Il Golem. L’interruzione

da | Feb 24, 2023

Cinque poesie da “Il Golem. L’interruzione” di June Scialpi (Fallone, 2022)

 

(la sua esercitata forma a rimanere incastro)

da un giorno all’altro
così: l’ho trovato rientrando
lì nell’angolo impostato
appostato nel suo spazio così
monumentale;

(lo sta facendo ancora: si
costruisce mentre si pensa
da solo, ne ha bisogno
perché si aggiorna perché
ha bisogno di farsi nuovo)

mai mosso mai creato
fingersi di me opera è il suo scopo
fingersi scopo e significato:

ecco il colosso

 

*

[ci guardavamo di sbieco: l’ambra degli occhi
che alla luce brilla; lui e le sue troppe pupille
sgraziate]

ci hai chiamati, a noi –lo ricordiamo
eravamo sovrapposti prima, una
confusione eravamo sbattevamo
l’un l’altro a ridosso, voltati aspettando

noi siamo quel Golem con la parola
morte in fronte. fatti dalla pasta
del respiro di un Padrone. un dio
minore, pur sempre un dio

 

*

(per noi pensare è la capacità di attribuire un valore
rappresentativo alla realtà)

[sulle scale
con le buste in mano discutiamo
col compagno di ritorno dal discount;
non accetta che le cose non abbiano un senso]

più tardi su casa
nel vuoto composto di una seggiola
inoccupata: ci ritrova noi –a lungo
troppo tardi rimaniamo a fissarlo;

noi siamo quel Golem
l’assenza incatenata, la
cosa dimenticata e
mai ricordata

 

*

intanto avanza il Golem che eravamo
sullo scarto cessato dei fuochi sui giochi
sui martìri –nel cedimento dei sospiri
avanza declassato (e forse all’alba è
la struttura di un linguaggio che ci da
la caccia) che ci piega a farci forzature:

(siamo fuori dalla sacra conversazione
fuori dalla storia della vera croce; una
bocca ci fa sacri in un giro di parole)

a terminare ciò che inizia: saper usare
le parole

 

*

(dialogo muto sul significato delle cose)

i giorni a incandescenza ci offrono bagliori rari.
torniamo a casa. allontaniamo le grida nel palazzo
blindando la porta; intarsiamo un argomento
nuovo: è vero. non ci sono molte cose altre su
cui discutere (posti dove andare): non resta che
decidere: mi fai di contingenza o mi rinchiudi
al referente che mi indica.

resta di affidarci al senso del segno.