miglior adepto
andava cantilenando a volte
a volte stizzosamente insultando
il tono macabro inconfondibile.
Vuoi uno schiaffo?
Come schiaffo come SBLASH SBASH SBLASH
(rumore dello schiaffo), su di lui chinato,
con la sua bella faccia da uomo – sul catino –
attendendo la necessaria accumulazione
di energia negativa, per potersi,
in risposta,
AVVENTARSI CONTRO.
Aveva alcuni miti prediletti: il più
amato: la miseria. Se lo ricostruiva in ogni
“dove” dissero, con enorme pazienza.
Aspirazione profonda; fondamental desire:
to be rich. Forse ciò nascondeva il mal
celato desiderio a un potere innominabile,
di-per-certo-ciò-trascinava-con-sé
un sentimento di netta supremazia e
superiorità visibile solo agli attenti lettori
di anime,
ahi, accuso! j’accuse! ella gridò.
Piombando a ridosso, quasi a cavallo
di quelle due ali magiche in codesto
castello ideale così benevolmente ricostruito,
i suoi parametri fallivano scomparsi.
(di un lurido luogo di cui lamentarsi e su cui
puntare il dito)
permettendoglielo, ma in quell’alone
delle due candide ali, per quanto semi-interrate
gli era con evidenza precluso e certo negato
guardandosi allo specchio si arrese, proprio
quello, proprio quello, e questa volta
non si rifiutò, non vietò al suo corpo alla
sua mente anche ai suoi movimenti di esprimere
la loro malcelata costrizione, anzi, disse
sia.
Dal che, essa si prodigò ad iniziare la
DISTRUZIONE.
DISSE: “ridursi a stoppare un segno di cambiamento
quando si presenta quasi spontaneo
e ri-vangare la terra
dentro il tappeto (sintetico) di un new york
grattacielo”
DISSE: “ridursi a rappresentare la miseria
come unico indice di sicurezza
a relazione col mondo codice in uso
ai 3/4 (tre quarti) dell’intera popolazione”
EHI? BABY?!!!
TI HO PRESTATO DUE (2) ALI D’ORO IN UN
WAGON LITS?!!! YOU REMEMBER?!!
108
YOU RE-MEM-BE-RRRR?!!!
E tu l’hai capo-volto in
: UNA POZZA
: UNO STAGNO
: UNA VASCA COLMA D’ACQUA
NAUSEABONDA
tu-tun-tu-tun-tu
tun-tu-tun-tutun-tu
tun… ecc.
B.A.S.T.A.!!! ebbe il coraggio di gridare a
questo punto.
“Lui poi era comunque un caso difficile.
anche essere triste e focoso, anche colui
che fa risorgere che tira i conti, che gli tocca
l’indice di qualcosa che già è, ma solo
è in grado di raggiungere, rimasto emblema,
volendo rimanere nell’ambito del mito,
il suo edipo gli restava incollato,
Giano senza specchio, alter anonimo,
a mente l’occhio rifletteva i contorni bui,
di una sagoma, chi era?
Tutte le paure che ti riguardano sono
riconoscibili, ma non pietà,
nell’eden prima di lilith era così, e
questa è l’irraggiungibile dimensione
dell’immaginario.
Dopo averlo chiuso come un uccello
volevano indicargli qualcosa?
Non si riebbe
in quel labirinto
non giunse mai
a rintracciare sé stesso
né l’immagine di colei
che aveva veramente amato.”
(RUBAVA LE ORE DI LUCE PER
IMPRIMERSENE BENE IL RICORDO.)
Il tempo divenne materia di granito
viveva in un universo solido.
DON’T WORRY BABY!!!
Se anche cadesse velocemente su di me
stella infuocata non desisterei e
quando la putrefactio è finita, è finita.
Dove busso, pensa dove?
Io temo per la mia misericordia, la mai
dichiarata debolezza uscirà come
un serpente nei sogni. oh, gustav, non
mi hai mandato anfetamina né malattie né insonnia
né amore mai placato,
ma certezze certezze certezze.
