Guardare/ 6 – Alba + Monitor

da | Gen 10, 2024

(“Guardare” è una rubrica che propone poesie inedite scritte da ventenni e trentenni e che prova a raccontare il nostro momento storico dal punto di vista del loro immaginario. Questo percorso ci accompagnerà nei prossimi mesi con un’uscita ogni due settimane. Tessera dopo tessera si configurerà un mosaico in cui speriamo emergano interrogativi, chiavi di volta e genealogie di un tempo che muta velocemente, lascia disorientati, ma chiede anche nuove e autentiche forme del guardare. Nella quinta uscita inediti di Antonio Francesco Perozzi, nato a Vicovaro nel 1994.)

ALBA + MONITOR

In alternativa, la vasca dei dati
biometrici sparsa nell’implicito
affrontarla con l’eleganza di chi risorge.
È irrilevante certificare l’origine o la verità
di questo ricordo in cui assomigliandomi
raggiungo l’IBM catodico, come dice il testo,
eredità di mio padre. Sono le sei,
tutti dormono, e il dato è la consonanza
del loading di Windows con l’alba,
plasma aranciato nell’aria e nel desktop,
meccaniche in opera, fasi sorgive.
Ovvio la scena potrebbe essere assemblaggio
fine di ricerche Google e acquisti in app;
ma l’aura di sfinge delle prime console,
il mistero del limite mai più replicato dai giochi,
è sufficiente acché io ricordi, e soffra.
Al di là di ciò che si può dire
l’episodio del monitor è lì che sgrana
il proprio contorno, si colloca.
Con esso mio malgrado so chi sono.

 

PRIMA PERSONA

Di conseguenza si ammalano
di motion sickness, cefalea, vertigini,
quando indossano i panni dell’eroe,
e la campagna si completa in prima persona,
e la mappa si esplora dagli occhi.
Che situazioni del genere si verifichino
con sessioni prolungate del gioco,
false percezioni di movimento, fragore tra i sistemi
vestibolare e somatosensitivo è un alibi
della medicina. Altro è suggerito
dalla rilevazione dei casi o meglio
dal fulmineo vomito vacuo
che addossa John Price in Modern Warfare,
dalla realtà che d’acchito lo tira agli organi.
Buio salto tra i mondi con corda.
Dall’altra parte: centoventi fps
e fluide simulazioni dell’orrore.
Da questa parte: poco alla volta si oltrepassano.

 

PALE BLUE EYES

Essendosi ultimamente popolate
le alture di turbine eoliche
consideriamo, in macchina,
l’estinzione. Così uno alla vista
delle pale che immacolate
sollevano Melissa dai parchi
si fa un’idea della gloriosa
conclusione della specie
come passaggio bianco delle correnti,
energia per l’energia in campo chiaro.
E con essa si mostra sudicia, finalmente,
l’immensa attività di inchiodarla,
tale energia, in rotori e frighi,
sudicio l’affetto espettorato dallo stereo.
I pallidi blu occhi (che non hai)
scorti nelle piastre dell’altra specie.

 

FORESTA AL NEON

Questa foresta non è reale,
si produce implicitamente
in precise fasi del sonno
a seguito di conflitti inattesi
o lievi ripercussioni del trauma.
In più persone cerchiamo di decifrarla
per criteri simbolici o descrizione:
– emanazione onirica di una perdita;
– aver assunto in sé la storia
letteraria, Ariosto, eccetera;
– desiderio camuffato di un ritorno
alle fiabe selvagge o a casa.

I neon rosacei applicati agli alberi,
poi, e la scia con cui sfiorandoli
si irradiano la notte e i rami,
hanno assunto significati molteplici
in base all’esegeta. Io tra questi
ho particolare sensibilità all’ipotesi
di un mio progetto di superamento
dello stato umano per via elettronica,
o che la natura così agghindata,
la luce artificiale che la perlustra,
al contrario ci spaventi.
Liquido l’opzione di un evento
privato. Il teatro
allestito dalle psichi è generale
e lo vedrete.