Eucariota

da | Ott 6, 2023

Sette poesie da “Eucariota” di Giuseppe Nibali, da poco uscito nella collana “Gialla” di Samuele Editore in collaborazione con pordenonelegge.

 

Io in questo mondo sono nata non altrove
e mordo dove padri in branco lasciano
zampe piume piccole ossa. Beccano i pulli
le poiane per separare le penne caudali
prepararli al volo.

 

*

Allagano la fossa e nella pozza scivolano insieme
prima la vecchia e poi la puerpera, altri le accerchiano
si svolge in questo modo e dopo: i sospiri e gli affondi
alle loro spalle pronunciando parole
il nome dicono del serpente e universo villaggio casa
nella lingua conosciuta.
del serpente portano le pelli dopo nella danza
quando vecchia e nuova donna si trovano
presso il fuoco e dimenticano la terra smossa
la pozza di pece che nel ritmo si dimena.

 

*

Un teschio tiene papà sulla scrivania un teschio di cane
dice che capita che il cane ringhia prova l’attacco,
che lui non ha pazienza dice: e allora prende il
bastone e il cane continua allora prende la pala
e stavolta gli rompe la testa beve il sangue dice
che rende forti e poi gli stacca pure il cranio.
Scherza il papà, fa la mamma, il teschio è di un lupo
passato dalle valli comprato tempo prima e lui
non è come i cani e i gatti che stanno con gli umani il lupo
non ci fa niente se lo ammazziamo.

 

*

Non escono stanno nello sciame
nello stormo di corpi e neutrini e ripetono davanti
alla maestra tra i corridoi la poesia dell’aprile
con le rime e che questa è la vita che hanno
scelto dove viene e si ritira lo stupore. Non usciamo
non tutti siamo umani: questa madre che qui è mia madre
non ha faccia e il padre che qui è mio padre è senza denti
solo alcuni sono umani e stanno retti per ore a leccare
via la terra dai coglioni e dalle zampe, poi si accalcano
uno sull’altro per mangiare e per comprare.
Si affamano, qualcuno è costretto a sopportare
gli inverni con la poca pelliccia che ha tutta al freddo
e altri ancora devono portare stoffe e cibi ma non basta.
in inverno si ammalano hanno febbre polmoniti e pus
nei bronchioli. Spesso si gonfiano fiori dentro di loro.

 

*

Comunicano attraverso il micelio
spesso marciscono e l’albero madre
espande il suo dominio se il giovane è in pericolo
così sappiamo che prima della rete c’era la rete
dentro la casa il chiostro oltre il pozzo
tra i libri di carta che sfogli e ancora prima quando
la via del panificio davanti alla farmacia
e il campanile, il cinema il teatro l’estetista
erano campi di matematica e lingue
aliene fuoriuscite dagli oceani
pluricellulare profumato, spesso blu o rosso acceso
era il mondo.

 

*

Dobbiamo guardarlo bene, soffermarci sui palmi
e sulle linee sopra di essi. Viste le mani la retina
noterà i peli copiosi sulle braccia su fino
all’omero ne è pieno e continuano poi sul petto
coperto dalla cotta. L’eroe non si muova mentre
i nostri futuri tu e io lo esaminano e la lava
si raffredda e s’indura e si fa pietra la terra
in un tempo che è uguale e diverso da ogni tempo
quando la musica si ferma i tamburi tacciono e si aprono
gli occhi della bestia. indossa un copricapo d’ossa
esce dalla tenda forte e bello come Cristo
batte il pugno sopra il cuore una due volte
per partecipare alla specie.

 

*

Uomo nato da donna donna nata da donna
di cenere mista a carbone cospargiti il capo
mentre entri da sola nel bosco. Qui i primi
atti di cannibalismo hai prima rotto il bacino
della compagna poi hai tirato nel sangue la gamba
la coscia si è straziata tra le acacie. Scappa oltre
la linea del buio e più oltre verso la civiltà marcita
che si addentra nel fitto tra i rami e dove auscultano
la corteccia, sentono lo schiocco e la resa dei tronchi
a cadere. Lascia ti dico la gente che muore la città
non dà frutti non incide più i nomi dei suoi morti
sui marmi nemmeno credo si debba provare
una grammatica e lasciarla pascolare tra i frenuli.
Risiedi nel cerchio della mente, spingi il profumo
del niente dentro al petto. Esploderà il cuore
torneranno gli occhi a farsi secchi.