Myra Jara Toledo, La distruzione è bianca

da | Mar 24, 2020

Sette poesie da La distruzione è bianca di Myra Jara Toledo, a cura di Carlo Bordini, “Siglo Presente – poesia” collana diretta da Matteo Lefèvre, Edizioni Ensemble, 2019. Alcuni di questi testi erano stati pubblicati negli anni passati nella nostra rubrica “Officina Poesia”.

 

a Carlo Bordini

penso a una donna che bacia un uomo
l’uomo è un vecchio alto e massiccio
nella sua barba bianca ho depositato farfalle pure
queste farfalle hanno piedi di acqua, pelle di acqua, ossa di fiamma
in queste farfalle esistono menti identiche alla mia mente
la stessa sensualità con cui accarezzo la pelle dei pesci
la stessa inclinazione ad accarezzare piante, vecchi

le farfalle dentro la sua barba sono piccoli petali strani
quando non resisto al dolore dei miei muscoli
imploro misticamente
dai a questa bella farfalla
la forza di volare davanti a me

vedo il volo fragile, freddo della piccola creatura
do gocce d’acqua alla sua piccola bocca

queste farfalle soavi
resistono al trascorrere del tempo senza volontà
non sono nate per essere forti
stanno qui, dentro la barba di un uomo vecchio
non so dove farle vivere

*

La mia magrezza esiste al posto dell’assenza
è in questo caso migliore della fame
la fame si muove nei tunnel
il suo padrone è l’uomo ossessivo
ha denaro e conserva i suoi tunnel
mi affitta i suoi tunnel
arriveranno le infermiere a lavarmi la bocca
è brutale condividere il mondo

quando ero bambina guardavo le serve vecchie che camminavano
donne che ora sicuramente sono morte
una morte così non l’avrò
di loro posso copiare solamente la masticazione
non ho nulla di esse, sono migliori di me

quando ero bambina disprezzavo la solitudine volgare
della gente che stava nella mia casa
conoscevo a ogni modo alcune persone che mi piacevano
gente povera che non mi parlava
ricordo il figlio della mia domestica
mi baciava le gambe e si eccitava
io lo umiliavo un poco ma gli davo piacere
lui mi dava spazio e un senso di crisi

in Germania baciai vari uomini poveri
uno lavorava per gli arabi con il pane
era un uomo sensuale con cui mi piaceva andare a letto,
smettere di baciarlo mi dava dolore
mi piace il dolore che lasciano gli uomini umili
è il dolore dei bus che viaggiano da una città all’altra,
eternamente

gli uomini li lavano di notte
mio padre mi lavava di notte come fanno questi guidatori
coi loro camion
mi lasciava splendente e magra

Io lo mutilo
la morte dell’uomo ossessivo sarà oscena
morirà come una vacca (la morte spaventosa delle bestie da soma)
mutilerò questa morte
creerò una fossa nel sistema cerebrale dell’uomo ossessivo
questa fossa è la base della mia ingenua capacità mentale
e in questo senso è commovente

*

Io sono tua come uno dei due fiori del cotone
e lei è anche tua
e tu meriti di sapere che tu sei tutta la pianta
le radici, i pilastri e i rami
mentre lei e io ci dondoliamo nell’aria
e ogni fiore pensa e si piega verso il cielo

*

Io allora non sapevo cos’era esattamente la morte
Sentivo dire che qualche zio moriva
che qualcuno era morto
che nell’ospedale qualcuno era morto quella notte
Vedevo sempre auto splendide, donne soavi
quando c’era una morte
Vedevo che le morti facevano sfilare queste auto nere per la strada
come uomini giovani che corrono in smoking sui ponti
La morte mi piaceva
Mi piaceva quando sentivo che qualcuno moriva
Allora una domestica mi vestiva di nero, mi vestiva da adulta
La gente si allontana dai bambini quando c’è un morto
A quell’epoca non potevo entrare all’ospedale e all’obitorio
Rimanevo fuori, con una domestica stanca, a cui era proibito toccarmi
La vedevo mangiare una caramella, ingrassare
Mi allontanavo da lei
E giocavo, con le mani, alla morte
E simultaneamente, con la mente, alla bellezza

*

mi interessano le immagini che mi arrivano e partono da me
e tutto quello che gira intorno a me
ha la luce dei miei occhi
tutto ciò che mi commuove
ha impregnata la luce di me,
il movimento è bianco
la distruzione è bianca

*

Roma, che odio e amo. Il mio letto, che odio e amo e salvo. Devo salvare il mio sogno, proteggerlo dalla banalità. Devo lanciarmi dalla finestra e volare sopra Roma, fermarmi sui tetti delle chiese, essere una scultura pallida e sofferente e intoccabile. Sono meravigliosa perché ho un sogno lunghissimo e passo la vita dormendo. Ti amo, Roma, città ignorante e sessuale. Roma divora tutto dentro un profondo pozzo di cattiveria, che è bellissimo, necessario.

*

a Rossella Or

Non c’è niente di più bello di una donna che lava un bicchiere
Vi versa acqua fredda e la addolcisce con miele
Per una donna più grande invitata alla sua casa

Non c’è niente di più bello dell’acqua fredda che vede una donna
Scorrere e riempire
Il bicchiere di vetro che sta nella sua mano

 

Immagine: Kara Walker.