Guardare /9 – La fuga di Aslan: cinque variazioni

da | Feb 13, 2024

(“Guardare” è una rubrica che propone poesie inedite scritte da ventenni e trentenni e che prova a raccontare il nostro momento storico dal punto di vista del loro immaginario. Questo percorso ci accompagnerà nei prossimi mesi con un’uscita ogni due settimane. Tessera dopo tessera si configurerà un mosaico in cui speriamo emergano interrogativi, chiavi di volta e genealogie di un tempo che muta velocemente, lascia disorientati, ma chiede anche nuove e autentiche forme del guardare. Nella nona uscita cinque inediti di Francesco Ottonello, nato a Cagliari nel 1993.)

 

SE AVESSI UN TEMPO RAPITO

 

Questa volta ho rubato una poesia

tua per farmi odiare di più.

Questa volta ho rubato una poesia

perché niente è rimasto da dire

più della tua gola secca.

Dicevi sboccia un fiore nelle mani di chi

chiuse non ha le intenzioni, l’amore

suo si dilata dentro e il resto vola via.

Così una prova è il freddo di un sentimento

la debolezza di chi fa già ricordo

di noi, di sé e di tutto.

 

*

GAME OVER

 

Sullo schermo di un altro cellulare

c’è un ritratto di te che giace, fisso

io lo accolgo scomporsi nelle trame

dei miei occhi senza più pigmenti

bene ci stava il male torpido, l’isola

adolescente che estuava e svernava,

mai avremmo chiesto stagioni nuove:

poi la richiesta continua del mondo

non ci ha più amalgamato nelle urgenze

delle vie strette – Aslan – solo ti chiedo

in quali oceani alieni estirperemo

ora che tutti i giochi riporrai nelle lastre

con i passaggi da riempire, sempre

con soddisfazioni sottili a perdere

per ritrovarci stinti un tempo che sarà.

 

*

SCHEGGIA DI CRANE

 

Infrangibili e isolati. Colavamo fusi  

insieme in una spietata spada bianca.

Gli estuari della baia nei duri limiti del cielo.

I cavi del nostro sonno prontamente serbati

già pendono, tritata la fine di stelle archiviate

un sorriso congelato senza traccia… quali parole  

per strangolare questo sordo chiaro di luna? Per noi

tutte sono superate. Nessun grido, nessuna spada  

può accelerare o flettere questo cuneo di marea

lenta tirannia della luna, luce di luna amata

cambiata, niente di più simile al mondo.

Mi parli sapendo che non posso toccare la tua mano

guardo anche io in quella fessura del cielo senzadio

dove nulla muta, solo sabbie morte che brillano.

Se non potremo capire del tutto, nella flotta

dei tuoi capelli luminosi mai avevo sognato  

qualcosa senza bandiera come questa pirateria.

Ritrai ora la tua testa, sola e troppo in alto qui

i tuoi occhi già inclinati verso la schiuma alla deriva

il tuo respiro sigillato da fantasmi che non conosco 

ritrai la testa e dormi la lunga strada verso casa

 

*

NON VEDO TE QUANDO CHIUDO GLI OCCHI

 

Si dice che un gelo sotterraneo fa brillare 

ai nuotatori gli occhi smarriti del mattino

avevo aperto gli occhi e non c’erano

i nostri figli: forme e colori sconosciuti

un puntino strambo che cade

come una conchiglia che secerne

le sue leghe pulsanti in monotonia

ora i tuoi occhi premono contro prua

il sole carezzava la pelle, nelle mani la vita

forse poteva quasi non esistere – sarà

nel vortice la nostra tomba, devastato

lo sguardo della foca teso a un paradiso.

 

*

UN MAGMA DENTRO TE

 

Hai varcato un ponte, sei su una landa

Aslan, scorre ma ti parla di rado, quando

si spegne la discussione con il mondo.

Così ho pensato improvvisamente che

in mezzo al nulla ci raggiungessero ancora

dentro i monti le visioni dell’estate, fuochi

sepolti all’orizzonte e fusioni  

perdute delle scorze.