Si vedeva chiaramente in una certa congiunzione
astrologica: marte congiunto al M.C. congiunto
alla luna congiunta a urano, dove la luna
sta chiusa appunto fra marte e urano in
decima casa, cosicché
NE AVEVANO PARLATO A LUNGO, LEI E G.
CONTINUAVA A CHIEDERE AIUTO A TUTTI.
AVEVA BISOGNO DI TUTTI.
“vattene” le disse. L’immensa cloaca
che ha contenuto i miei progetti
è defluita al mare.
Senza più vestiti né maschere,
il corpo si avviava al suo abitacolo,
proiettando una luce opaca
che si sarebbe vivificata nel tempo.
(come fiamme alcuni ardevano verso il cielo).
QUELLA VOLTA FU PIÙ DIFFCILE, PER NON
DIRE IMPOSSIBILE, PROIETTARE
come freccia bolla di sapone soffio di vetro
(lo vide in una vetreria a Savona gonfiarsi
il torace di aria nei polmoni) FINO A
SCOPPIARE con la cannuccia fra le guance,
APOTEKE: “prego, un’ampoule De Lagrange”
i francesi dicono: “un’ampoule de maxiton
fort”, una certa droga diabolica di 350 anfé,
con cui, après la chute, sali mezz’ora,
hai tempo di intervistare i cherubini,
come quello: … certo Benito G. mexicano
e poeta finito a colpi di shock electro
anche! terapy in Tangier, anno 71…
come quello: … sbattuto a Baltimora
lontano almeno 550 miglia in altezza…
disse: “HIGHT!” c’est pas le moment:
CO PEN GA MEN… my friends, please…
come quello:… certo Gian Pio T. modenese,
finito a colpi di shock electro anche
terapy a Reggio Emilia anno 71…
INFINE, come quella volta, he need help,
PROIETTARE, partorito dalla mente, il
SAMURAY, la sua splendente fiammeggiante
scimitarra alla mano,
sospeso in sfera vuota e incolore
SOTTO DI LUI CADEVANO SCRICCHIOLANDO
LE OSSA A BRANDELLI SENZA VOLTO E
VUOTO ATTORNO MOSTRI TRASPARENTI E
INVISIBILI
EPPURE SCHIZZI DI SANGUE BIANCO
(i miei mi avevano accerchiato)
UNA GRANDE SCIMITARRA CHE VOLAVA
NEL DESERTO
ROTEAVA VOLTEGGIAVA NELL’ARIA
(contro i pensieri)
“E IO POCO DOPO ERO SALVA” seven days.
Occorreva uno schermo ai potenti schemi della
memoria, solo allora lo riprodusse
come molle cera come creta appena modellata
come energia che ha preso forma colando,
il samuray sbalzato in una sfera della mente
sostenuto dritto in avanti
per la lotta titanica gigantica
proiezione solida dunque, cemento di salvezza,
tramite medium disco volante opportuno,
AVEVO VINTO ALLORA, e io con lui.
Voltata di spalle, donna con il ventre pieno,
emanava calma e silenzio,
aveva sussurrato nella penombra di una foresta:
“Un’ora fa alla fonte, la sua prima
dichiarazione d’amore.”
“Che tempo fa?” soggiunse, c’era la
primavera, ma già alti papaveri rosso cupi
s’erano aperti, l’alito caldo dell’estate
frantumava i vetri invadendo di febbre gli
elementi. Non ci mise molto, l’incendio, a
divampare, le scintille si placavano in un lago.
Cominciarono a canticchiare a quel punto,
una melodia assai dolce che si mescolava al
languore dell’aria estiva, mentre il tramestio
delle onde si aggiungeva a quei suoni e a
quei canti. Nella generale dolcezza che pareva non
mirare a nulla, essa, portata da un cavallo
bianco apparve rosea e nuda, nelle braccia
del mattino.
Il soldato, perché tale era opportuno sentirsi
in quel momento, ebbe di colpo su di sé
la fatica del combattimento, e la dura
mancanza di donna sopportata, e aspramente
gli si drizzò, mentre con
noncuranza, come senza volere, la bianca dama
apriva leggermente le cosce scendendo da
cavallo.