Cose chiuse fuori. Una autobiografia semivera degli anni Dieci (e poco dopo)

da | Giu 5, 2023

Cinque poesie in anteprima dal nuovo libro di Marco Giovenale, “Cosa chiuse fuori”, appena uscito nella collana ‘i domani’ di Aragno.

 

È cosa? (E: come?) È

come nel campo assediato da agnelli
che piangono e brucano tutto bruttando,
fanno il tempo, e il tempo è loro.

Pagina scritta, ma questa ancóra è loro

 

*

… non sa cosa
essere, Pietro, Flora, foglia, elastichino

good sign che taglia il sasso – sogno
orizzontale, beton per miglia
(l’orizzonte schiaccia la terra)

il falcetto di Saturno

 

*

FUORI FUNZIONE

Frail gift, frail giver –


ma non ti fa scrivere il resto
dal freddo alle mani, fuori nemmeno
smette di piovere. Dentro non ci sono
cani, visitatori, solo intenzioni –
un po’ una baracca di pietrame.
Dalle dorature è chiaro
che il complesso della cattedra cristiana
è falso lì, le nervature sbagliano, non tengono,
ma per questo qui convergono dal mondo.
C’è un counter per le conversioni.
Come il bussolotto dove il soldo cade
a illuminare il Seicento verticale,
pale lignee, tubi di convezione.
Domine, in Te lucem
intelligo.

I piedi strisciano verso l’uscita, il suo
dono è stato breve, si scusa
nell’acqua che non ce la fa a cambiare
voce. Il piccolo ventre ha generato
già. Non ha chi lo vendichi, nel vacuo
blu dell’excessus o stellato in volta
confiteor. Just forgive us Lord. «Se bene
intendo» – riposa interdetto.
Dimitte nos… (Dimitte cosa? Come
dice?) …

eco, fine

(diminuendo)

(«oh, intelletto»)

 

*

Fontane, tritoni manierati, photoshop:
nel parco vuoto è fitto di panchine
vuote, a segmenti triti, di vento – logico,
mezzo offeso, fronte strada.
La virgo stacca/salda insieme i file
brevi dei porno, morso morso,
il lavorato, delle ore al buio
nella casamatta. È del custode.

I lunghi papiri ai parenti più a sud,
con impegni in tigrino di spedire
soldi. L’alluminio gela, è la barriera d’acqua,
non è bevuta ai chioschi, alla minuta mini-
fioreria dei fratelli. Le onde le dà
il gruppo elettrogeno per la notte
– sul silenzio procurato nello schermo.

La schiena a Sant’Agnese, il ritratto kitsch
si vara calcato, carico di veli di grafite
– beni esatti. Le dita passano, ripassano

 

*

Del dolore può essere ascoltato. Così qui
possono esserci i lati, i trapezi a grani
i graniti delle scale,
i gerani jingle dei balconi dove
per possesso (della casa, mura
nude, casse con i chiodi) all’infinito
i leoncini litigano, vedi come
li svelle il tempo, che affila
il verso della freccia – quanto
l’ossido che indica.

Un discorso di tengono / non tengono
gli orti sui pendii, terrazze o no,
gli appezzamenti verde polvere di quelle
generazioni prima
quelle della guerra
avanti l’elettronica,
trasmesse cash.

Tradizione. Trading

 

NB: Non è stata sempre rispettata la grafica dell’originale. Ci scusiamo per l’inconveniente.