Il profilo del Rosa

da | Apr 13, 2023

“Il profilo del Rosa” di Franco Buffoni, uscito per ‘Lo Specchio’ Mondadori nel 2000, viene ripubblicato nella collana ‘Vega’ di Luigi Pellegrini Editore, a cura di Tiziano Broggiato, con una postfazione di Guido Mazzoni. Di seguito cinque poesie.

 

Come un polittico che si apre
E dentro c’è la storia
Ma si apre ogni tanto
Solo nelle occasioni,
Fuori invece è monocromo
Grigio per tutti i giorni,
La sensazione di non essere più in grado,
Di non sapere più ricordare
Contemporaneamente
Tutta la sua esistenza,
Come la storia che c’è dentro il polittico
E non si vede,
Gli dava l’affanno del non-essere stato
Quando invece sapeva era stato,
Del non avere letto o mai avuto.
La sensazione insomma di star per cominciare
A non ricordare più tutto come prima,
Mentre il vento capriccioso
Corteggiava come amante
I pioppi giovani
Fino a farli fremere.

 

*

Che bella la carezza a un prato
Lago d’orta di tutte le valganne,
Il vento si infilava unendo
Foglie gialle aperte e foglie verdi a uncino.
La mattina aveva fatto un gradino
Nella terra delle piante,
Una schiena di terra di legno e il pezzo di faccia
Lasciato cadere tra le superfici del lago.
Il vento nelle file di piante diverse tra loro
Era un periodo che vedeva insieme
Alle strisce nere dell’acqua,
Ma erano solo i momenti
Di quando imparava a fumare,
Il riflesso acceso sulla spina dorsale
Del gatto. Perché si tagliasse le guance
Si radesse, la domenica per mano al padre bianco
In vita e morte di contadino di lago
Era quello l’andare rabbioso.

 

*

L’aria passava la finestra e andava via
Dal sacco di pelle e le carte
Di Rebora a Stresa nella cella
Bizzarrie equilibrate, una lampada
Da scrittura un’implosione, cono d’ombra
Di ombra e di schermo. E alla radio
Felicetta speaker piemontese. Se la parola
Più appropriata fosse voglia. O necessità,
Addomesticando l’acqua e le sue dita
Sul movimento della collina adulta.
Di quando il monte rosa si sarà appianato.

 

*

Poi che ti volgi e guardi
La Svizzera, dallo scoglio del Forte d’Orino
Tra il Sacro Monte e il Martica.
Sei salito dal Campo dei Fiori
Lungo il sentiero ampio tra gli abeti
E abilmente chiedi perché
La strada sia tanto incavata:
Non certamente così si schiudeva la roccia.

Ma per questa valle oggi tanto
Trapassata dai ripetitori
Base delle private
Si attendeva l’attacco imperiale…

Kakania dici ridi
Fu il pericolo dei nonni.
E nel diciassette i nonni belli
Portarono il selciato e le lanterne coi muli
Le cisterne d’acqua per il forte
Su al bivacco.

Vedi ora lontana quella piega del suolo
La collina di felci e il passamano:
Fu la guerra di posizione tra le alpi
Il momento di minaccia dalla Svizzera.
I comandi temevano a tenaglia
Che Milano fosse chiusa tra due fronti
E difesero il Ticino qui a Varese
Dall’attacco che non venne.

Non guardare i tobleroni di frontiera,
Guarda il recinto di garitte
La criniera di pietra su Lugano:
Si presero così questa montagna
Per due inverni coi picconi ferendo
L’ultimo orso.

 

*

Tecniche di indagine criminale
Ti vanno – Oetzi – applicando ai capelli
Gli analisti del Bundeskriminalamt di Wiesbaden.
Dopo cinquanta secoli di quiete
Nella ghiacciaia di Similaun
Di te si studia il messaggio genetico
E si analizzano i resti dei vestiti,
Quattro pelli imbottite di erbe
Che stringevi alla trachea nella tormenta.
Eri bruno, cominciavi a soffrire
Di un principio di artrosi
Nel tremiladuecento avanti Cristo
Avevi trentacinque anni.
Vorrei salvarti in tenda
Regalarti un po’ di caldo
E tè e biscotti.

Dicono che forse eri bandito,
E a Monaco si lavora
Sui parassiti che ti portavi addosso,
E che nel retto ritenevi sperma:
Sei a Munster
E nei laboratori IBM di Magonza
Per le analisi di chimica organica.
Ti rivedo col triangolo rosa
Dietro il filo spinato.