La fobia dei numeri

da | Gen 23, 2024

Alcune poesie della poetessa ucraina Ljudmyla Djadčenko, nella traduzione di Paolo Galvagni, dalla raccolta “La fobia dei numeri”, uscita nel 2023 per Interno Poesia.

 

un libro di kafka supporta l’assurdo delle ultime settimane
bicchieri di vino supportano la festa di ieri
un po’ gravoso guardare negli occhi la verità e l’invenzione letteraria
e la nostra storia è come una coperta sgualcita al mattino

“al futuro” dici sollevando la mano e salutando la finestra
alla quale sono quadrati ed ellissi della vastità e del mutismo
e i raggi X dell’anima non mostrano come mai abbia la pelle d’oca
ormai da tanti anni di seguito
puoi intuirlo – sei intelligente – tu

che le occorre? perché non si posa facilmente su finestre e coperte?
perché ripone nella nebbia remi asciutti altrui?
la prospettiva vola via dagli occhi come un famelico uccello dalle mani…
cosicché domani non ci sarà né il silenzio né kafka né un uccello…

 

*

la fobia dei numeri. il coro di storielle postate
stringe gravemente il profilo della mia malinconia
scriverai anche di come parlano i becchi delle cicogne
io – del duro lavoro di baba jaga (1)
la fobia dei numeri che da domani come nebbia penzoleranno:
allusione della vita al tempo che va in secca
in silenzio li guardo – spavento vicendevole
preparo il letto con indosso una camicetta di lino
lanciare un urlo perché sia molto più la paura
e accettare docilmente i nidi dei miei anni
agli uccelli sulle finestre una mano sbriciolerà il pane
con fiducia: al mattino mi desterà il loro canto

 

*

capitano
vedo la terra alla nostra àncora
vedo una città non senza mura ma senza torre
dove i locali – pavoni per il pranzo battono la marcia
dai palazzoni gli arcangeli guardano di nascosto
controllando tutto con le tavole della legge
affondando nella CO2 col volto beato
capitano
questa capitale punge così forte
che mi strappa il cappello. anzi il tetto.
ormai allo stremo per quanto ho visto nel cannocchiale
ansimando per la mestizia che soffoca la gola con le mani…
capitano date il comando io scendo
capitano
fatemi scendere. desidero questa terra

 

*

le gru non urlavano. silenti. il silenzio fa male non un’ora sola
il dolore è dolore. stringe i denti. ti travolgerà come un kamaz (2)
la morte è quando sei una persona in meno
irrevocabilmente. d’improvviso.
da sei battezzato/sei cresciuto… alla diretta di calcio che chiama
quando solo l’orario sportivo dice: sono cambiate le date
la morte è ciò che accade agli altri. ma si
accosta a te per ricordare
aprirai la mano. farai cenno a conversazioni disciolte
ci sono foglie gialle. c’è il vento, pittore come te
ma ormai sei una persona in meno
e non aggiungerai nulla a nessun altro.

 

*

non credergli. e se ha giurato – credigli ancor meno
come ai cervi bianchi all’unicorno o allo yeti
la vita dopo il tradimento – è un melograno spezzato. perché lui voleva
un paio di semi. la memoria lascia fotoni di ritratti
non temere di ricordare. pur di non nascondere
sotto la lingua il tuo ingenuo linguaggio amoroso
la paura è l’eredità della debolezza. superstizione di gioventù
la paura è il clima invernale
non chiedere nulla le tue voci tremolanti
in questo fragore si spezzano come sulla ghisa. c’è
la vita con chi hai. a Dio non chiedere altro
Egli piccola non ti sente ancora

 

*

come chiamare una galera e chi batterà i remi?
chi prenderà le onde sulle spalle riarse? le alghe sui denti?
il navigatore GPS calpesta la strada coi talloni altrui:
cioè la bussola è affondata e si è tirata per i capelli (3)
a ottobre nuotare aggrapparsi dolcemente fino al ponte della nave
chiedere direttamente al mare: quale oceano ci divorerà?
e senza curiosità o evidente spavento
tracciare mappe per il nulla come un malfattore il suo piano
un paio di abili mani afferra il pesce con l’esca
riconoscendo dal morso il sejm (4) il tigri o il ponto
così una persona – da come guarda davanti, oltre l’anima e il corpo
dov’è un solo orizzonte. orizzonte. orizzonte

 

 

NOTE:

(1) Personaggio del folklore slavo: mostruosa vecchietta dotata di poteri magici.

(2) Autocarro di una casa produttrice prima sovietica, poi russa.

(3) Rimando al Barone di Münchhausen: riesce a tirarsi fuori da una pozza di fango
tirandosi per i capelli.

(4) Fiume che scorre tra Russia occidentale e Ucraina (bacino del Dnipro).