La fame è tutto. Tutto è fame

da | Mar 12, 2022

Nove poesie di Wolf Wondratschek nella traduzione inedita dal tedesco di Cristina Vezzaro. 

 

Leggi Čechov, figlio mio.
Non che ne sappia più di tutti noi,
ma ha più pazienza con gli esseri umani,
più di quanto umanamente possibile, con le donne
e le ragazze giovani, che sono tutte infelici,
con i vecchi, che hanno mal di testa, gli sciocchi,
che ridono volentieri, i giovani poeti, che si sparano.
Li fa bere grappa e, se lo vogliono, piangere.
Eppure, tutto lo strazio in Terra non sembra inquietarlo
oltre, il che fa bene. E quanto fa bene il suo sorriso,
che a te, dopo che hai chiuso il libro,
rimarrà a lungo in mente, talvolta,
ne sono certo, per sempre.

 

*

VENEZIA

Come aveva detto la donna?
Amo Venezia, lì tutto è come me, vecchio e stanco,
l’acqua, la luce, i vecchi maestri che l’hanno dipinta.
Perfino il sole è vecchio e stanco, le pietre, tutto
ciò che un tempo fu. Chi avrebbe pietà di Venezia?

Lei l’aveva avuta,
tanta quanta può averne una donna.
Era stata ammirata, era stata amata,
era cresciuta e avvizzita.

Aveva sentito gli uomini cantare nel sonno.
Non si erano mai avvicinati oltre al miracolo di essere uomini.
A lei che ne era venuto? Gli anni erano passati.
Tutto ciò che aveva detto, tutto ciò
a cui aveva creduto era finito.
Ora portava, come fosse morta, degli occhiali da sole.
Faceva ciò che poteva. Fumava.

Era ancora bello, il modo in cui teneva la sigaretta.
Avrebbe potuto essere ovunque, ma poi era stata Venezia,
quell’ultima bella menzogna.

Dai soldi a un uomo, disse,
e canterà una canzone per te.

 

*

A good day to die, disse lei.
Quando eravamo innamorati, sapevamo farlo.

 

*

La fame è tutto. Tutto è fame.
La fame è la croce sull’altare,
il verso che balla, il dolore che ci ha partoriti.
Disturba la notte, che si lamenta, senza un rumore.
La fame si corica tra sposo e sposa.
Rivolta la terra, carica gli orologi.
Gli spettri spirano a casa.
Non spira vento. Piange chi può,
e resta solo, resta lontano da tutto,
chi era donna o uomo.

 

*

COSA SANNO I PARRUCCHIERI

Disse al suo parrucchiere:
Faccia di me una persona nuova!

Lo sente ogni giorno da ognuna delle sue clienti.
E non si è mai sottratto a quel desiderio.
E così accadde. Via i boccoli!
E gambe all’aria per un futuro migliore! E occhi chiusi!
Lei è come me, pensa il parrucchiere, che reagisce con
umorismo ai matrimoni falliti e in frigorifero non ha
che il migliore degli champagne.

Quando lei riaprì gli occhi, la bottiglia era vuota
e lo specchio, che guardava, sparito. A
terra giaceva, intrecciata, la sua vita.

 

*

La piccola chiesa romanica,
più piccola del vescovo davanti alla porta
a cui ho dato di nascosto due soldi.
Tranne il Crocifisso, non c’era nessuno.
C’era luce, non molta. E un mucchio di
silenzio, dopo che il vescovo se ne fu andato.
Un asino ragliò al mezzodì.
Ti scriverei una lettera.
Ti pregherei di esserci.
Ti prego, di’: io ci sono.

 

*

Sono, e non ho mai voluto esserlo, felice.
L’amore ha posato ai miei piedi donne tra
le più sagge e belle, che oggi sono vecchie
come i miei giorni e le mie notti. Una è rimasta,
saggia e bella nei pressi della mia morte.

 

*

IN RICORDO DI UN AMICO

Non sappiamo niente, non molto.
Lui, del pianto dell’amore,
sa più di noi. Una canzone che uno
da solo canta, sa di più.
Un uomo che si ubriaca vuole
dimenticare ciò che sa. E se non è
nulla, ciò che sa, anche quello.

Il vento, ha detto lei, sa tutto.
Dice cose così. Per questo non si è messo
a litigare. Magari aveva ragione.
Le donne sono così, che hanno ragione. Non
l’ha scoperto cos’era, quando si ama.
Deve, così pensa, esserci un centro,
il centro di tutto, come nelle donne
c’è qualcosa al centro.

 

*

PASOLINI

Lui sa tutto.
Pensa. Dubita. Ma sa tutto.
Sa più di quanto sappia il cielo.
E, per ciò che sa, farebbe tutto.

Indossa una camicia fresca, si annoda
la cravatta – e lo fa.
Lancia l’uccello che ha in mano
nel fuoco, prende la telecamera e filma,
come chiunque, lo voglia o meno, capisce:

l’animale, che con le sue ali attizza
sempre più il fuoco in cui brucia.

Scrittore, poeta, sceneggiatore, nato a Rudolstadt nel 1943, cavalca dagli anni ’60 la scena letteraria internazionale, in cui è noto come esponente della Beat Generation tedesca. Dal primo romanzo del 1969 si è affermato come figura innovativa per la sua tecnica letteraria ispirata al cinema in cui combina prosa corrosiva e laconica ironia. Vicino ai movimenti di protesta degli anni ’70, famoso per le raccolte di poesie dove i toni della musica rock si legano ai temi della cultura pop, la sua produzione cinquantennale ‒ che comprende anche racconti, reportage e radiodrammi ‒ alterna critica sociale, intimismo e ritratti di artisti. Attualmente vive a Vienna.